Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 19 aprile 2024

Filippo Melantone e la vera unità della chiesa

La chiesa luterana fa oggi memoria di Filippo Melantone, nato Philipp Schwartzerdt nel 1497 e morto nel 1560, teologo e riformatore tedesco. Melantone è noto soprattutto per il suo ruolo di collaboratore di Martin Lutero e per la sua influenza sulla Riforma protestante. Melantone studiò a Tubinga e a Lipsia, dove divenne professore di greco nel 1518.
Fu coinvolto attivamente nella Riforma, partecipando alla stesura di documenti teologici fondamentali, come la Confessione di Augusta del 1530, uno dei documenti cardine del luteranesimo.
Oltre al suo lavoro teologico, Melantone fu un importante educatore, contribuendo alla riforma del sistema educativo tedesco. Fondò la scuola protestante di Tubinga e svolse un ruolo fondamentale nella creazione di programmi educativi basati sui principi della Riforma.
Melantone è considerato uno dei principali teologi della Riforma protestante, la cui influenza si estese oltre i confini della Germania, influenzando il pensiero teologico e religioso in tutta Europa. La sua opera teologica e educativa continua a essere studiata e apprezzata ancora oggi.

Tracce di lettura

La chiesa è una e santa sussisterà in perpetuo. Invero la chiesa è l’assemblea dei santi nella quale si insegna l’Evangelo nella sua purezza e si amministrano correttamente i sacramenti. E per la vera unità della chiesa è sufficiente l’accordo sull’insegnamento del Vangelo e sull’amministrazione dei sacramenti. Non è invece necessario che siano ovunque uniformi le tradizioni istituite dagli uomini, cioè i riti o le cerimonie, come dice Paolo: «Una sola fede, un solo battesimo, un solo Dio e padre di tutti...» (Confessione di Augusta, VII)

Fermati 1 minuto. Reciproca assimilazione

Lettura

Giovanni 6,52-59

52 Allora i Giudei si misero a discutere tra di loro: «Come può costui darci la sua carne da mangiare?». 53 Gesù disse: «In verità, in verità vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell'uomo e non bevete il suo sangue, non avrete in voi la vita. 54 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 55 Perché la mia carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda. 56 Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui. 57 Come il Padre, che ha la vita, ha mandato me e io vivo per il Padre, così anche colui che mangia di me vivrà per me. 58 Questo è il pane disceso dal cielo, non come quello che mangiarono i padri vostri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
59 Queste cose disse Gesù, insegnando nella sinagoga a Cafarnao.

Commento

Solo gli adulti competenti nelle Sacre Scritture potevano prendere la parola nella sinagoga e il discorso di Gesù a Cafarnao, quando dal "pane di vita" passa a parlare della necessità di mangiare la sua carne e il suo sangue si fa davvero duro da comprendere. "Allora i giudei si misero a discutere tra di loro " (v. 52). Il verbo greco machomai indica una discussione molto accesa. Le parole di Gesù non suscitano più perplessità ma alimentano una vera e propria lite.

La legge mosaica proibiva di bere sangue o assumere cibo contenente sangue (Gen 9,4; Lev 17,10-14; Dt 12,16). Gli interlocutori di Gesù si mostrano incapaci di andare oltre la prospettiva fisica nell'interpretare le sue parole.

La nostra anima ha bisogno di nutrirsi di Cristo tanto quanto il nostro corpo ha bisogno del cibo ordinario per vivere e restare in salute.

Il passaggio dalla metafora del pane a quella del cibarsi della carne e del sangue di Gesù racchiude la dimensione sacrificale del suo donarsi per noi. Non c'è pane se prima non c'è il chicco di grano che discende nel terreno, muore e fruttifica nella spiga (Gv 12,24).

Nutrirsi della sua carne e bere il suo sangue significa partecipare spiritualmente al sacrificio della croce. Per i giudei l'idea di un Messia crocifisso era inaccettabile (At 17,1-3).

