Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

sabato 11 gennaio 2020

William Laud. Il perseguimento dell'anglicanesimo come "Via Media"

Consigliere di Carlo I, in opposizione con la teologia calvinista e puritana, fu animato sul piano dogmatico da spirito latitudinario; anche nei confronti della Chiesa cattolica evitò di assumere atteggiamenti intransigenti. Promotore di alcune innovazioni in ambito cultuale, il suo tentò di estendere i suoi modelli liturgici non solo all'Inghilterra ma anche alla Scozia.

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William Laud (1573-1645)

Sacerdote (1601), preside del St. John's College di Oxford (1611), nel 1626 divenne vescovo di Bath e di Wells, e nel 1628 vescovo di Londra; personaggio tra i più eminenti nei circoli di corte, dopo l'assunzione al trono di Carlo I fu fatto consigliere privato (1627). Divenuto arcivescovo di Canterbury (1633), con l'appoggio del re introdusse alcuni mutamenti nelle forme del culto (centro del quale divenne la Comunione, non più la predica) e nelle condizioni materiali (attraverso una rigorosa repressione delle irregolarità amministrative) delle Chiese, e cercò d'innalzare il livello morale e intellettuale del clero. L'imposizione, nel 1637, della nuova liturgia alla Chiesa presbiteriana scozzese costituì il primo atto di una politica che, perseguita con intransigenza, doveva condurre Carlo I e Laud, unico confidente ascoltato dal sovrano, alla rovina. La ribellione della Scozia, in difesa della propria libertà religiosa e dell'indipendenza politica, si trasformò nel 1639 in guerra aperta. E la rivolta parlamentare esautorò Laud, che, costretto prima a rifugiarsi a Whitehall, nel dicembre 1640 fu arrestato per ordine del "Parlamento lungo" e rimase nella Torre di Londra per quattro anni. Processato per tradimento (1644), nel gennaio del 1645 fu decapitato.

Tracce di lettura

È verso rivolgendoci all'altare che troviamo il più grande luogo di Dio, Io ribadisco, il più grande, più che nel pulpito. Perché all'altare vengono pronunciate le parole "questo è il mio corpo"; ma nel pulpito "Questa è la mia parola". E senza dubbio, una maggiore riverenza è dovuta al corpo più che alla parola di nostro Signore. - William Laud, Discorso alla Camera stellata (16 giugno 1637)