Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

giovedì 14 novembre 2024

La bellezza di Cristo: evangelici e abiti clericali - Parte 2


Il saggio di Fritz Gerald Melodi esamina una prospettiva teologica e pastorale sull'abbigliamento clericale, vedendolo come parte dell’estetica teologica, dove bellezza e simbolismo diventano veicoli di significati spirituali. Nell'estetica cristiana, la bellezza è considerata un riflesso della natura divina, radicata in Dio stesso. Oggetti come l'abbigliamento possono così richiamare la presenza divina, fungendo da "memoria teologica" che orienta l'anima verso il trascendente.

La tradizione protestante ed evangelica, tuttavia, ha teso a privilegiare un approccio razionalista alla fede, emarginando spesso il valore simbolico e sensoriale. Questo squilibrio, secondo alcuni teologi come James K. A. Smith e von Balthasar, riduce il cristianesimo a un'intellettualizzazione della fede, dove verità e morale rischiano di diventare aride senza il supporto della bellezza. La bellezza, infatti, dovrebbe essere "la prima parola" della teologia, poiché capace di rendere verità e bontà attraenti e vivificanti.

Per rimediare a questa riduzione, la teologia della bellezza può portare rinnovamento, permettendo alla fede di coinvolgere l'intera persona, inclusi immaginazione ed emozioni. In particolare, simboli concreti e visivi, come l'abbigliamento clericale, offrono agli evangelici un’opportunità di ripensare il modo in cui incarnano la loro identità e vocazione, rafforzando anche il legame con la Chiesa universale.

Nel contesto evangelico e protestante, l'uso dell'abbigliamento clericale è generalmente considerato una questione di libertà personale, ma oggetti come la stola, il colletto o la croce pettorale rappresentano un legame con la "cattolicità" della chiesa, un elemento universale e storico. Negli ultimi anni, alcune comunità evangeliche, attratte da strategie di crescita "sensibili" alla cultura popolare, hanno adottato stili moderni per attrarre i giovani, spesso a discapito della profondità teologica e liturgica. Questo approccio ha portato a una superficialità che ha spinto alcuni a riscoprire la tradizione cristiana cattolica o ortodossa, cercando una connessione più stabile e radicata nella fede cristiana.

Il ritorno a simboli visivi tradizionali come l'abbigliamento clericale rappresenta per molti evangelici un desiderio di continuità storica, profondità spirituale e un’identità stabile. Questo abbigliamento offre un “linguaggio visivo” che esprime appartenenza a una comunità più ampia e radicata nel tempo. Indossare simboli clericali diventa un atto che testimonia una connessione con la storia della chiesa, riconoscendo una tradizione viva che trascende le mode contemporanee.

La bellezza di Cristo, incarnata nel sacrificio umile, dovrebbe ispirare anche l'uso dell'abbigliamento clericale, riflettendo un’estetica di servizio e non di narcisismo. A questo proposito, vengono proposti tre principi per l'uso dell'abbigliamento clericale tra i ministri evangelici:

1. Semplicità: L’abbigliamento dovrebbe essere sobrio, seguendo la tradizione estetica protestante, orientata alla modestia e alla funzionalità piuttosto che al lusso. Questo approccio vuole trasmettere gravità e umiltà, in linea con la storica sobrietà protestante.
  
2. Servizio: Il clericalismo non deve significare superiorità spirituale, ma rappresentare visivamente la vocazione al servizio. L’abbigliamento è un “uniforme” pastorale, che aiuta i ministri a focalizzarsi sulla propria missione di servizio.

3. Sacro: L’abbigliamento clericale crea uno spazio sacro che aiuta i fedeli a percepire la presenza di Cristo. Attraverso riti e simboli, come la stola o la veste, si facilita un'esperienza spirituale e un senso di continuità nella fede.

In conclusione, l’abbigliamento clericale è più di un aspetto estetico: riflette una dimensione teologica che riporta alla sacramentalità del mondo creato, permettendo di percepire la presenza divina. Indossare simboli clericali può dunque aiutare gli evangelici a riscoprire la profondità spirituale, la sacralità e il legame storico della propria fede, arricchendo l’esperienza religiosa e riavvicinandosi alla tradizione universale della chiesa cristiana.