Le parole di Gesù preludono anche alla celebrazione dell'eucaristia, che verrà istituita poco prima della sua passione e mediante la quale il credente può rimanere (gr. meno) in lui: "Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue dimora in me e io in lui" (v. 56); è il realizzarsi di un vincolo di comunione e di reciproca "assimilazione".

La chiave della fede ci apre la porta per dimorare in Cristo (v. 56); in lui possiamo trovare una "casa" dove riposarci dal peregrinare tra le tribolazioni del mondo, rifugiarci quando fuori infuria la tempesta, accogliere i nostri fratelli e sorelle, per condividere la gioia del vangelo.

Preghiera

Tu sei la nostra casa, Signore; aiutaci a ritornare a te ogni volta che ci affatichiamo sulle vie del mondo; affinché possiamo partecipare alla comunione del tuo mistero di salvezza. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona

giovedì 18 aprile 2024

Dizionario della Musica Anglicana. Sally Beamish

Sally Beamish è una rinomata compositrice e violista britannica nata nel 1956. Ha studiato al Royal Northern College of Music e in seguito è diventata membro della Scottish Chamber Orchestra come violista. Ha ottenuto una grande notorietà per le sue composizioni che spaziano da opere orchestrali a pezzi da camera e lavori vocali.

Beamish ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti per il suo lavoro, tra cui il BBC Scottish Symphony Orchestra's NotePad Scheme, il Premio Britten della Royal Philharmonic Society e il Premio Jan van Gilse per il suo concerto per violino e orchestra. La sua musica è stata eseguita in tutto il mondo e ha collaborato con molte delle principali orchestre e direttori.

Oltre alla sua carriera di compositrice, Beamish è stata anche una sostenitrice dell'educazione musicale e ha lavorato come insegnante e mentore per giovani compositori. La sua musica è spesso caratterizzata da una combinazione di melodie accattivanti, ritmi incisivi e una profonda sensibilità emotiva, riflettendo le sue influenze e la sua vasta esperienza musicale.

Le composizioni della Beamish spesso riflettono temi spirituali e offrono un'espressione creativa della sua fede. Tra le sue principali opere di carattere religioso troviamo:

1. "The Singing": Questa opera, composta nel 1999, è una cantata per coro misto, solisti e orchestra. Basata sul testo di Hildegard von Bingen, è stata eseguita in diverse occasioni in tutto il mondo.

2. "St. Bride's Prayer": Questo lavoro, composto nel 2000, è una preghiera per coro a cappella. È stata scritta per la celebrazione del 250º anniversario della chiesa di St. Bride's a Glasgow.

3. "In Sunlight": Questa composizione, del 2008, è una messa per coro e orchestra. È stata eseguita in numerose occasioni in tutto il Regno Unito.

4. "The Mary Suite": Questo lavoro, composto nel 2011, è una suite per coro e orchestra basata sulla vita della Vergine Maria. La suite comprende una serie di movimenti che raccontano la storia della vita di Maria, dalla sua nascita alla sua assunzione.




Fermati 1 minuto. Attiraci a te

Lettura

Giovanni 6,44-51

44 Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato; e io lo risusciterò nell'ultimo giorno. 45 Sta scritto nei profeti: E tutti saranno ammaestrati da Dio. Chiunque ha udito il Padre e ha imparato da lui, viene a me. 46 Non che alcuno abbia visto il Padre, ma solo colui che viene da Dio ha visto il Padre. 47 In verità, in verità vi dico: chi crede ha la vita eterna.
48 Io sono il pane della vita. 49 I vostri padri hanno mangiato la manna nel deserto e sono morti; 50 questo è il pane che discende dal cielo, perché chi ne mangia non muoia. 51 Io sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno e il pane che io darò è la mia carne per la vita del mondo».

Commento

L'iniziativa di andare a Gesù non è nostra ma è suscitata in noi dal Padre. Il verbo "attirare" con cui Gesù indica la chiamata del Padre rievoca la mistica sponsale del libro del profeta Osea e del Cantico dei Cantici: "la attirerò a me, la condurrò nel deserto e parlerò al suo cuore" (Os 2,16); "Attirami dietro a te, corriamo! M'introduca il re nelle sue stanze" (Ct 1,4).

Dio suscita la fede nell'anima non facendole violenza e trascinandola in catene, ma affascinandola come un amante gentile; e poiché non può esservi amore dove non c'è libertà, egli lascia libera l'anima di accoglierlo o di rifiutarlo.

La chiamata universale alla salvezza è annunciata da Gesù con l'affermazione che tutti saranno ammaestrati da Dio, che parafrasa le parole del libro di Isaia "Tutti i tuoi figli saranno discepoli del Signore" (Is 54,13).

Gesù - "colui che viene da Dio" (v. 46) è l'unico che ha visto il Padre (Gv 14,9) e a lui possiamo essere condotti ascoltando il Figlio, sua immagine visibile. Attraverso l'incarnazione, il Logos non solo si rende presente all'uomo ma si fa suo nutrimento. Nel suo donarsi come "pane" Gesù esprime la sua volontà di essere accolto in una comunione totale con noi.

Gesù mostra la differenza tra la manna e il pane di vita che è dispensato nella sua persona. La prima, sebbene venisse dal cielo serviva solo per il sostegno del corpo e non poteva impartire la vita eterna né offrire un nutrimento spirituale. Infatti tutti i padri che mangiarono la manna furono comunque soggetti alla morte. Il pane di vita che è Gesù rappresenta invece il pegno della risurrezione.

L'identificazione da parte di Gesù con il pane vivo disceso dal cielo, e di questo pane con la sua carne allude all'eucaristia. Sebbene il termine usato qui, sarx, carne, sia diverso da quello adoperato nell'ultima cena, soma, corpo, gli equivale nel lessico giovanneo. Il termine "carne" sottolinea maggiormente la realtà concreta del corpo di Gesù, la sua uguaglianza con il nostro corpo, e nel farsi "pane" la possibilità di essere assimilato da noi e, per noi, di essere assimilati da lui nella fede, partecipando della sua eternità.

Preghiera

Attiraci a te, o Dio, facci correre verso le alture della conosceza dei tuoi divini misteri; e ristoraci con il pane di vita, che nutre l'anima e rende incorrutibile il corpo. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona

mercoledì 17 aprile 2024

I 50 anni dell'Alleanza Evangelica Italiana. Una prospettiva storica (Parte III)

Nel 1974 l'Alleanza Evangelica Italiana (AEI) nacque come risposta alla necessità di un organismo unificante nell'evangelismo italiano. Questo avvenimento, benché non direttamente correlato, coincise con il Congresso mondiale per l'evangelizzazione a Losanna, simboleggiando un'atmosfera di rinnovato impegno missionario nel panorama evangelico internazionale. La creazione dell'AEI segnò un passaggio significativo, incarnando una storia più ampia che abbracciava il periodo tra le due guerre mondiali e oltre.

Il rapporto presentato da Franco A. Bono a Losanna sottolineò la necessità di un'organizzazione come l'AEI, sottolineando il bisogno unanime dei partecipanti italiani al congresso. Sebbene non si potessero prendere decisioni organizzative durante l'evento, si decise di continuare il dialogo. L'AEI, in effetti, rifletté la diversità dell'evangelismo italiano, rappresentando un'ampia varietà di correnti evangeliche nel suo primo comitato esecutivo. Questa varietà era normale e rispecchiava le dinamiche globali dell'evangelismo, contrapponendosi alla piattaforma unitaria proposta dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (CEC) e dalla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (FCEI).

La relazione presentata a Losanna analizzò la situazione dell'evangelismo italiano, identificando diverse sfide e opportunità. Si sottolineò la necessità di rafforzare i ministeri esistenti, con un'enfasi sull'evangelizzazione attraverso vari mezzi come libri, stampati, radio, chiesa locale e campagne evangelistiche. Il Sud risultava più evangelizzato del Nord, e si riscontrava una maggiore risposta all'evangelo da parte dei giovani e degli anziani, mentre le persone di mezza età mostravano maggiore resistenza. La mancanza di unità, cooperazione e comunicazione tra gli evangelici italiani era evidente, con una competizione tra operatori che andava contro lo spirito di unità evangelica auspicato. Si evidenziava anche la necessità di formazione, considerando che molti credenti erano autodidatti e privi di una formazione di base.

Il rapporto si concluse con l'impegno a diffondere i materiali e lo spirito di Losanna, indicando che l'AEI nacque come espressione di questo spirito missionario. In definitiva, l'AEI rappresentava un importante passo avanti nell'evangelizzazione italiana, promuovendo l'unità e fornendo risorse per affrontare le sfide dell'evangelismo nel contesto italiano.

(continua)

Fermati 1 minuto. Non solo spettatori

Lettura

Giovanni 6,35-40

35 Gesù rispose: «Io sono il pane della vita; chi viene a me non avrà più fame e chi crede in me non avrà più sete. 36 Vi ho detto però che voi mi avete visto e non credete. 37 Tutto ciò che il Padre mi dà, verrà a me; colui che viene a me, non lo respingerò, 38 perché sono disceso dal cielo non per fare la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato. 39 E questa è la volontà di colui che mi ha mandato, che io non perda nulla di quanto egli mi ha dato, ma lo risusciti nell'ultimo giorno. 40 Questa infatti è la volontà del Padre mio, che chiunque vede il Figlio e crede in lui abbia la vita eterna; io lo risusciterò nell'ultimo giorno».

Commento

Vincere per sempre la fame e la sete è quanto ci promette Gesù presentandosi come il pane di vita donato per noi. Non allude solo ai nostri bisogni corporali, ma all'estinzione di quella brama che infebbra la nostra anima dal primo istante di vita e ci accompagna fino alla morte.

Si tratta della condizione dell'uomo prima della perdita dello stato di vita primigenio, quando poteva pascersi liberamente di ogni frutto del giardino di Eden.

Ma dopo la caduta tutto è sudore della fronte e travaglio del parto; ogni cosa va guadagnata con fatica e sofferenza.

Gesù è disceso dal cielo per riconciliare con il Padre l'uomo e l'intera creazione, deturpata dalla nostra disobedienza. Con lui si inaugura il tempo escatologico, quando gli uomini "Non avranno più fame, né sete, e saranno protetti dal sole cocente e dallʼarsura. Perché lʼAgnello, che sta davanti al trono, sarà il loro pastore e li condurrà alle sorgenti dellʼacqua che dà la vita. E Dio asciugherà dai loro occhi tutte le lacrime" (Ap 7,16-17).

L'agnello che si fa pastore: un paradosso che non riuscirono a comprendere molti di coloro che pure avevano Gesù davanti agli occhi.

Il verbo theoreo non indica il vedere in senso fisico, ma è l'aprire gli occhi interiori al bisogno di Dio, disporsi a "vedere" per credere. 

Sebbene la salvezza sia un dono gratuito di Dio vi è dunque una responsabilità umana nel passare dal vedere al credere, dall'essere semplici "spettatori" del piano di salvezza di Dio al diventare agenti del suo operare mediante la fede.

Siamo stati dati in dono dal Padre al Figlio, per essere risuscitati nell'ultimo giorno. La nostra fiducia nella salvezza, il nostro conforto, trovano il proprio fondamento in Gesù stesso, che si prende cura di quanto il Padre gli ha donato e porta pienamente a compimento la sua volontà.

Credere in Gesù significa credere nella sua promessa di salvezza e ritrovare così anche la fiducia in noi stessi, nonostante i nostri fallimenti e i tentativi di svalutazione del mondo nei nostri confronti. Non importa quante volte siamo caduti. Il vero miracolo è riscoprirci ogni volta di nuovo in piedi. Mite come un agnello è il nostro pastore. Geloso di noi come di un dono prezioso che custodisce con cura. Pane che ci rafforza lungo il cammino.

Preghiera

Rinfranca le nostre anime, Signore, tu che sei pane di vita e sorgente inesauribile di grazia; affinché possiamo camminare verso la mèta della risurrezione. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona