tag:blogger.com,1999:blog-21119997561316270212024-03-19T03:18:26.032-07:00Il Rev. Dr. Luca Vona, Un evangelico nel Desertosocietasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comBlogger2442125tag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-75352060601833062382024-03-19T03:17:00.000-07:002024-03-19T03:17:46.508-07:00Giuseppe, padre di Gesù secondo la Legge e uomo del silenzio<div style="text-align: justify;">Giuseppe era discendente di David, e il vangelo di Matteo lo definisce sobriamente: «Lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato il Cristo» (Mt 1,16) e «uomo giusto» (Mt 1,19). Egli ebbe il compito di legare Gesù alla discendenza davidica, di riassumere le figure dei patriarchi, che spesso avevano ricevuto in sogno la rivelazione di Dio, e di far ripercorrere al piccolo Gesù il cammino dell'esodo, inserendolo pienamente nella storia di Israele per renderlo erede delle promesse. Uomo del silenzio, Giuseppe apprese nella sua quiete orante, giorno dopo giorno, la volontà del Signore. Dopo il ritorno dall'Egitto, nulla ci è detto a suo riguardo. Un'antica leggenda vuole che egli abbia terminato i suoi giorni in una grande pace, indicando nel figlio Gesù, riconosciuto come Messia, il motivo della sua serenità di fronte alla fine della vita terrena. Per questo motivo, nella tradizione occidentale si cominciò presto a invocarne l'intercessione per ricevere il dono di una buona morte.</div><div style="text-align: justify;">Le chiese bizantine ricordano Giuseppe assieme a David e a Giacomo fratello del Signore nei giorni che seguono il Natale. Nella chiesa copta la sua memoria era celebrata già nel V secolo. In occidente, invece, una vera e propria festa di Giuseppe si sviluppò soltanto in epoca moderna e divenne festa di precetto nel 1621.</div><div style="text-align: justify;">In epoca recente, malgrado il suo inserimento nel Canone romano per volere di papa Giovanni XXIII, la festa di Giuseppe è stata privata della solennità che da poco aveva acquisito, quasi a segnare la discrezione e il silenzio che accompagnano sin dai primi secoli la memoria di colui che fu il padre di Gesù secondo la Legge.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giuseppe dalle labbra chiuse è l'uomo dell'interiore; fa parte di quella coorte di silenziosi per i quali parlare è perdere tempo, è soprattutto tradire l'Intraducibile, l'Ineffabile. Giuseppe dalle labbra chiuse è l'uomo che comincia là dove Giobbe finisce, che nasce con la mano sulla bocca. Ha un senso enorme di Dio, della dismisura del suo Essere e della sua pazzia d'amore.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Dopo il ritorno dall'Egitto, Giuseppe scompare. Credetemi, questa morte, questo transitus del beato Giuseppe non ha nulla di triste. Il suo silenzio è lo stesso di Dio. È riempito dalla forza dell'Amore.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>(L.-A. Lassus, Pregare è una festa)</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWRUJeKG704jKTkn8p0Wytda-Zo1_4izBuR_dmpF77uNeSExEQYWFq8TOxclbIW2W0GyT97GHI6Syvx7NcUsDiml3fiByAMFOiBxOlYhIS5FE2FnIivhadKrm1t5qHsoY7rOClS3vNwU8yQ780RrSQbhnpucX8xNqlup_tsEvoBwTG8olkEpBgWULvwzc" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="500" data-original-width="500" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhWRUJeKG704jKTkn8p0Wytda-Zo1_4izBuR_dmpF77uNeSExEQYWFq8TOxclbIW2W0GyT97GHI6Syvx7NcUsDiml3fiByAMFOiBxOlYhIS5FE2FnIivhadKrm1t5qHsoY7rOClS3vNwU8yQ780RrSQbhnpucX8xNqlup_tsEvoBwTG8olkEpBgWULvwzc" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-6137011912320167262024-03-19T03:00:00.000-07:002024-03-19T03:00:50.154-07:00Fermati 1 minuto. Come spirito sulle acque calme<p style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></p><p style="text-align: justify;"><i>Matteo 1,16-24</i></p><p style="text-align: justify;"><i>16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 17 La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. 18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.</i></p><p style="text-align: justify;"><b>Commento</b></p><p style="text-align: justify;">Un uomo innamorato della sua futura moglie si trova davanti al timore di essere stato tradito. Giuseppe non è solo giusto, osservante della legge del Signore, ma anche misericordioso, poiché non vuole esporre Maria alla pubblica accusa e preferisce allontanarla in segreto, con un divorzio privato. </p><p style="text-align: justify;">Il fidanzamento ebraico era considerato nell'antichità come un moderno matrimonio. Poteva essere sciolto solo con un formale atto di ripudio, in presenza di due testimoni. I fidanzati erano considerati dal punto di vista legale come marito e moglie e sebbene l'unione fisica non fosse stata ancora consumata l'adulterio era punito con la lapidazione. Il modo di comportarsi di Giuseppe ci suggerisce di giudicare con delicatezza e prudenza il nostro prossimo, presupponendo sempre la sua innocenza piuttosto che la colpevolezza, ma ci invita anche ad accogliere quanto di incredibile accade nelle nostre vite. </p><p style="text-align: justify;">Giuseppe viene visitato da Dio mentre "stava pensando a tutte queste cose" (v. 20). Dio rivela la sua volontà a coloro che la ricercano e considerano interiormente i segni della sua presenza. Egli appare nel momento di maggiore quiete, come spirito che si muove sulle acque calme. Così Giuseppe, che custodisce la fiducia in Dio, si convince dell'innocenza di Maria venendo visitato in sogno da un angelo, il cui messaggio sconvolge i suoi piani e ogni aspettativa sul nascituro. Questi sarà chiamato Gesù, ovvero "il Signore salva" e infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Emmanuele (v. 23) - "Dio con noi" - non è il nome proprio di Cristo ma ne descrive perfettamente la natura e l'ufficio: egli è Dio incarnato e solleva la nostra umanità dalla miseria, elevandola alle altezze divine. </p><p style="text-align: justify;">Dio aveva camminato con Israele nel deserto, nella forma di una nube rinfrescante di giorno e luminosa di notte; per questo il suo popolo poteva domandarsi "qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?" (Dt 4,7). Ma con il mistero dell'incarnazione Dio non si fa solo vicino, viene ad abitare la nostra carne, per condurla verso la risurrezione. Ricevuto l'annuncio dell'angelo, Giuseppe si desta dal sonno (v. 24) e fa subito come gli è stato ordinato. Anche noi siamo chiamati a rispondere senza tardare alla volontà del Signore: "Per questo sta scritto: «Svègliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà»" (Ef 5,14).</p><p style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></p><p style="text-align: justify;">Donaci la saggezza, Signore, di discernere la tua volontà tra le pieghe della nostra vita e la grazia per compierla con sollecitudine; affinché la luce di Cristo possa risplendere nel mondo. Amen.</p><p style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFSvq6svHiN25kGE-SP9GkhyphenhyphenX8FPyMtnaXUi8Ufda23d2rgqgz59wGeug8hw0na_lY09VzTSHXlhau96xwiYDw97pC3Jv5VZ4V0wLDN40PdxEbAYOjj2CS2uHGiigi3ZFMWHkEzzpLBj0/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhFSvq6svHiN25kGE-SP9GkhyphenhyphenX8FPyMtnaXUi8Ufda23d2rgqgz59wGeug8hw0na_lY09VzTSHXlhau96xwiYDw97pC3Jv5VZ4V0wLDN40PdxEbAYOjj2CS2uHGiigi3ZFMWHkEzzpLBj0/" width="240" /></a></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-7963778081151560472024-03-18T12:52:00.000-07:002024-03-18T12:52:07.194-07:00Cirillo di Gerusalemme. La Scrittura come fonte della catechesi<div style="text-align: justify;">Il 18 marzo del 386 o del 387 muore a Gerusalemme Cirillo, pastore della chiesa gerosolimitana. Cirillo era nato attorno al 315 nei pressi della Città Santa, e nessuna informazione attendibile ci è giunta riguardo alla sua giovinezza. </div><div style="text-align: justify;">Quel che è certo è che egli fu ordinato presbitero all'età di trent'anni, e che dopo poco più di tre anni, e con un'elezione molto contestata, gli fu affidato il seggio episcopale di Gerusalemme. I dubbi e le maldicenze sulla sua persona lo accompagneranno per tutta la vita, soprattutto per il fatto che i suoi due vescovi consacranti erano filoariani. Ma Cirillo, a dispetto delle umiliazioni patite, maturò, grazie all'ascolto costante delle Scritture, un sensus fidei che lo porterà ad essere uno dei grandi difensori della fede apostolica. Condannato per tre volte all'esilio da imperatori o sinodi arianeggianti, Cirillo fu animato da un sincero spirito di carità e di attenzione per i poveri. Ma soprattutto coltivò un appassionato interesse per l'educazione religiosa dei fedeli. Le sue Catechesi, di schietta ispirazione biblica - sebbene non tutte di certa attribuzione - ne fanno uno dei più grandi annunciatori del vangelo dell'antichità. Non si può infine nascondere un'ombra, che non muta la grandezza dell'esempio che Cirillo ci ha lasciato in molti altri settori. Come altri padri della chiesa, egli non ebbe una piena comprensione del mistero di Israele, e si oppose con toni talmente veementi alla ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, da contribuire in modo significativo a quell'antigiudaismo che soltanto sedici secoli dopo la chiesa comincerà a ricusare.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>La chiesa è detta cattolica perché abbraccia tutti i luoghi dell'universo, da un'estremità all'altra della terra; perché insegna la totalità dello scibile riguardo alle verità necessarie, senza omissione, sulle cose visibili e invisibili, celesti e terrestri; perché ha come referente religioso l'universo degli uomini, capi e sudditi, dotti e indotti, che è chiamata a raggiungere per condurre tutto il genere umano al culto in verità. Essa rende inoltre disponibile un rimedio universale e una cura per ogni sorta di peccato, dell'anima e del corpo, e possiede in sé ogni genere di forza, sia che la si possa esprimere a parole o mediante grazie di ogni sorta. (Cirillo di Gerusalemme, Catechesi 18,23)</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgXDWEawxzypyXUhiRjzc14A5zFRQS1iqVcMPdoNhAR4wfBwIMOTAkvClUiQMOWE-OBX8Zz0JztVbQuLBhZC3qsFryo9ji6xQsj0IUYvD1OigLj9d4IjJtreClxnQpAVA2B2_pF3A-dkdvuwFyhCCismBBjnlZwJHoI-IOgTjnkjblFWCvF_-vUUm3icEQ" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="507" data-original-width="352" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgXDWEawxzypyXUhiRjzc14A5zFRQS1iqVcMPdoNhAR4wfBwIMOTAkvClUiQMOWE-OBX8Zz0JztVbQuLBhZC3qsFryo9ji6xQsj0IUYvD1OigLj9d4IjJtreClxnQpAVA2B2_pF3A-dkdvuwFyhCCismBBjnlZwJHoI-IOgTjnkjblFWCvF_-vUUm3icEQ" width="167" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-67876599836003948262024-03-18T04:11:00.000-07:002024-03-18T04:11:15.489-07:00Fermati 1 minuto. Peccati scritti sulla sabbia<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giovanni 8,1-11</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><div>La legge mosaica (Lv 20,10; Dt 22,22) prescriveva la condanna a morte per l'adultera, mediante lapidazione se si trattava di una vergine fidanzata (Dt 22,23-24). Le prime pietre dovevano essere scagliate dai testimoni (Dt 17,7). </div><div><br /></div><div>La trappola tesa a Gesù dagli scribi e dai farisei in questo episodio narrato dal Vangelo di Giovanni vuole spingerlo a formulare un giudizio di condanna sulla donna, per far venir meno la sua reputazione di predicatore compassionevole e accusarlo di usurpare la funzione di giudice, oppure un giudizio di assoluzione per accusarlo di violare la legge mosaica. </div><div><br /></div><div>Gesù si china per scrivere per terra con un dito, così come Dio si chinò sul monte Sinai per scrivere con il suo dito le tavole della Legge. Con il suo atteggiamento Gesù si mostra sordo alla richiesta dei giudei di pronunciarsi in giudizio e scrivendo per terra è come se volesse prender tempo. Sembra invitarci così a non accusare i nostri fratelli davanti a Dio e a non pronunciare giudizi temerari. </div><div><br /></div><div>Il Signore, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33,11) lascia aperta la possibilità al perdono, non scrivendo i nostri peccati sulla pietra con stilo di ferro, ma sulla sabbia, dove può cancellarli con la sua mano misericordiosa. </div><div><br /></div><div>Secondo il libro del Deuteronomio non potevano eseguire la condanna coloro che avevano partecipato allo stesso peccato. Gesù è l'unico che per la sua infinita purezza di cuore potrebbe scagliare la prima pietra. Così gli scribi e i farisei si allontanano ad uno ad uno, a cominciare dai più anziani, la cui coscienza aveva più peccati da rimproverare. </div><div><br /></div><div>Gesù assolve l'adultera, ma le raccomanda anche di non peccare più. Non ci invita, dunque, ad abbandonare il senso del peccato, ma a rispondere all'amore di Dio con amore, per giungere alla piena maturità spirituale. Questo è il significato della conversione e della penitenza, un percorso di crescita interiore, risanati dalla grazia di Cristo.</div><div><br /></div><div><b>Preghiera</b></div><div><br /></div><div>La tua misericordia, Signore, ci renda tuoi imitatori, affinché possiamo essere pronti al perdono e camminare con i nostri fratelli e sorelle sulla via della santità. Amen.</div><div><br /></div><div>- Rev. Dr. Luca Vona</div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMOKljRxBBvFXJhTF6RG00pnabHhl0pSJObOrN9aXZ7HQxY11KwtzzMrGq3uqR4v77VlZX9sfK7w0a5pthHzYNEwG7dCmCVT_2ish-QJVVv3XRnQ_OzTvjMCeOQwkbPJV4-yieh1TKNUU/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjMOKljRxBBvFXJhTF6RG00pnabHhl0pSJObOrN9aXZ7HQxY11KwtzzMrGq3uqR4v77VlZX9sfK7w0a5pthHzYNEwG7dCmCVT_2ish-QJVVv3XRnQ_OzTvjMCeOQwkbPJV4-yieh1TKNUU/" width="240" /></a></div></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-5755728734539136342024-03-17T02:53:00.000-07:002024-03-17T02:53:02.417-07:00Credere a Gesù e credere in Gesù<div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: center;"><b>COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA QUINTA DOMENICA DI QUARESIMA</b></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><b>Colletta</b></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><i>Ti supplichiamo, Dio Onnipotente, di guardare misericordioso al tuo popolo; affinché possa essere sempre custodito e guidato dalla tua grande bontà, sia nel corpo che nell’anima. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.</i></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><b>Letture</b></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Eb 9,11-15; Gv 8,46-59</div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">L'itinerario quaresimale ci invita a riflettere, nella domenica detta "di Abramo", su colui del quale i fedeli dei tre grandi monoteismi (ebraismo, cristianesimo e islam) si considerano figli. </div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Dio appare ad Abramo quando questi è ormai avanti negli anni, invitandolo a lasciare la regione di Ur e facendogli una triplice promessa: una terra, una discendenza e la benedizione in lui di tutte le famiglie della terra (Gn 12,1-3). Egli diventa così il padre di tutti i credenti e il patriarca di cui i giudei si riconoscono come "stirpe". </div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Dobbiamo guardarci, però, dal porre le fondamenta della nostra religiosità sulla sabbia del “senso di appartenenza”, erroneamente inteso quale garanzia di salvezza; non basta dire “siamo figli di Abramo” (Gv 8,33.53), come non basta dire “siamo cristiani”. Non si tratta semplicemente di credere a Gesù e di professarlo Figlio di Dio, ma di credere in Gesù. </div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Credere in qualcuno è molto di più che credere a qualcuno. Credere in Gesù significa rimetterci completamente a lui, proprio come Abramo, che esultò nella speranza di vedere il giorno di Cristo (Gv 8,56), fu capace di affidarsi incondizionatamente a Dio. Credere in Gesù significa riconoscerlo come il "mediatore della nuova alleanza" (Eb 9,15), che ci ha acquistato la redenzione eterna con il suo sangue. È il sangue di Cristo, richiamato ripetutamente nella Lettera agli Ebrei (Eb 9,12-14) che vivifica la Chiesa e purifica “la nostra coscienza dalle opere morte per servire il Dio vivente!” (Eb 9,14).</div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Abramo fu prima di tutto uomo dell’ascolto, capace di porgere l’orecchio a quanto Dio aveva da dirgli e di mettersi in cammino per obbedire al suo volere. Non così coloro che si contrappongono a Gesù, il quale ammonisce: “Chi è da Dio, ascolta le parole di Dio; perciò voi non le ascoltate, perché non siete da Dio” (Gv 8,47). </div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">Siamo chiamati a metterci in ascolto della parola di Dio, abbandonandoci fiduciosamente a lui; a ricercare il tempo per fare silenzio dentro e fuori di noi, per porre un freno alle “opere morte” e all’attivismo che perde di vista l’orizzonte ultimo delle cose; per lasciare andare le false sicurezze di una religiosità fondata sulla fede nelle nostre azioni e devozioni, più che nell’opera straordinaria e incredibile che Dio può compiere in noi.</div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><br /></div><div style="background-color: white; margin: 0px; position: relative; text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjXOlMsuwjYLeUg-vzyFzwrpDaCUGA9yOL2Civot5izVFA3hgFm2G0UDoBVFi8wfXZF6SHQKofNELga9GDVP2xqJ6iOcbj3zpcMH14PvQdvedNFNZFL59hoVD7nwsAnG6JUmN8me7aPlqJt1sG35vn1KFigIvEfJyq2juD054PgwqIMfgx49p3ZEooz" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEjXOlMsuwjYLeUg-vzyFzwrpDaCUGA9yOL2Civot5izVFA3hgFm2G0UDoBVFi8wfXZF6SHQKofNELga9GDVP2xqJ6iOcbj3zpcMH14PvQdvedNFNZFL59hoVD7nwsAnG6JUmN8me7aPlqJt1sG35vn1KFigIvEfJyq2juD054PgwqIMfgx49p3ZEooz" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-32972912404062993522024-03-16T11:11:00.000-07:002024-03-16T11:15:42.824-07:00Dizionario della Musica Anglicana. Diana Burrell<div style="text-align: justify;">Diana Burrell è una compositrice britannica rinomata per il suo eclettismo e la sua abilità nel fondere tradizioni musicali diverse con una sensibilità contemporanea. Nata nel 1948 a Norwich, in Inghilterra, Burrell ha dimostrato fin da giovane un talento straordinario per la musica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Ha studiato al Royal College of Music di Londra, dove ha approfondito la sua conoscenza della composizione con professori di fama internazionale. La sua formazione classica si è arricchita con una profonda curiosità per la musica folk e per le tradizioni musicali del mondo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La carriera di Burrell è stata caratterizzata da una varietà di esperienze compositive. Ha scritto opere per orchestra, coro, ensemble da camera e solisti, oltre a collaborare con artisti di diversi generi, dal teatro alla danza. La sua musica spesso riflette una profonda connessione con la natura e con temi universali, esplorando la complessità delle emozioni umane e delle esperienze di vita.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Uno dei tratti distintivi del lavoro di Burrell è la sua capacità di mescolare elementi musicali diversi in composizioni ricche e multistrato. Utilizza spesso tecniche compositive innovative e non convenzionali per creare un linguaggio musicale unico e coinvolgente.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tra le sue opere più famose vi è "Requiem" per coro e orchestra, una composizione commovente che ha ricevuto elogi dalla critica e dal pubblico per la sua profondità emotiva. Ha anche composto una serie di lavori per ensemble da camera che esplorano le connessioni tra la musica classica e le tradizioni folkloristiche britanniche.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div>
<div style="text-align: center;"><iframe allow="accelerometer; autoplay; clipboard-write; encrypted-media; gyroscope; picture-in-picture; web-share" allowfullscreen="" frameborder="0" height="157" src="https://www.youtube.com/embed/wSExTrYrLLA" title="Diana Burrell - CREATOR OF THE STARS OF NIGHT" width="280"></iframe></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-71836851321027302132024-03-15T02:55:00.000-07:002024-03-15T02:55:34.512-07:00Fermati 1 minuto. Il suo tempo, il nostro tempo<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giovanni 7,1-30</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>1 Dopo queste cose, Gesù se ne andava per la Galilea, non volendo fare altrettanto in Giudea perché i Giudei cercavano di ucciderlo.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>2 Or la festa dei Giudei, detta delle Capanne, era vicina. 3 Perciò i suoi fratelli gli dissero: «Parti di qua e va' in Giudea, affinché anche i tuoi discepoli vedano le opere che tu fai. 4 Poiché nessuno agisce in segreto quando cerca di essere riconosciuto pubblicamente. Se tu fai queste cose, manifèstati al mondo». 5 Poiché neppure i suoi fratelli credevano in lui. 6 Gesù quindi disse loro: «Il mio tempo non è ancora venuto; il vostro tempo, invece, è sempre pronto. 7 Il mondo non può odiare voi; ma odia me, perché io testimonio di lui che le sue opere sono malvagie. 8 Salite voi alla festa; io non salgo a questa festa, perché il mio tempo non è ancora compiuto». 9 Dette queste cose, rimase in Galilea.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>10 Ma quando i suoi fratelli furono saliti alla festa, allora vi salì anche lui; non palesemente, ma come di nascosto. 11 I Giudei dunque lo cercavano durante la festa, e dicevano: «Dov'è quel tale?» 12 Vi era tra la folla un gran mormorio riguardo a lui. Alcuni dicevano: «È un uomo per bene!» Altri dicevano: «No, anzi, svia la gente!» 13 Nessuno però parlava di lui apertamente, per paura dei Giudei.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>14 Verso la metà della festa, Gesù salì al tempio e si mise a insegnare. 15 Perciò i Giudei si meravigliavano e dicevano: «Come mai conosce le Scritture senza aver fatto studi?» 16 Gesù rispose loro: «La mia dottrina non è mia, ma di colui che mi ha mandato. 17 Se uno vuole fare la volontà di lui, conoscerà se questa dottrina è da Dio o se io parlo di mio. 18 Chi parla di suo cerca la propria gloria; ma chi cerca la gloria di colui che l'ha mandato, è veritiero e non vi è ingiustizia in lui. 19 Mosè non vi ha forse dato la legge? Eppure nessuno di voi mette in pratica la legge! Perché cercate d'uccidermi?» 20 La gente rispose: «Tu hai un demonio! Chi cerca di ucciderti?» 21 Gesù rispose loro: «Un'opera sola ho fatto, e tutti ve ne meravigliate. 22 Mosè vi ha dato la circoncisione (non che venga da Mosè, ma viene dai padri); e voi circoncidete l'uomo in giorno di sabato. 23 Se un uomo riceve la circoncisione di sabato affinché la legge di Mosè non sia violata, vi adirate voi contro di me perché in giorno di sabato ho guarito un uomo tutto intero? 24 Non giudicate secondo l'apparenza, ma giudicate secondo giustizia».</i></div><div style="text-align: justify;"><i>25 Perciò alcuni di Gerusalemme dicevano: «Non è questi colui che cercano di uccidere? 26 Eppure, ecco, egli parla liberamente, e non gli dicono nulla. Che i capi abbiano riconosciuto per davvero che egli è il Cristo? 27 Eppure, costui sappiamo di dov'è; ma quando il Cristo verrà, nessuno saprà di dove egli sia». 28 Gesù dunque, insegnando nel tempio, esclamò: «Voi certamente mi conoscete e sapete di dove sono; però non sono venuto da me, ma colui che mi ha mandato è veritiero, e voi non lo conoscete. 29 Io lo conosco, perché vengo da lui, ed è lui che mi ha mandato». 30 Cercavano perciò di arrestarlo, ma nessuno gli mise le mani addosso, perché l'ora sua non era ancora venuta.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La festa delle capanne aveva inizio il 15 del settimo mese (<i>Tishri</i>) del calendario ebraico (tra settembre e ottobre). In origine era una celebrazione agricola di ringraziamento per il raccolto, in seguito è associata alla permanenza di Israele nel deserto sotto le tende (Lc 23,39-43; Dt 16,13-15). Le persone che vivevano nella aree rurali costruivano piccole capanne in cui dimorare durante la settimana della festa; quelle delle aree urbane costruivano simili strutture nel cortile delle case. La festa era anche caratterizzata dall'accensione di molte luci.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">I fratelli di Gesù menzionati in questo passo evangelico - in numero di quattro secondo Matteo (13,55) e Marco (6,3) - non sono mai presentati come discepoli fin dopo la risurrezione (At 1,4). Poiché Gesù è nato da un parto virginale si tratta di fratellastri.</div><div style="text-align: justify;">La richiesta di una dimostrazione pubblica dei poteri di Gesù da parte dei suoi parenti potrebbe riflettere un'argomentazione giudaica contro l'identificazione cristiana di Gesù come il Messia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella discussione con i suoi fratelli Gesù mostra una contrapposizione tra due diversi tempi. Il termine <i>kairos </i>(v. 6) indica il "tempo opportuno"; qui è sinonimo di ora della morte e risurrezione di Gesù. Il tempo dei fratelli di Gesù "è sempre pronto", sempre opportuno, diversamente da quello di Gesù che è regolato dalla volontà di Dio. Tutta la storia della salvezza è proiettata verso quell'ora suprema in cui Gesù "Prima della festa di Pasqua, sapendo che era giunta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, dopo aver amato i suoi che erano nel mondo, li amò sino alla fine." (Gv 13,1). Con quell'ora dovrà confrontarsi la porzione di tempo che costituisce la nostra personale storia in questo mondo. Dedicando a Cristo il nostro lavoro, la nostra preghiera, la nostra vita, la sua ora diventa la nostra ora ed egli ci guida verso la pienezza della sua gloria.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">A metà della solennità Gesù decide di andare alla festa in incognito (non è ancora il momento dell'ingresso solenne che precederà la sua Passione) e sale al tempio per insegnare; è la prima volta che lo fa a Gerusalemme. Le sue parole creano sorpresa e sconcerto. Gesù ribadisce la legittimità della guarigione del paralitico compiuta di sabato, comparandola all'atto della circoncisione che si può eseguire senza violare il riposo sabbatico, poiché la sua istituzione, di epoca patriarcale, è precedente alla legge mosaica. Gesù afferma anche la contradditorietà di chi si preoccupa di una parte del corpo con la circoncisione ma non della salute del corpo intero ("voi vi sdegnate contro di me perché ho guarito interamente un uomo di sabato?"; v. 23).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La reazione della folla, composta da capi giudei, galilei ed ebrei della diaspora giunti a Gerusalemme per la festa, è contrastante: per alcuni egli "è buono", per altri "inganna la gente" (v. 11). C'è persino chi accusa Gesù di essere posseduto da uno spirito demoniaco, da cui un tempo veniva fatta derivare la pazzia. Molti non riconoscono il carattere messianico di Gesù perché non sono capaci di accogliere la sua umanità, la natura divina che si rivela nella carne, la meraviglia che si cela dietro ciò che è apparentemente ordinario.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù non tenta di dimostrare quanto afferma, si limita a indicare la stretta relazione tra il compimento della volontà di Dio e la capacità di discernere la verità (v. 17). La parola di Dio, che nel rivelarsi illumina e rende saggio il semplice (Sal 119,130), è parola vivente, parola che si è fatta uomo. Tanto più ci conformeremo a Cristo, tanto più parteciperemo della divina sapienza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Apri i nostri occhi, Signore, alla contemplazione della tua gloria; affinché possiamo discernere ciò che è a te gradito e riconoscere in te la fonte della nostra salvezza. Amen.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgXpEG-WRbqn_3Mc_8PF91ohq3y0xA2u4a9c1UrkfbYkljUVeDAdhbCrr6swXqtuVF8c15aKN5zPYuXmNhlh2rB5fF7Jb7NwVworjIfEFQ-tAi9-v5tmkr8BB80RsIt0gPtMrFSl-M-xTLdv3g9s8ptnRK6j4d2CbcQ1W6nSCo8ZHVggKJ8YSgj9qbF" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgXpEG-WRbqn_3Mc_8PF91ohq3y0xA2u4a9c1UrkfbYkljUVeDAdhbCrr6swXqtuVF8c15aKN5zPYuXmNhlh2rB5fF7Jb7NwVworjIfEFQ-tAi9-v5tmkr8BB80RsIt0gPtMrFSl-M-xTLdv3g9s8ptnRK6j4d2CbcQ1W6nSCo8ZHVggKJ8YSgj9qbF" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-57494038855910651032024-03-14T02:48:00.000-07:002024-03-14T02:48:36.450-07:00Fermati 1 minuto. Cristo, il tesoro nascosto nelle Scritture<p style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></p><p style="text-align: justify;"><i>Giovanni 5,31-47</i></p><div style="text-align: justify;"><i>31 Se fossi io a render testimonianza a me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera; 32 ma c'è un altro che mi rende testimonianza, e so che la testimonianza che egli mi rende è verace. 33 Voi avete inviato messaggeri da Giovanni ed egli ha reso testimonianza alla verità. 34 Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché possiate salvarvi. 35 Egli era una lampada che arde e risplende, e voi avete voluto solo per un momento rallegrarvi alla sua luce.<br /></i><i>36 Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato. 37 E anche il Padre, che mi ha mandato, ha reso testimonianza di me. Ma voi non avete mai udito la sua voce, né avete visto il suo volto, 38 e non avete la sua parola che dimora in voi, perché non credete a colui che egli ha mandato. 39 Voi scrutate le Scritture credendo di avere in esse la vita eterna; ebbene, sono proprio esse che mi rendono testimonianza. 40 Ma voi non volete venire a me per avere la vita.<br /></i><i>41 Io non ricevo gloria dagli uomini. 42 Ma io vi conosco e so che non avete in voi l'amore di Dio. 43 Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi ricevete; se un altro venisse nel proprio nome, lo ricevereste. 44 E come potete credere, voi che prendete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene da Dio solo? 45 Non crediate che sia io ad accusarvi davanti al Padre; c'è già chi vi accusa, Mosè, nel quale avete riposto la vostra speranza. 46 Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto. 47 Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».</i></div><p style="text-align: justify;"><b>Commento</b></p><p style="text-align: justify;">Secondo la legge mosaica i giudici non potevano affidarsi a un unico testimone, ma era necessaria la testimonianza di due o tre persone (Dt 17,6; 19,15; Nm 35,30). L'identità messianica di Gesù è confermata in questo passo del Vangelo di Giovanni da quattro testimoni: il ministero di Giovanni il Battista (vv. 32-35); le opere compiute da Gesù; il Padre, che ha parlato nel battesimo al Giordano e che si rivolge direttamente alle coscienze (vv. 37-38); le Scritture (vv. 39-40) e in paticolare Mosè (i libri del Pentateuco). </p><p style="text-align: justify;">Affermando che le Scritture gli rendono testimonianza Gesù si svela come il mistero racchiuso in esse e ci offre una chiave per interpretare il loro senso più autentico. Così riconobbe Filippo, quando affermò "Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti (Gv 1,45); e lo stesso evangelista Giovanni, al termine del prologo del suo Vangelo: "La legge fu data per mezzo di Mosè, la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo" (Gv 1,16-18). </p><p style="text-align: justify;">Gesù è il tesoro nascosto nel campo delle Scritture, per il quale vale la pena vendere tutti i nostri beni; chi conosce lui infatti ha la vita eterna (1 Gv 5,11). Egli è però un Messia diverso da quello che si sono rappresentati i dottori di Israele, non è un liberatore politico perché non riceve gloria dagli uomini (v. 41); la sua volontà è unicamente quella di compiacere il Padre. </p><p style="text-align: justify;">L'errore dei farisei è di credere che la mera conoscenza delle Scritture possa guadagnare loro la vita eterna, ma non riescono a riconoscere il Messia da esse annunciato. Anche noi possiamo essere sviati dal sentirci depositari di una sapienza millenaria. L'assenza di rettitudine di intenzione - ovvero la ricerca della gloria umana - e l'interpretazione tendenziosa delle Scritture, guidati dai preconcetti che cercano solo conferme alle proprie convinzioni, ci tengono lontani dalla Verità. </p><p style="text-align: justify;">Ma se la parola di Dio penetra in profondità nelle nostre anime, se la assimiliamo meditandola frequentemente, consultandola in ogni occasione, conformandoci ad essa nelle parole e nelle azioni, allora darà testimonianza a Cristo, rendendo noi stessi testimoni di Cristo. Venire a lui - che è la Verità fattasi uomo - significa porsi all'ombra della grazia; egli infatti non è venuto per accusare, perché è la legge che accusa l'uomo di peccato. </p><p style="text-align: justify;">Gesù è venuto come nostro avvocato per la nostra giustificazione, portatore di quella grazia che non annulla le Scritture antiche ma le porta a perfezione. La sua persona le rende vive, capaci di interpellarci qui ed ora, se siamo capaci di metterci in ascolto con umiltà.</p><p style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></p><p style="text-align: justify;">Suscita in noi, Signore, un desiderio ardente di conoscerti; affinché meditando e custodendo la tua parola possiamo far risplendere la tua luce fra gli uomini. Amen.</p><p style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQvLqf563qGm9Bm1gE4I-bak_Hqs0w5RRYk-1J8CZTY0qztyk3fzndRnHHa5OYBQMQEXrWqSx1DpiHACPKh2s-kBHpzdxJyH3PsFtUNfycp5e3JxyMLaNEo3uYSjE6VPqNYTwviZkA5DQ/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhQvLqf563qGm9Bm1gE4I-bak_Hqs0w5RRYk-1J8CZTY0qztyk3fzndRnHHa5OYBQMQEXrWqSx1DpiHACPKh2s-kBHpzdxJyH3PsFtUNfycp5e3JxyMLaNEo3uYSjE6VPqNYTwviZkA5DQ/" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-64958931439642792632024-03-13T09:05:00.000-07:002024-03-13T09:05:30.607-07:00Incarnazione profonda. Denis Edwards e la redenzione di tutto il creato<div style="text-align: justify;">È da poco uscito il volume Incarnazione profonda del teologo Denis Edwards (Queriniana 2024). Il libro sistematizza la innovativa proposta dell’autore di una «incarnazione radicale», che stabilisce delle connessioni tra l’incarnazione e l’intera creazione. La teologia ecologica di Edwards aveva già trovato accoglienza nel fascicolo 4/2011 della rivista Concilium.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il volume "Incarnazione profonda" del teologo australiano presenta una visione innovativa della teologia, enfatizzando un legame profondo tra l'incarnazione di Cristo e l'intera creazione. Edwards propone una "incarnazione radicale" che riconosce la Terra come parte integrante dell'evento salvifico di Dio. Questa prospettiva ecologica si basa sull'idea che l'umanità sia responsabile sia dell'ospitalità che la Terra offre alla vita, sia dei danni irreversibili inflitti all'ambiente attraverso il cambiamento climatico e altre azioni distruttive.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La teologia ecologica di Edwards si allontana dall'antropocentrismo tradizionale per abbracciare una prospettiva teocentrica, che vede Dio come centro e scopo ultimo di tutta la creazione. Egli suggerisce tre elementi fondamentali per una teologia ecologica autenticamente cristiana: una visione dello Spirito Santo operante in tutto l'evento di Cristo e nella vita della Chiesa, un'integrazione tra creazione e redenzione in Cristo, e la concezione di una redenzione cosmica che abbraccia non solo gli esseri umani ma anche tutte le creature e l'intero universo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Edwards illustra la sua visione attraverso un'esperienza personale di contemplazione della natura, focalizzata su un maestoso eucalipto rosso. In questo incontro, egli percepisce la presenza dello Spirito divino e la rivelazione della Sapienza di Dio manifestata nella creazione. Questo albero diventa per lui un simbolo tangibile della presenza e della rivelazione di Dio nel mondo naturale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In sintesi, il libro di Edwards promuove una comprensione più profonda e inclusiva della teologia cristiana, che abbraccia l'intero cosmo come luogo della presenza e dell'azione di Dio, offrendo così una prospettiva teologica ricca e significativa per affrontare le sfide ecologiche contemporanee.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgicrF0kaKxx4B7ucaw2r_cbU6H4mFlqoBXvHd54EfH3Hd3XsOwooQVKQW6TFjVAaVDI0sU5pIXy6-5ACCCMC36wzZe_klpGnlZNnuq-wHyyj9tDC5NtQaXnwHasAaDj4e0YBLYrtCSOLJ17vV83hbp2VlLS70vC2MHRzS5R3eT-q-dU0ufzHTyU3GBBns" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="660" data-original-width="426" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEgicrF0kaKxx4B7ucaw2r_cbU6H4mFlqoBXvHd54EfH3Hd3XsOwooQVKQW6TFjVAaVDI0sU5pIXy6-5ACCCMC36wzZe_klpGnlZNnuq-wHyyj9tDC5NtQaXnwHasAaDj4e0YBLYrtCSOLJ17vV83hbp2VlLS70vC2MHRzS5R3eT-q-dU0ufzHTyU3GBBns" width="155" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-34155788309450616272024-03-13T02:48:00.000-07:002024-03-13T06:45:36.561-07:00Fermati 1 minuto. Il momento è questo<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giovanni 5,17-30</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>17 Ma Gesù rispose loro: «Il Padre mio opera sempre e anch'io opero». 18 Proprio per questo i Giudei cercavano ancor più di ucciderlo: perché non soltanto violava il sabato, ma chiamava Dio suo Padre, facendosi uguale a Dio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>19 Gesù riprese a parlare e disse: «In verità, in verità vi dico, il Figlio da sé non può fare nulla se non ciò che vede fare dal Padre; quello che egli fa, anche il Figlio lo fa. 20 Il Padre infatti ama il Figlio, gli manifesta tutto quello che fa e gli manifesterà opere ancora più grandi di queste, e voi ne resterete meravigliati. 21 Come il Padre risuscita i morti e dà la vita, così anche il Figlio dà la vita a chi vuole; 22 il Padre infatti non giudica nessuno ma ha rimesso ogni giudizio al Figlio, 23 perché tutti onorino il Figlio come onorano il Padre. Chi non onora il Figlio, non onora il Padre che lo ha mandato. 24 In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna e non va incontro al giudizio, ma è passato dalla morte alla vita. 25 In verità, in verità vi dico: è venuto il momento, ed è questo, in cui i morti udranno la voce del Figlio di Dio, e quelli che l'avranno ascoltata, vivranno. 26 Come infatti il Padre ha la vita in se stesso, così ha concesso al Figlio di avere la vita in se stesso; 27 e gli ha dato il potere di giudicare, perché è Figlio dell'uomo. 28 Non vi meravigliate di questo, poiché verrà l'ora in cui tutti coloro che sono nei sepolcri udranno la sua voce e ne usciranno: 29 quanti fecero il bene per una risurrezione di vita e quanti fecero il male per una risurrezione di condanna. 30 Io non posso far nulla da me stesso; giudico secondo quello che ascolto e il mio giudizio è giusto, perché non cerco la mia volontà, ma la volontà di colui che mi ha mandato.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">L'osservanza del Sabato è fondata sul riposo di Dio nel settimo giorno, ma Dio rimane attivo anche di sabato, facendo esistere le cose, dando la vita con la nascita e richiamandola a sé con la morte. Per questo Dio "opera sempre" e Gesù rivendica la stessa autorità a operare del Padre. Il Figlio infatti "dà la vita" (v. 21) e a lui il Padre rimette ogni giudizio (v. 22). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'intima relazione di Gesù con il Padre esprime anche uno stretto rapporto di dipendenza da lui e dalla sua volontà, per questo Gesù afferma di non poter fare nulla da se stesso (v. 30). L'obbedienza del Figlio non è dunque una sua limitazione ma il risultato della sua eterna, intima e indissolubile unità con il Padre. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'uguale dignità del Figlio con il Padre è attestata dal fatto che chi onora lui onora il Padre (v. 23). Al redentore spetta lo stesso onore del creatore. È venuto il momento, ed è questo (v. 25), in cui chi accoglie il Figlio e ascolta la sua voce sarà tolto alla morte e dato alla vita (v 24). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La vita precede il giudizio per coloro che ricevono Cristo; la risurrezione comincia già da adesso, con la sperimentazione della pienezza di vita che Dio desidera per ogni uomo. Accogliere Gesù significa partecipare fin da ora alla sua comunione con il Padre, nello Spirito Santo, che ci è stato donato e che parla nelle Scritture, fonte inesauribile di vita. Ma significa anche operare, mediante lui, con il Padre, diventando noi stessi generatori di vita, prendendoci cura della sua creazione e partecipando alla suo piano di salvezza. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quest'opera di amore, mediante la quale Dio crea, sostiene e riconduce a sé ogni cosa, non conosce battute d'arresto, nell'"oggi" eterno in cui viene pronunciata la sua Parola. Siamo pronti ad accoglierla per passare dalla morte alla vita?</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tu ci hai creati e ci sostieni, Signore; concedici di partecipare all'opera della tua redenzione, per gustare fin da ora la comunione con te, fonte di vita eterna. Amen.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4ElURbxR9GJThkFt_m_uI8KlyjiAOTPmwGUZ76iCFNg7vYsLtgDUNiWHub7FzdTguDvz4jIxHoY0ClSGJtSTDulcjUWf9tHd-wygWEaeIVL4xteWumTECG1CwfOM8_-rUgPL9059BnC8/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh4ElURbxR9GJThkFt_m_uI8KlyjiAOTPmwGUZ76iCFNg7vYsLtgDUNiWHub7FzdTguDvz4jIxHoY0ClSGJtSTDulcjUWf9tHd-wygWEaeIVL4xteWumTECG1CwfOM8_-rUgPL9059BnC8/" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-26947567739861292062024-03-12T08:12:00.000-07:002024-03-12T08:12:55.277-07:00Simeone e la teologia come esperienza di Dio<div style="text-align: justify;">Il 12 marzo del 1022, nel monastero di Santa Marina, sulla riva asiatica del Bosforo, conclude i suoi giorni terreni Simeone il Nuovo Teologo, monaco e spirituale tra i più amati nell'oriente cristiano. Solo l'evangelista Giovanni e Gregorio di Nazianzo sono stati soprannominati, prima di lui, «teologi». Nella tradizione bizantina tale titolo indica coloro che hanno ricevuto la conoscenza di Dio attraverso un'esperienza personale e che sono stati capaci di trasmetterla alla chiesa.</div><div style="text-align: justify;">Simeone nacque attorno al 949 in Asia Minore, e fu inviato ancora giovane a Costantinopoli per perfezionare gli studi. Poco attratto dalla possibile carriera che gli si prospettava presso la corte bizantina, Simeone conobbe un tempo di dubbi e di ricerche. La sua vita cominciò ad assumere un certo ordine quando egli incontrò il monaco Simeone del celebre monastero costantinopolitano di Studio. Sotto la guida dell'anziano studita, Simeone imparò l'arte della preghiera senza distrazioni. Dalla sua intensa esperienza di preghiera, egli attinse la certezza che l'amore di Dio è effuso nel cuore dei credenti mediante il dono dello Spirito. La dottrina di Simeone insiste sull'esperienza sensibile della grazia, la possibilità della contemplazione divina già in questa vita, sul magistero ecclesiastico come carisma e sui carismi straordinarî come criterio di santità.</div><div style="text-align: justify;">Divenuto monaco e poi igumeno del monastero di San Mama, egli fu soprattutto un sapiente trasmettitore di questa semplice certezza che gli derivava dalla propria personalissima esperienza di incontro con Dio. Poco compreso negli ambienti della capitale, Simeone fu costretto all'esilio sulla riva asiatica del Bosforo. Qui egli raccolse vecchi e nuovi discepoli nel nuovo monastero di Santa Marina, e si dedicò fino alla morte alla loro guida, attraverso scritti spirituali e liturgici di grandissimo valore.<br /><br /><b>Tracce di lettura</b><br /><br /><i>Dona il Paraclito, o Salvatore; mandalo, come hai promesso,</i><br /><i>mandalo anche ora</i><br /><i>a chi ti cerca e attende il tuo Spirito.</i><br /><i>Non tardare, o compassionevole, non trascurare,</i><br /><i>o misericordioso, non dimenticare chi ti cerca</i><br /><i>con l'anima assetata.</i><br /><i>Non privare me, indegno, di questa vita</i><br /><i>e non disprezzarmi, o Dio, non abbandonarmi.</i><br /><i>Le tue viscere di pietà io ti presento,</i><br /><i>ti metto davanti la tua misericordia e ti offro, o mediatore,</i><br /><i>il tuo amore per gli uomini.</i><br /><i>Non ho faticato, non ho compiuto opere di giustizia,</i><br /><i>tu però non mi hai trascurato: mi hai cercato e mi hai trovato.</i><br /><i>(Simeone il Nuovo Teologo, dall'Inno 41)</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td><img height="320" src="https://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/0/0c/SYMEON-icon.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" width="213" /></td></tr><tr><td class="tr-caption">San Simeone il Nuovo Teologo (949-1022)<br /></td></tr></tbody></table></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-40052535453124829252024-03-12T03:07:00.000-07:002024-03-12T03:07:00.885-07:00Fermati 1 minuto. Non rassegnarti a mendicare<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giovanni 5,1-16</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>1 Vi fu poi una festa dei Giudei e Gesù salì a Gerusalemme. 2 V'è a Gerusalemme, presso la porta delle Pecore, una piscina, chiamata in ebraico Betzaetà, con cinque portici, 3 sotto i quali giaceva un gran numero di infermi, ciechi, zoppi e paralitici. 4 [Un angelo infatti in certi momenti discendeva nella piscina e agitava l'acqua; il primo ad entrarvi dopo l'agitazione dell'acqua guariva da qualsiasi malattia fosse affetto.] 5 Si trovava là un uomo che da trentotto anni era malato. 6 Gesù vedendolo disteso e, sapendo che da molto tempo stava così, gli disse: «Vuoi guarire?». 7 Gli rispose il malato: «Signore, io non ho nessuno che mi immerga nella piscina quando l'acqua si agita. Mentre infatti sto per andarvi, qualche altro scende prima di me». 8 Gesù gli disse: «Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina». 9 E sull'istante quell'uomo guarì e, preso il suo lettuccio, cominciò a camminare.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Quel giorno però era un sabato. 10 Dissero dunque i Giudei all'uomo guarito: «È sabato e non ti è lecito prender su il tuo lettuccio». 11 Ma egli rispose loro: «Colui che mi ha guarito mi ha detto: Prendi il tuo lettuccio e cammina». 12 Gli chiesero allora: «Chi è stato a dirti: Prendi il tuo lettuccio e cammina?». 13 Ma colui che era stato guarito non sapeva chi fosse; Gesù infatti si era allontanato, essendoci folla in quel luogo. 14 Poco dopo Gesù lo trovò nel tempio e gli disse: «Ecco che sei guarito; non peccare più, perché non ti abbia ad accadere qualcosa di peggio». 15 Quell'uomo se ne andò e disse ai Giudei che era stato Gesù a guarirlo. 16 Per questo i Giudei cominciarono a perseguitare Gesù, perché faceva tali cose di sabato.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;"><div>Il miracolo riportato in questa pagina del Vangelo di Giovanni si compie in un luogo dai nomi estremamente evocativi: la piscina di Betzaetà, ovvero la "casa della misericordia", presso la "porta delle pecore". Quasi a voler rinviare a quella porta che è Cristo, attraverso la quale dobbiamo passare per ottenere l'abbondanza della sua grazia.</div><div><br /></div><div>La credenza sui poteri curativi associati all'acqua termale della piscina era dovuta al suo ribollire di tanto in tanto, attribuito - secondo il versetto che alcuni manoscritti antichi non riportano - all'intervento di un angelo. Gesù guarisce un uomo che non è in grado di procurarsi da solo la salvezza gettandosi nella piscina al momento giusto. Quest'uomo diventa il simbolo di quei limiti che non riusciamo a superare da soli nel nostro processo di crescita spirituale. </div><div><br /></div><div>È Gesù che prende l'iniziativa; è lui che viene incontro, senza bisogno di altri intermediari. La sua azione però è preceduta da una domanda che potrebbe apparire scontata: "Vuoi guarire?" (v. 6). Gesù vuole capire se quest'uomo desidera uscire dalla sua rassegnazione. La stessa domanda la dobbiamo considerare rivolta a noi, soprattutto di fronte alle nostre infermità spirituali, la peggiore delle quali è rappresentata dal rifugiarsi in una zona confortevole in cui non si va né avanti né indietro, paralizzati dalla mediocrità. </div><div><br /></div><div>Per diverse ragioni possiamo trovarci stesi a terra a mendicare un po' di felicità. Ma Gesù, che si fa presente nelle infermità, è in grado di restituire alla nostra vita integrità e pienezza di senso. "Alzati... prendi... cammina": la formula imperativa rievoca la stessa parola efficace di Dio, che operava nella creazione del mondo. </div><div><br /></div><div>La lunga durata della malattia dell'uomo presso la piscina di Betzetà - quasi quarant'anni - rende incontrovertibile il miracolo, ma anziché cercare Gesù per ricevere la sua benedizione i Giudei decidono di perseguitarlo "perché faceva tali cose di sabato" (v. 16). In realtà le Scritture chiedono di santificare il Sabato astenendosi dal lavoro, ma non specificano di più. Fu la tradizione orale a stabilire trentanove attività proibite nel giorno del riposo. </div><div><br /></div><div>La legge mosaica non è dunque stata violata né da Gesù né dall'uomo che egli ha guarito. Ma la presupposta ortodossia, la dottrina, è anteposta dai farisei all'ortoprassi, ovvero all'agire rettamente e compiere il bene. </div><div><br /></div><div>Il lettuccio che il paralitico sanato - ubbidendo a Gesù - porta con sé, attesta la sua completa guarigione, ma egli lo deporrà per recarsi nel tempio a lodare Dio. Anche noi ci portiamo dietro il ricordo dei nostri sbagli, ma giunge il momento in cui liberarsi da questo fardello per fare spazio alla lode della misericordia di Dio; vi è un momento per chiedere la guarigione, ma anche un momento in cui la nostra preghiera deve diventare adorazione pura, in cui non c'è più spazio per il timore e per il rammarico, ma solo per la lode.</div><div><br /></div><div><b>Preghiera</b></div><div><br /></div><div>Vieni a visitarci, Signore, quando siamo prostrati nelle nostre infermità; risollevaci con la tua destra, affinché possiamo testimoniare la tua misericordia. Amen.</div><div><br /></div><div>- Rev. Dr. Luca Vona</div><div><br /></div><div><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNyYyLjRUmow6ODKzpJ4sjDtg8KuKfgKkSkSzETzevUmaslWX0OGYi_zej6kLraw4SjFdJ0Az0-Menak9pCalt8t8iKPnwh_Br_sNmeJ2ueqqaTsYZaXRWl4QCNeJ1f_C3v8xODxLWAWM/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEiNyYyLjRUmow6ODKzpJ4sjDtg8KuKfgKkSkSzETzevUmaslWX0OGYi_zej6kLraw4SjFdJ0Az0-Menak9pCalt8t8iKPnwh_Br_sNmeJ2ueqqaTsYZaXRWl4QCNeJ1f_C3v8xODxLWAWM/" width="240" /></a></div></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-72810770763529045812024-03-11T05:27:00.000-07:002024-03-11T05:27:51.928-07:00Sofronio di Gerusalemme. Monaco, teologo, patriarca<div style="text-align: justify;"><div>Nativo di Damasco, Sofronio aveva ricevuto una solida istruzione che gli aveva permesso di assimilare in profondità i classici antichi, soprattutto le tragedie greche, nonché la ormai ampia letteratura cristiana dei primi secoli. Fu un uomo dotato di un'ampia gamma d'interessi e versato in molte professioni e discipline. Interessato allo studio delle Scritture, si recò nel monastero palestinese di San Teodosio, dove strinse una duratura amicizia con Giovanni Mosco, del quale divenne figlio spirituale e che gli dedicherà più tardi il suo Prato spirituale. Assetato di ulteriori incontri e conoscenze, Sofronio si recò assieme a Giovanni in Egitto, dove conobbe i grandi dotti e gli spirituali dell'epoca, divenendo poco alla volta un fine teologo.</div><div>La sua vita assunse una direzione decisiva con il suo ritorno in Palestina: fattosi monaco, dopo qualche anno, nel 634, fu eletto patriarca di Gerusalemme. In questa veste, egli contribuì in modo sapiente al dibattito teologico, senza cedere ai poco convincenti compromessi che alcuni avanzavano per riavvicinare sostenitori e oppositori del concilio di Calcedonia. Ma, soprattutto, Sofronio difese i cristiani palestinesi dall'avanzata araba, grazie a un sapiente connubio di mitezza, franchezza e diplomazia.</div><div>Accanto ai suoi scritti dogmatici, egli ci ha lasciato importanti opere agiografiche e liturgiche. Si deve probabilmente a lui la prima versione degli Improperi del Venerdì santo impiegati poi per secoli nelle liturgie occidentali.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div><i>O meraviglia! Perché esito a dire il mistero?</i></div><div><i>Un tempo la croce precedeva la resurrezione; ora, invece, se l'è presa come guida e precorritrice.</i></div><div><i>O meraviglioso scambio!</i></div><div><i>Coloro che hanno celebrato prima la lietissima solennità della resurrezione, vedendo seguire ad essa la beata esaltazione della croce, hanno la sua potentissima compagnia che cammina con loro durante i viaggi di terra e che naviga con loro sul mare, che presiede all'universale salvezza, difende da ogni avversità e con i fatti mostra che la sua forza onnipotente ha abbracciato tutti i confini della terra, riempie tutto e giunge senza fatica dappertutto, salvando i fedeli dalle difficoltà, facendo risplendere la salvezza per i credenti e rendendo inefficaci i piani di tutti i nemici.</i></div><div><i>(Sofronio di Gerusalemme, Omelie 3,2)</i></div><div><br /></div><div>- Dal Martirologio ecumenico ella Comunità monastica di Bose</div><div><br /></div><div><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto; text-align: center;"><tbody><tr><td><img alt="Risultato immagini per sofronio di gerusalemme" src="https://www.latheotokos.it/programmi/PREGHIERE/SECOLI/images/p012_1_01.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;" /></td></tr><tr><td class="tr-caption">Sofronio di Gerusalemme (560-638)<br /></td></tr></tbody></table></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-9078491698010988382024-03-11T04:34:00.000-07:002024-03-11T04:34:30.003-07:00Tommaso D'Aquino da una prospettiva protestante. Due pubblicazioni di Leonardo De Chirico<div><div style="text-align: justify;">Tommaso d’Aquino, morto 750 anni fa il 7 marzo 1274, è uno dei giganti della teologia occidentale, secondo solo ad Agostino. Il cattolicesimo lo considera un campione, canonizzato nel 1323 e proclamato dottore della chiesa nel 1567. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La sua <i>Summa theologiae</i> fu accostata alla Bibbia al Concilio di Trento. Tommaso è stato avvicinato anche dalla sensibilità teologica protestante. Herman Bavinck, teologo riformato, ha adottato un approccio eclettico a Tommaso, riconoscendo aspetti della sua teologia che rientravano nella fede biblica e respingendo altri. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tuttavia, è importante notare che Tommaso è stato il punto di partenza per molti sviluppi non biblici del cattolicesimo romano, da Trento al Vaticano II. I teologi protestanti, come Pietro Martire Vermigli e Francesco Turrettini, hanno esercitato discernimento teologico, apprezzando alcuni aspetti della sua teologia e respingendo altri. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tommaso d’Aquino rimane un punto di riferimento importante nella teologia cristiana, ma è essenziale esercitare un discernimento critico rispetto al suo pensiero alla luce della Scrittura e della fede evangelica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Le recenti pubblicazioni di Leonardo De Chirico, <a href="https://www.ifeditalia.org/studi-di-teologia/archivio/nuova-serie/70">"Letture medievali (XII-XV secolo)"</a> e <a href="https://ivpbooks.com/engaging-with-thomas-aquinas">"Engaging with Thomas Aquinas. An Evangelical Approach"</a>, possono essere risorse utili per un discernimento evangelico relativo a Tommaso d’Aquino.</div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhixBrgmbrjnrz9RxBA8cJm8I4nAbC2PgKb4n09sFWAM-hu1Tlm-xMKB3dtU1cEBDlvqMEhFcEqQKgglkNpJBPH98XCV8_e3hi0c6wRW_BCoHj8PmlN4y_Jp-mbrvSNJ2jPpfWVfzpzP25yIqmjNjLko_Gwi6idnXTe-CEpgtmaWUyR3xqrY6uc_KtqNqM" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="500" data-original-width="313" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhixBrgmbrjnrz9RxBA8cJm8I4nAbC2PgKb4n09sFWAM-hu1Tlm-xMKB3dtU1cEBDlvqMEhFcEqQKgglkNpJBPH98XCV8_e3hi0c6wRW_BCoHj8PmlN4y_Jp-mbrvSNJ2jPpfWVfzpzP25yIqmjNjLko_Gwi6idnXTe-CEpgtmaWUyR3xqrY6uc_KtqNqM" width="150" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-19545011736268140362024-03-11T03:07:00.000-07:002024-03-11T03:07:25.030-07:00Fermati 1 minuto. Discendere<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Giovanni 4,43-54</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>43 Trascorsi due giorni, partì di là per andare in Galilea. 44 Ma Gesù stesso aveva dichiarato che un profeta non riceve onore nella sua patria. 45 Quando però giunse in Galilea, i Galilei lo accolsero con gioia, poiché avevano visto tutto quello che aveva fatto a Gerusalemme durante la festa; anch'essi infatti erano andati alla festa.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>46 Andò dunque di nuovo a Cana di Galilea, dove aveva cambiato l'acqua in vino. Vi era un funzionario del re, che aveva un figlio malato a Cafarnao. 47 Costui, udito che Gesù era venuto dalla Giudea in Galilea, si recò da lui e lo pregò di scendere a guarire suo figlio poiché stava per morire. 48 Gesù gli disse: «Se non vedete segni e prodigi, voi non credete». 49 Ma il funzionario del re insistette: «Signore, scendi prima che il mio bambino muoia». 50 Gesù gli risponde: «Va', tuo figlio vive». Quell'uomo credette alla parola che gli aveva detto Gesù e si mise in cammino. 51 Proprio mentre scendeva, gli vennero incontro i servi a dirgli: «Tuo figlio vive!». 52 S'informò poi a che ora avesse cominciato a star meglio. Gli dissero: «Ieri, un'ora dopo mezzogiorno la febbre lo ha lasciato». 53 Il padre riconobbe che proprio in quell'ora Gesù gli aveva detto: «Tuo figlio vive» e credette lui con tutta la sua famiglia. 54 Questo fu il secondo miracolo che Gesù fece tornando dalla Giudea in Galilea.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">I galilei hanno seguito Gesù fino a Gerusalemme in occasione della Pasqua per assistere ai suoi miracoli e serbano ancora il ricordo della trasformazione dell'acqua in vino alle nozze in Cana. Hanno custodito nella memoria i suoi prodigi ma la loro accoglienza favorevole è determinata più dalla reputazione di Gesù come guaritore che dal riconoscimento in lui del Messia. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La sua fama è giunta anche a un funzionario del re Erode che viene da lontano per chiedere la guarigione del proprio figlio gravemente malato. Gesù ha parole di riprensione verso coloro che cercano continuamente segni per credere e in questi segni non sanno scorgere il regno di Dio che si fa presente. Non rifiuta tuttavia di acconsentire alla richiesta del funzionario reale, il quale insiste con umiltà, rinnovando la richiesta. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il funzionario regio ha compiuto un viaggio di quasi dieci ore per andare da Cafarnao a Cana a incontrare Gesù. Quanto a lungo è capace di "camminare" la nostra speranza per incontrare la salvezza che si è fatta presente in mezzo a noi? Quanto ci impegnamo nel nostro cammino di fede per allontanarci da ciò che ci tiene lontano da Dio, andando incontro al perdono e alla vita? </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il funzionario chiede a Gesù due volte di "scendere" (vv. 47, 49) per raggiungere il figlio prima che questi muoia, ma Gesù, che ha potere sulla vita e sulla morte, compie una guarigione a distanza. Sarà il funzionario a "scendere", in un ritorno verso casa pieno di fede nell'efficacia delle parole di Gesù: "tuo figlio vive" (v. 50). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù non compie alcuna azione sorprendente, né ha bisogno di recitare una lunga preghiera o di fare alcunché, la sua parola è parola che va sempre ad effetto; nel momento in cui afferma la vita del figlio del funzionario questi è strappato alla morte. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Tornato a casa, il funzionario si informa sull'ora esatta in cui il figlio è guarito. Maggiore è l'attenzione con la quale consideriamo le opere di Dio e più la nostra fede si accresce. Per questo tutta la sua casa credette (v. 53). Come la parola di Dio, meditata con attenzione, ci aiuta a riconoscere la sua provvidenza, così la sua provvidenza, osservata consapevolmente, ci aiuta a comprendere la sua parola. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">L'esperienza dell'efficacia di una sola parola di Cristo è sufficiente perché egli possa conquistare la nostra anima e farci testimoni della sua grazia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Signore Gesù Cristo, che sei sceso verso di noi con la tua incarnazione, restituiscici pienamente alla vita della grazia, affinché possiamo testimoniare con gioia il tuo Nome. Amen.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR0EpgRFWJmRKJo1swIF86w3tZs-0yu7-Dc_DN6FUybGhfhbfRHxdxiTmPt4syxJ3kCEJ-I2bs_RcDc7To3_5aKJp-HRB6oItJ83-XIQ8X44FTIvdipALTnLaj_Wk5YDkiG_he84ZaKxk/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEhR0EpgRFWJmRKJo1swIF86w3tZs-0yu7-Dc_DN6FUybGhfhbfRHxdxiTmPt4syxJ3kCEJ-I2bs_RcDc7To3_5aKJp-HRB6oItJ83-XIQ8X44FTIvdipALTnLaj_Wk5YDkiG_he84ZaKxk/" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-64092319105527708542024-03-10T08:41:00.000-07:002024-03-10T17:12:47.887-07:00Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 27<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Salmi 27</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>1 Di Davide.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>A te grido, Signore;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>non restare in silenzio, mio Dio,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>perché, se tu non mi parli,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>io sono come chi scende nella fossa.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>2 Ascolta la voce della mia supplica,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>quando ti grido aiuto,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>quando alzo le mie mani</i></div><div style="text-align: justify;"><i>verso il tuo santo tempio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>3 Non travolgermi con gli empi,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>con quelli che operano il male.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Parlano di pace al loro prossimo,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>ma hanno la malizia nel cuore.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>4 Ripagali secondo la loro opera</i></div><div style="text-align: justify;"><i>e la malvagità delle loro azioni.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Secondo le opere delle loro mani,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>rendi loro quanto meritano.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>5 Poiché non hanno compreso l'agire del Signore</i></div><div style="text-align: justify;"><i>e le opere delle sue mani,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>egli li abbatta e non li rialzi.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>6 Sia benedetto il Signore,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>7 il Signore è la mia forza e il mio scudo,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>ho posto in lui la mia fiducia;</i></div><div style="text-align: justify;"><i>mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>con il mio canto gli rendo grazie.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>8 Il Signore è la forza del suo popolo,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>rifugio di salvezza del suo consacrato.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>9 Salva il tuo popolo e la tua eredità benedici,</i></div><div style="text-align: justify;"><i>guidali e sostienili per sempre.</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nel Salmo 27 si leva un grido indirizzato a un cielo muto e a un Dio silenzioso. A lanciare questo appello è un uomo circondato da empi e malfattori, da ipocriti e perversi. Eppure, l'orante è certo che nonostante la sua apparente indifferenza e la vergognosa situazione della società, Dio prima o poi apparirà a ripagare secondo le loro opere i peccatori (v. 4). La certezza è tale che nel finale il salmo muta radicamente tonalità e dal versetto 6 il grido del giusto si trasforma in canto di ringraziamento, perché il Signore, forza e scudo (v. 7), è intervenuto a difesa di tutte le vittime, del suo popolo e del suo re.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il primo versetto, nel testo originale, definisce Dio "mia roccia", espressione ricorrente nei Salmi (cfr. 17,3; 18,15) e immagine che possiamo applicare a Gesù, "pietra scartata dai costruttori" che è diventata "testata d'angolo" (Sal 117,22; Mt 21,42).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il silenzio di Dio esprime nella Bibbia tutta la tragicità della situazione dell'uomo abbandonato a se stesso, in balìa dei nemici e delle conseguenze del suo peccato. La fossa nella quale il salmista teme di sprofondare se Dio non risponderà al suo grido di aiuto è, nella ricca simbologia biblica, sinonimo dello sheol, il regno oscuro dei morti. La risposta attesa da Dio è probabilmente quella dell'oracolo trasmesso nel Tempio, mediante un sacerdote. </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Come più volte nei salmi di lamentazione la supplica si muta in un inno di ringraziamento per l'avvenuto esaudimento da parte del Signore (vv. 6-7), comunicato attraverso l'oracolo nel Tempio.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Negli ultimi due versetti del Salmo - probabilmente aggiunti in epoca successiva come adattamento liturgico - l'aiuto e la salvezza sono invocati dall'intero popolo di Dio. Il "consacrato" (v. 8) è l'"unto del Signore", il re. In ottica cristiana il Salmo trova il suo pieno compimento in Gesù, "figlio di Davide", nel cui sacrificio la comunità dei credenti vede esaudita la propria richiesta di salvezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;"><b><a href="https://societasanglicana.blogspot.com/p/commento-ai-salmi.html" style="color: #33aaff; text-decoration-line: none;">Vai all'indice</a></b></div><div style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px; text-align: center;"><br /></div><div style="background-color: white; color: #666666; font-family: "Trebuchet MS", Trebuchet, Verdana, sans-serif; font-size: 13.2px;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg8ACCZSePIA1iPMszbtmcBpYa-LNvGkpBjJo8imlusQmoP6B9HO9xOuDXAYQGOwufSin-DgoyPSuDTsZlX94KnpM2cS5hVxYGWD1jtpEk51vL4cyxyDbtdQzyQ_5lr6CjjJ4EebumTUiiKzp_8pCEkB0PWlPyZSZvqZcQR_34ifUXCawC1WsrymP5HXRU" style="color: #2288bb; margin-left: 1em; margin-right: 1em; text-decoration-line: none;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg8ACCZSePIA1iPMszbtmcBpYa-LNvGkpBjJo8imlusQmoP6B9HO9xOuDXAYQGOwufSin-DgoyPSuDTsZlX94KnpM2cS5hVxYGWD1jtpEk51vL4cyxyDbtdQzyQ_5lr6CjjJ4EebumTUiiKzp_8pCEkB0PWlPyZSZvqZcQR_34ifUXCawC1WsrymP5HXRU" style="background-attachment: initial; background-clip: initial; background-image: initial; background-origin: initial; background-position: initial; background-repeat: initial; background-size: initial; border: 1px solid rgb(238, 238, 238); box-shadow: rgba(0, 0, 0, 0.1) 1px 1px 5px; padding: 5px; position: relative;" width="240" /></a></div></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-84650895203864627622024-03-10T01:57:00.000-08:002024-03-10T01:57:57.067-08:00Che cos'è questo per tanta gente?<p style="text-align: center;"><b> COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA QUARTA DOMENICA DI QUARESIMA</b></p><p style="text-align: justify;"><b>Colletta</b></p><p style="text-align: justify;"><i>Dio Onnipotente, ti supplichiamo, sebbene meritevoli della tua punizione per i nostri peccati, di essere risollevati dal conforto della tua grazia. Per il nostro Signore Gesù Cristo. Amen</i></p><p style="text-align: justify;"><b>Letture</b></p><p style="text-align: justify;">Gal 4,21-31; Gv 6,1-15</p><p style="text-align: justify;"><b>Commento</b></p><p style="text-align: justify;">C’è una contesa in corso tra il figlio della schiava e il figlio della libera, ci spiega Paolo nella sua lettera ai Galati, richiamandosi al racconto della Genesi sui figli di Abramo. Il figlio della schiava è la Gerusalemme di quaggiù, ma il figlio della libera è la Gerusalemme celeste, che è “libera” e “la madre di tutti noi” (Gal 4,26). </p><p style="text-align: justify;">Questa lotta si svolge al tempo stesso nel nostro cuore e nel mondo. Fuori di noi, tra coloro che sono stati rigenerati nella fede e le forze che si oppongono al messaggio liberante del vangelo. Dentro di noi, fra la nostra umanità segnata dalla sua fragilità, dai suoi limiti, e la grazia che ci è donata in Cristo, la quale opera incessantemente per dare alla luce l’uomo nuovo e realizzare quella “rinascita dall’alto” di cui parla Gesù nel dialogo notturno con Nicodemo (Gv 3,1-21). </p><p style="text-align: justify;">La povertà delle nostre risorse e la fallacia dell’essere umano sono fin troppo evidenti, nelle piccole e grandi sconfitte che subiamo ogni giorno come cristiani che cercano di conformare la propria vita al vangelo; e per questo motivo è in agguato la tentazione di lasciarci andare allo sconforto e alla rinuncia nella ricerca della nostra santificazione e del bene comune. Ma noi come credenti siamo chiamati a credere e sperare oltre ogni speranza che colui il quale ci ha dato la promessa sarà fedele, nonostante le nostre infedeltà. Dio infatti, sa prendere la nostra povertà e trasformarla in abbondanza. </p><p style="text-align: justify;">È questo il senso del miracolo dei pani e dei pesci. Gesù rifugiatosi sul monte e seguito dalle folle, chiede agli apostoli di sfamarle. Ciò che gli apostoli hanno a disposizione è davvero poco, come afferma Filippo, con parole che sembrano velate di ironia: “Duecento denari di pane non basterebbero per loro, perché ognuno possa averne un pezzetto” (Gv 6,7). Andrea, più pragmatico, si da da fare, e trova un ragazzo con “cinque pani d’orzo e due piccoli pesci”; ma deve riconoscere sconfortato: “che cos’è questo per tanta gente?” (Gv 6,9). </p><p style="text-align: justify;">La bontà di Dio è capace di moltiplicare i nostri miseri talenti, saziando tutti coloro che hanno "fame e sete di giustizia" (Mt 5,6), e facendoci tornare a casa addirittura con l'eccedenza: “raccolsero e riempirono dodici canestri con i pezzi dei cinque pani d'orzo, avanzati a coloro che avevano mangiato.” (Gv 6, 13). </p><p style="text-align: justify;">Rallegriamoci, dunque, anche se a volte siamo come una sterile che non partorisce nulla; “perché i figli dell’abbandonata saranno più numerosi di quelli di colei che aveva marito” (Gal 4,27). Siamo infatti “i figli della promessa” (Gal 4,28) e Dio porterà a compimento la sua opera in noi.</p><p style="text-align: justify;"><span style="text-align: center;"></span></p><p style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</p><div class="DataFrontespizioCxSpMiddle" style="text-align: justify; text-indent: 35.45pt;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><div class="separator" style="clear: both;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh914NQ0RcuSTxv9y4Zk57W_5vwc2lGg1cKF0hrPpD21f3EQYlZOjAChhRH-3hNUD4qA1s0p1-kB_OyrZUxIu-u-bg22bPci7MjaI6kFwXFMw6233II4MtKKqSKnqOsyroIipjkOAeKSEs/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEh914NQ0RcuSTxv9y4Zk57W_5vwc2lGg1cKF0hrPpD21f3EQYlZOjAChhRH-3hNUD4qA1s0p1-kB_OyrZUxIu-u-bg22bPci7MjaI6kFwXFMw6233II4MtKKqSKnqOsyroIipjkOAeKSEs/" width="240" /></a></div></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-79878133080000847082024-03-09T14:04:00.000-08:002024-03-09T14:06:46.937-08:00Caterina de' Vigri. Amore per le arti e familiarità con le Scritture<div style="text-align: justify;">Caterina è una figura spirituale emblematica del periodo rinascimentale. Nasce a Bologna l'8 settembre 1413, figlia di Giovanni de' Vigri dottore in legge al servizio di Nicolò III d'Este. Come consuetudine dell'epoca, Caterina a nove anni viene mandata alla corte estenese di Ferrara, come dama di compagnia di Margherita, figlia di Nicolò; quì viene cresciuta ed educata apprendendo le varie arti, la musica, la poesia, la miniatura. Nel 1426, forse stanca e delusa dalla vicissitudini della vita di corte, lascia gli Estensi per unirsi a un gruppo di donne animate dal desiderio di vivere radicalmente il vangelo nella vita comune e nella preghiera. Inizialmente orientate verso la regola di Agostino, esse però non professarono mai nessuna regola fino a quando presero la forma di piccolo nucleo francescano desideroso di vivere la regola primitiva di santa Chiara. Caterina professò la regola di Chiara nel 1432, nell'erigendo Monastero del Corpus Domini che papa Eugenio IV approverà con Bolla papale nel 1435.</div><div style="text-align: justify;">Donna di profonda vita interiore, pittrice e musicista, letterata e scrittrice, Caterina fu per lungo tempo maestra delle novizie e proprio per loro sentì il dovere di mettere per iscritto i frutti della propria esperienza di fede, per aiutarle ad affrontare la lotta spirituale. Nei suoi scritti trapela la sapiente compaginazione di tutto ciò che Caterina ha ricevuto: conoscenza del mondo e dei suoi problemi, devotio moderna, insegnamenti della tradizione monastica e spiritualità francescana; ogni cosa è letta alla luce di quella che per la santa bolognese è l'arma principale della lotta spirituale: la familiarità con le Scritture.</div><div style="text-align: justify;">Scelta nel 1456 come madre badessa per la fondazione di un nuovo Monastero a Bologna, Caterina fece ritorno nella città in cui era nata, dove visse gli ultimi sette anni di vita guidando le sorelle alla conoscenza dell'umiltà e della misericordia divine. Il suo corpo è conservato e venerato incorrotto nel santuario del Corpus Domini, adiacente all'omonimo monastero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>Quando Dio per la sua clemenza si degnava di far visita alla mia mente, subito me ne accorgevo per questo segno infallibile e verace: cioè che egli era preceduto dalla santa aurora della sua umiltà la quale, entrando in me, immediatamente mi faceva abbassare il capo interiore ed esteriore, al punto che mi pareva d'esser la radice principale di tutte le colpe passate, presenti e future. E così, giudicandosi la mia mente cagione di qualunque difetto avesse riscontrato nelle sue vicine, io conservavo vero amore e dilezione nei loro riguardi. E allora sopraggiungeva il radiante sole e il fuoco cocente, il Cristo, e con l'umiltà ricevuta la mia anima si riposava in pace senza bisogno d'altro mezzo, tanto da poter dire:</i></div><div style="text-align: justify;"><i>«O alta nullità, il tuo agire è tanto forte</i></div><div style="text-align: justify;"><i>che apri tutte le porte ed entri all'infinito».</i></div><div style="text-align: justify;"><i>(Caterina da Bologna, Le sette armi spirituali )</i></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiXjeErrdtAn5N4Qy6V03VI0TsLSK0kUfCR62pR2I2tOP9NNslLGChtOVLGT2K_Rlq7_mbMKIdRhXFJMYQAQxxWVDZAlZV_X_lL1Q-crWs6Krnvr7f1oswP-o4xuFg1cbysLeskdnBkXzcJjstYh9DkjgJVtYMw4miPH4OxIbVfaVbkP-ISD8Xz_gBCWRU" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="2064" data-original-width="1200" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEiXjeErrdtAn5N4Qy6V03VI0TsLSK0kUfCR62pR2I2tOP9NNslLGChtOVLGT2K_Rlq7_mbMKIdRhXFJMYQAQxxWVDZAlZV_X_lL1Q-crWs6Krnvr7f1oswP-o4xuFg1cbysLeskdnBkXzcJjstYh9DkjgJVtYMw4miPH4OxIbVfaVbkP-ISD8Xz_gBCWRU" width="140" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-11143002860196973342024-03-09T06:23:00.000-08:002024-03-09T06:23:49.960-08:00I quaranta martiri di Sebaste<p style="text-align: justify;">Oggi la chiesa cattolica d'occidente e la chiesa luterana ricordano i quaranta martiri di Sebaste (la cui memoria è celebrata dalle chiese d'oriente il 9 marzo e dalla chiesa armena il sabato dopo la metà della quaresima). <br />La dodicesima legione dell'esercito romano era accampata agli inizi del IV secolo nella cittadina armena di Sebaste. Di fronte all'ordine dell'imperatore Licinio, il quale aveva comandato a tutti i militi romani di offrire sacrifici agli dei, quaranta soldati opposero un fermo rifiuto, a motivo della loro fede cristiana. Immediatamente processati, essi furono condannati a morire di freddo, dopo esser stati lasciati completamente nudi su di un lago gelato dal rigore dell'inverno. <br />La vicenda dei quaranta martiri di Sebaste fu presto narrata e proposta come esempio di testimonianza comunitaria resa a Cristo fino al dono della vita. Nell'iconografia tradizionale si sottolinea l'aiuto reciproco che i quaranta martiri si prestarono gli uni agli altri di fronte alla morte ormai certa.<br />Secondo la tradizione, fu Emmelia, madre di Basilio di Cesarea, a far costruire la prima chiesa dedicata alla loro memoria, che si estese rapidamente a tutte le chiese cristiane.</p><div style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Quand'ebbero udito la sentenza, si levarono con gioia sino all'ultimo indumento, e corsero verso la morte che li attendeva nel lago gelato, esortandosi l'un l'altro come per la condivisione d'un bottino: «Non è di abiti comuni che ci siamo spogliati, bensì dell'uomo vecchio, quello che si corrompe nei piaceri illusori.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>Ti ringraziamo, Signore, perché con queste vesti abbiamo deposto il peccato. Eravamo stati rivestiti a causa del serpente, ora siamo spogliati a motivo di Cristo. Cosa daremo in cambio al Signore che per primo si è spogliato per noi? Rude è l'inverno, ma com'è dolce il paradiso! Doloroso il gelo, ma com'è piacevole la consolazione! Sopportiamolo un poco, e sarà il seno di Abramo a riscaldarci».</i></div><div style="text-align: justify;"><i>(Basilio di Cesarea, Omelia 19)</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;">- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><table align="center" cellpadding="0" cellspacing="0" class="tr-caption-container" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><tbody><tr><td style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQyrYHqbkafaq_EckkYN5n7smlZcao7n67t-Aoc2cMLaLdJaiIpyl_Ctlas-wavlnoydir3gOZ5FvH_g3s9kVPJop9YLrgLFyO9Q0EcwG26d_drthswqXGYsauJFXTZ1YmqbXUvZ2mDrc/s343/quaranta+martiri.jpg" style="margin-left: auto; margin-right: auto;"><img border="0" data-original-height="343" data-original-width="250" height="320" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEgQyrYHqbkafaq_EckkYN5n7smlZcao7n67t-Aoc2cMLaLdJaiIpyl_Ctlas-wavlnoydir3gOZ5FvH_g3s9kVPJop9YLrgLFyO9Q0EcwG26d_drthswqXGYsauJFXTZ1YmqbXUvZ2mDrc/s320/quaranta+martiri.jpg" /></a></td></tr><tr><td class="tr-caption" style="text-align: center;">I quaranta martiri di Sebaste (+320)</td></tr></tbody></table></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-36850054834262940672024-03-08T02:31:00.000-08:002024-03-08T02:31:14.760-08:00Giovanni di Dio. Un "folle per Cristo d'occidente"<div style="text-align: justify;">Il discernimento della propria vocazione non sempre passa per vie piane e lineari. Lo testimonia Giovanni di Dio, di cui oggi ricorre la festa secondo il Calendario romano. <br />Nato nel 1495 a Montemoro-Novo, in Portogallo, Giovanni Ciudad subì un primo grosso trauma quando, non ancora decenne, fu sottratto misteriosamente e per sempre alla sua famiglia, e fu condotto a fare il pastore in Spagna, a Oropesa. <br />Arruolatosi in seguito nell'esercito spagnolo, egli percorse con scarsa fortuna e diverse disavventure la carriera militare, finché non decise di lasciare le armi per fare il venditore ambulante di libri a Granada. Secondo il suo biografo, qui avvenne l'incontro determinante con la predicazione di Giovanni di Avila: ne fu folgorato a tal punto che decise di diventare una sorta di folle per Cristo. <br />Dopo un drammatico periodo trascorso in manicomio, egli ne uscì con una sola idea per la propria vita: assistere gli ammalati e i poveri abbandonati di Granada. Giovanni, che aggiunse a questo punto la qualifica «di Dio» al proprio nome, divenne il riferimento fondamentale per gli emarginati della città, e a lui cominciarono a unirsi altri uomini desiderosi di servire Cristo nei poveri e negli infermi, soprattutto nei più emarginati quali i malati mentali. <br />Giovanni di Dio morì l'8 marzo del 1550 e dopo la sua morte, sebbene egli mai avesse cercato di fondare un ordine religioso, grazie al suo esempio nacquero i «Fatebenefratelli», così chiamati dal saluto con cui Giovanni e i suoi discepoli erano soliti mendicare aiuto per i loro malati nelle vie di Granada.</div><p style="text-align: justify;"><b>Tracce di lettura</b></p><p style="text-align: justify;"><i>Per vincere il mondo, il diavolo e la carne, è necessario non confidare in se stessi, perché si cadrà mille volte al giorno in peccato, ma confidare solo in Gesù Cristo e unicamente per il suo amore e per la sua bontà non peccare, né mormorare, né fare del male, né danno al prossimo, ma desiderare per il prossimo ciò che vorremmo facessero a noi; e desiderare che tutti si salvino; e amare e servire solo Gesù Cristo per quello che lui è, e non per timore dell'inferno. </i><i>(Giovanni di Dio, Lettera alla duchessa di Sessa)</i></p><p style="text-align: justify;">- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose</p><p style="text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi3jDxDyvNdD6bDDBzKk6cqX7t0xTI57wnL3lUW7gqPT1xl47z3wCu8ODBo2_VolyjxEGsov1WUwg5EKhixr5hN0CE3vDdOXfr1_ISTXqVOWMOdnHY0vVgV9v8-HnQj43il94CVojG17rAAS02a_CcqITvv4Qu5xpjhiaEVlxVTDW6dpeelUtkKXL7R" style="font-style: italic; margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="359" data-original-width="512" height="224" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEi3jDxDyvNdD6bDDBzKk6cqX7t0xTI57wnL3lUW7gqPT1xl47z3wCu8ODBo2_VolyjxEGsov1WUwg5EKhixr5hN0CE3vDdOXfr1_ISTXqVOWMOdnHY0vVgV9v8-HnQj43il94CVojG17rAAS02a_CcqITvv4Qu5xpjhiaEVlxVTDW6dpeelUtkKXL7R" width="320" /></a></p><p style="text-align: center;"></p><p></p><p></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;">Giovanni di Dio salva dal fuoco scaturito nell'ospedale di Granada i suoi malati</div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-4242524102200145462024-03-08T02:15:00.000-08:002024-03-08T02:15:45.718-08:00Fermati 1 minuto. L'imperativo del verbo "amare"<p style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></p><p style="text-align: justify;"><i>Marco 12,28-34</i></p><p style="text-align: justify;"><i>28 Allora si accostò uno degli scribi che li aveva uditi discutere, e, visto come aveva loro ben risposto, gli domandò: «Qual è il primo di tutti i comandamenti?». 29 Gesù rispose: «Il primo è: Ascolta, Israele. Il Signore Dio nostro è l'unico Signore; 30 amerai dunque il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua mente e con tutta la tua forza. 31 E il secondo è questo: Amerai il prossimo tuo come te stesso. Non c'è altro comandamento più importante di questi». 32 Allora lo scriba gli disse: «Hai detto bene, Maestro, e secondo verità che Egli è unico e non v'è altri all'infuori di lui; 33 amarlo con tutto il cuore, con tutta la mente e con tutta la forza e amare il prossimo come se stesso val più di tutti gli olocausti e i sacrifici». 34 Gesù, vedendo che aveva risposto saggiamente, gli disse: «Non sei lontano dal regno di Dio». E nessuno aveva più il coraggio di interrogarlo.</i></p><p style="text-align: justify;"><b>Commento</b></p><p style="text-align: justify;">La questione decisiva posta dallo scriba è in che cosa consista il cuore della legge. La risposta di Gesù riassume tutto il suo insegnamento e diventa il modello al quale fare riferimento per la vita. L'amore verso Dio è il primo grande comandamento e il suo naturale riflesso è l'amore verso il prossimo: l'uno e l'altro nel totale dono di sé. </p><p style="text-align: justify;">Dio è unico, ma non è solitario. Dio è comunione, del Figlio con il Padre, nello Spirito Santo. Dio è comunione dei redenti nel Figlio; e la comunione con Dio è il destino della stessa creazione, che "aspetta con impazienza la manifestazione dei figli di Dio" (Rm 8,19). Lo "Shemà, Israel" (Dt 6,4-9) richiamato da Gesù, diventa nel vangelo svelamento dell'intima relazione tra unicità e comunione, definendo il nostro rapporto con Dio e con il prossimo. </p><p style="text-align: justify;">Il cuore dell'uomo è stato creato per amare e come afferma Sant'Agostino (<i>Confessioni, I,1.1</i>) è inquieto finché non riposa in Dio, ovvero nell'Amore. E così si esprime Dio con Caterina da Siena: "L’anima non può vivere senza amore, sempre vuole avere qualche cosa da amare, poiché è costituita d'amore avendola Io per amore creata" (Caterina da Siena, <i>Dialogo della Divina Provvidenza, 51</i>). </p><p style="text-align: justify;">L'amore di Dio unifica le nostre facoltà e ne esprime il massimo potenziale; siamo infatti chiamati ad amarlo con tutta la mente, con tutto il cuore e con tutte le nostre forze (v. 30). Amare Dio significa anche amare tutto ciò che egli ama. </p><p style="text-align: justify;">La prima parola dello "Shemà" - "Ascolta" - attesta che questo amore sovrabbondante può essere riversato nel nostro cuore solo a partire dall'ascolto; non è semplicemente frutto di un nostro sforzo di volontà ma è lo stesso amore dello Spirito, che ama attraverso di noi, e al quale possiamo attingere nella misura in cui il nostro cuore si apre a Dio. </p><p style="text-align: justify;">Il dono di sé è un sacrificio superiore a qualsiasi olocausto, e a questo ci esorta anche l'apostolo Paolo: "Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, a presentare i vostri corpi in sacrificio vivente, santo, gradito a Dio; questo è il vostro culto spirituale" (Rm 12,1). Siamo chiamati a farci come Cristo altare, oblazione e fuoco sacrificale. A bruciare d'amore in lui. </p><p style="text-align: justify;">Il nuovo comandamento del vangelo supera quello della legge antica: dobbiamo amare il prossimo non solo come noi stessi (Lv 19,18), ma come Gesù ci ha amati (Gv 15,12). Questa è la differenza tra l'essere vicini al regno di Dio ed esserne parte.</p><p style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></p><p style="text-align: justify;">Colma i nostri cuori del tuo amore, Signore; affinché possiamo donarci a te e agli uomini come sacrificio a te gradito, nel vincolo dell'unità. Amen.</p><p style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</p><p style="text-align: justify;"></p><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiCdz-yM8OqDI6Y_gmJNu_1ncU5pqI8s1SGr59kg5BOo5AgbqNqfeD0KTrfqWsRcbRm5hLcl5kO23xw_5sox9ky79uI_CDwlbArZd1z4gW-WlgELCbVKet7KeGNBxcAZgg3kLvDNYCnUA/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjiCdz-yM8OqDI6Y_gmJNu_1ncU5pqI8s1SGr59kg5BOo5AgbqNqfeD0KTrfqWsRcbRm5hLcl5kO23xw_5sox9ky79uI_CDwlbArZd1z4gW-WlgELCbVKet7KeGNBxcAZgg3kLvDNYCnUA/" width="240" /></a></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-24466869646972262452024-03-07T03:58:00.000-08:002024-03-07T03:58:37.509-08:00Perpetua e Felicita, prime martiri cristiane e la concezione dell'aldilà nella chiesa antica<div style="text-align: justify;">Le chiese cattolica, anglicana, luterana e veterocattolica celebrano oggi la memoria di Perpetua e Felicita, giovani martiri cristiane a Cartagine nell'anno 203.</div><div style="text-align: justify;">Perpetua e Felicita facevano parte di un gruppo di catecumeni imprigionati a Cartagine durante la persecuzione di Settimio Severo. La loro <i>Passio </i>è uno dei testi più commoventi dell'antichità cristiana. Essa ci rivela la consapevolezza con cui i martiri si preparavano a ricevere la morte: secondo la loro stessa testimonianza, infatti, la fonte della loro forza e della loro fierezza non era altro che il Cristo che viveva e soffriva con loro e in loro.</div><div style="text-align: justify;">Perpetua, giovane di famiglia patrizia, era madre di un bambino ancora in fasce quando fu arrestata. Felicita, invece, che era una schiava, era incinta. Tre giorni prima del martirio Felicita diede alla luce una bambina e mentre soffriva nel travaglio del parto, un carceriere le disse: «Se ora soffri così, cosa farai quando sarai gettata alle fiere?». Ma essa rispose: «Adesso sono io che soffro, ma là sarà un altro a soffrire per me dentro di me, perché anch'io ora soffro per lui».</div><div style="text-align: justify;">Perpetua, a sua volta, quando ricevette il battesimo in carcere scrisse: «Lo Spirito di Dio mi ha ispirato di impetrare dall'acqua nient'altro che la saldezza della carne nelle sofferenze del martirio». Morirono martiri a Cartagine nel 203. La loro popolarità fu subito enorme, e i loro nomi aprono l'elenco dei martiri nominati nel Canone romano.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Il racconto della <i>Passio</i> di Perpetua e Felicita</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">La <i>Passio</i> che racconta del martirio è ritenuta dagli studiosi immediatamente successiva agli eventi. Un tempo attribuita a Tertulliano è, invece, oggi attribuita ad un cristiano anonimo della comunità di Cartagine.</div><div style="text-align: justify;">Il racconto si compone di tre parti. La prima è una relazione fatta forse da un diacono o da un notaio della Chiesa di Cartagine sui compagni di prigionia e di martirio della santa; la seconda, che è quella scritta dalla stessa martire Perpetua, contiene il suo diario durante la prigionia; la terza espone il racconto del suo martirio, fatto da quello stesso che scrisse la prima parte. E questa ultima parte si chiude con la testimonianza preziosa che la seconda parte fu scritta di propria mano dalla stessa Perpetua. In questa descrizione viene narrato tutto ciò che accadde dal momento della cattura di lei e degli altri cristiani fino al giorno del martirio; e contiene il racconto delle visioni da lei avute durante la sua prigionia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nella prima di queste visioni, dopo la solita formula <i>et ostensum est mihi hoc</i>, Perpetua ci racconta di avere visto una scala lunga fino al cielo, attorniata da armi diverse e custodita da un dragone. Essa non aveva coraggio di salire, ma Satiro, suo compagno, le fece animo e subito salì e giunse in un bellissimo giardino, dove vide un vecchio venerando con capelli del tutto bianchi, che stava mungendo. Appena che la vide, le fece cenno di avvicinarsi, e poi che essa si fu avvicinata, il vecchio le diede un pezzetto di latte coagulato (<i>sicit buccella</i>) che essa ricevette a mani giunte sulle labbra, mentre tutti gli altri personaggi che si trovavano in quel giardino dicevano: Amen. Dopo di che Perpetua dice di essersi svegliata e di esserle rimasta in bocca una dolcezza che mai aveva provato. Queste ultime parole contengono una allusione evidente all'Eucaristia.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">«Dopo alcuni giorni da questa visione, -prosegue essa a dire -, mentre stavamo tutti a pregare, sfuggì dalle mie labbra il nome di Dinocrate, nome di mio fratello minore morto da poco all'età di sette anni per un cancro sulla faccia. Io, prosegue, mi meravigliai come fino allora non mi fossi mai ricordata di lui e me ne pentii, e tutti insieme ci ponemmo a pregare per lui. Poco dopo ebbi un'altra visione: e vidi Dinocrate che usciva da un luogo tenebroso, tutto pallido in volto con sopra una terribile ferita che lo deformava. Egli era tutto mesto ed abbattuto, e andava qua e là vagando inquieto come chi soffre una gran pena. Fra me e lui v'era una profonda divisione, cosicché io non poteva aiutarlo in nessun modo. In quello stesso luogo dove egli stava vi era pure una fontana e pareva che Dinocrate avesse un'ardente sete poiché cercava di bere ma non poteva, perché l'orlo della vasca era molto alto ed egli invece piccolo di statura. Allora capii che egli si trovava in luogo di pena. E così mi svegliai e pensai subito al fratello che soffriva, ma confidai che le mie preghiere fossero a lui di sollievo; e subito ci ponemmo a pregare per lui sino a quando ci portarono all'anfiteatro in una nuova prigione per aspettare il giorno in cui si celebrava la festa di Geta figlio dell'imperatore». La terza visione avvenne dopo alcuni giorni dall'altra ed è la seguente: «Mi si presentò dinanzi il medesimo luogo dell'altra volta, però interamente trasformato, risplendente di luce e in ameno giardino; e Dinocrate allegro e contento che saltava qua e là vestito di candide vesti. La fontana di quel giardino aveva l'orlo molto abbassato e in essa Dinocrate continuamente si rinfrescava (<i>et vidi Dinocratem refrigerantem</i>), mentre sul margine della fontana stessa vi era una fiale d'oro ripiena di acqua. Allora, conclude Perpetua, mi ridestai e compresi che Dinocrate era stato tolto dalla pena e che godeva la beatitudine eterna».</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Certamente in tutta l'antica letteratura cristiana non abbiamo un altro documento che parli più chiaramente della fede in uno stato ultraterreno di espiazione, delle preghiere per il suffragio delle anime dei defunti e della validità di queste preghiere.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Per approfondire: <a href="https://societasanglicana.blogspot.com/2019/11/le-preghiere-per-i-defunti-dalle.html">Le preghiere per i defunti dalle catacombe alla teologia evangelica</a></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg8QdlfdVpDOBAYXiD2SujCjmGSeILt5qoUcYiwEQ6ySZVVdDl9X57tt4rnnhv9S7TNU9QCcZ4Y8DcLGnw3ZhhggeNZjS0w4S_GS1VQV15CR2XgiDDD37uflSO3cfNnYhZIPG8XN8aes05tcAbZKD1MAcLf6-bUUbkl5k3iGhtuu9gfpM6FElIzfdWfum0" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="310" data-original-width="620" height="160" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEg8QdlfdVpDOBAYXiD2SujCjmGSeILt5qoUcYiwEQ6ySZVVdDl9X57tt4rnnhv9S7TNU9QCcZ4Y8DcLGnw3ZhhggeNZjS0w4S_GS1VQV15CR2XgiDDD37uflSO3cfNnYhZIPG8XN8aes05tcAbZKD1MAcLf6-bUUbkl5k3iGhtuu9gfpM6FElIzfdWfum0" width="320" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-1996957406302049742024-03-07T01:57:00.000-08:002024-03-07T01:57:52.170-08:00Fermati 1 minuto. La guardia affidabile del palazzo<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Luca 11,14-23</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>14 Gesù stava scacciando un demonio che era muto. Uscito il demonio, il muto cominciò a parlare e le folle rimasero meravigliate. 15 Ma alcuni dissero: «È in nome di Beelzebùl, capo dei demòni, che egli scaccia i demòni». 16 Altri poi, per metterlo alla prova, gli domandavano un segno dal cielo. 17 Egli, conoscendo i loro pensieri, disse: «Ogni regno diviso in se stesso va in rovina e una casa cade sull'altra. 18 Ora, se anche satana è diviso in se stesso, come potrà stare in piedi il suo regno? Voi dite che io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl. 19 Ma se io scaccio i demòni in nome di Beelzebùl, i vostri discepoli in nome di chi li scacciano? Perciò essi stessi saranno i vostri giudici. 20 Se invece io scaccio i demòni con il dito di Dio, è dunque giunto a voi il regno di Dio.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>21 Quando un uomo forte, bene armato, fa la guardia al suo palazzo, tutti i suoi beni stanno al sicuro. 22 Ma se arriva uno più forte di lui e lo vince, gli strappa via l'armatura nella quale confidava e ne distribuisce il bottino.</i></div><div style="text-align: justify;"><i>23 Chi non è con me, è contro di me; e chi non raccoglie con me, disperde.</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">A Dio è sufficente un dito per sconfiggere Satana. Quello stesso dito che scrisse i comandamenti sulle tavole in pietra della legge interviene ora a liberare l'uomo dalla schiavitù alla quale è sottoposto dal Maligno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù non minimizza l'azione del diavolo, definito "forte e ben armato" (v.21). Non è un nemico che possiamo sconfiggere confidando in noi stessi, ma ricorrendo alla grazia di Cristo: questi è capace di vincerlo e di "distribuire il suo bottino". </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In questo episodio del Vangelo di Luca l'uomo muto diventa immagine dell'incapacità di relazionarsi con il prossimo e con Dio. Quando il cuore si converte al vangelo, l'uomo pone al servizio del regno di Dio tutti quei beni e quelle facoltà che fino a prima erano degli idoli che lo rendevano schiavo. La guardia del suo "palazzo", la custodia della sua vita e dei suoi talenti, non sono più affidate alle potenze di questo mondo. Tutto è al sicuro nelle mani di Dio, e il "bottino" sottratto al Maligno è ora distribuito con generosità (v. 22).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Quando siamo liberati dai lacci del male la nostra lingua si scioglie nella lode del Signore. Per questo l'accusa mossa a Gesù di scacciare i demòni per opera del capo dei demòni è del tutto illogica: “Nessuno può dire: Gesù è il Signore, se non nello Spirito Santo” (1 Cor 12,3). </div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Guardiamoci, dunque, dall'errore di coscienza, spesso dettato dall'invidia, che fa vedere il male laddove c'è il bene. Gesù dichiara che chi non è con lui è contro di lui, ma poco dopo farà un'affermazione del tutto speculare, dicendo che chi non è contro di lui è con lui (Lc 11,23). Le parole di Gesù sono un invito all'unità nel suo nome, perché "ogni regno diviso in se stesso va in rovina" (v. 17). Lasciamo dunque che la grazia ci apra gli occhi per vedere lo Spirito di Dio in azione in ogni scorcio di bontà e di bellezza.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Stendi la tua mano Signore, e liberaci da ogni male; affinché affrancati dalla grazia possiamo magnificare la tua gloria. Amen.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVvTxdLAlQOmVMuqautTfZUFocq8juaQhwi89tB-hja6aGVzxezqnrc9-C48IUG29tiqzyhBEeJ_B2WkyhBOIvNoCVUW7sw_0FF8k2cfv-_VwY_BeWF9o6fA36qLF_b0nmJLY9B8zu4K0/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEjVvTxdLAlQOmVMuqautTfZUFocq8juaQhwi89tB-hja6aGVzxezqnrc9-C48IUG29tiqzyhBEeJ_B2WkyhBOIvNoCVUW7sw_0FF8k2cfv-_VwY_BeWF9o6fA36qLF_b0nmJLY9B8zu4K0/" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-78385536887875605242024-03-06T02:30:00.000-08:002024-03-06T02:30:44.652-08:00Aborto come norma costituzionale. Le considerazioni degli evangelici francesi<div style="text-align: justify;"><b><i>Evangelici francesi preoccupati per il fatto che l'aborto sia passato da essere una "misura eccezionale" al "vertice della gerarchia normativa"</i></b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il recente voto in Francia che ha introdotto l'accesso all'aborto nella costituzione è stato considerato un momento storico con implicazioni globali. Tuttavia, il lungo dibattito che ha preceduto questa decisione ha evidenziato una divisione nella società francese riguardo alla questione dell'IVG, rivelando che non tutti sono favorevoli a garantire l'aborto come diritto fondamentale.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In particolare, il Consiglio degli Evangelici in Francia (CNEF), rappresentante di numerose chiese evangeliche, ha manifestato forte disapprovazione verso la decisione finale. Essi richiamano i principi della legge sull'aborto introdotta da Simone Veil nel 1975, sottolineando il suo intento di considerare l'aborto come un'opzione estrema per situazioni senza soluzione, piuttosto che una pratica da normalizzare. Simone Veil stessa aveva avvertito sull'importanza di mantenere l'aborto come un'eccezione, per evitare di incoraggiarne la pratica e preservare il valore della vita umana.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il CNEF si preoccupa del fatto che la modifica costituzionale metta la libertà delle donne di ricorrere all'aborto al di sopra di altri principi, eliminando il criterio del disagio e trasformando l'IVG da una misura eccezionale in un diritto costituzionale. Questo solleva preoccupazioni sulla libertà di coscienza del personale medico e sull'erosione della libertà di espressione e opinione, poiché diverse opinioni su questo argomento possono coesistere in una società democratica.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Nonostante le loro obiezioni, gli evangelici ribadiscono il loro impegno per la santità della vita umana e chiedono al governo di garantire alternative all'aborto, insieme al rispetto delle diverse scelte delle donne. Desiderano che le loro comunità siano luoghi di accoglienza e sostegno per tutte le donne, indipendentemente dalla scelta che fanno.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Allo stesso tempo, il Comitato Protestante per la Dignità Umana, anch'esso formato da cristiani evangelici, respinge la costituzionalizzazione dell'aborto, definendola una conseguenza di un "dogma politico" in Francia. Nonostante la maggior parte della popolazione sia a favore di questa modifica, evidenziata da sondaggi, rimane una controversia su questo tema, con implicazioni legali, morali e politiche.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In conclusione, mentre la Francia si muove per sancire l'aborto come un diritto costituzionale, le posizioni divergenti all'interno della società sollevano importanti questioni etiche e sociali che richiedono un dialogo aperto e un impegno per il rispetto dei diritti e delle convinzioni di tutti i cittadini.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>- Fonte: Evangelical Focus</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: center;"><i><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhz3Xm8tJxRknw7nHqSYr6jpolZRLId9I2IT4S1zZr7ct8jS4xv417omHe5I6lvxLNvLJayB8BQNnmtT2pbg_czVYOT-CLGebSA-xtYfxZRanfKnvyE3vU7dqiItDlMRcZCjNy8XK2LQ9mVN-WycDgIrtMw37qsqFrS083SNYVSnB7tkUj_w0aybDQA_5s" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="529" data-original-width="940" height="180" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/a/AVvXsEhz3Xm8tJxRknw7nHqSYr6jpolZRLId9I2IT4S1zZr7ct8jS4xv417omHe5I6lvxLNvLJayB8BQNnmtT2pbg_czVYOT-CLGebSA-xtYfxZRanfKnvyE3vU7dqiItDlMRcZCjNy8XK2LQ9mVN-WycDgIrtMw37qsqFrS083SNYVSnB7tkUj_w0aybDQA_5s" width="320" /></a></div></i></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.comtag:blogger.com,1999:blog-2111999756131627021.post-27713364867713313682024-03-06T02:10:00.000-08:002024-03-06T02:10:39.711-08:00Fermati 1 minuto. Il codice dell'amore<div style="text-align: justify;"><b>Lettura</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div><div style="text-align: justify;"><i>Matteo 5,17-19</i></div><div style="text-align: justify;"><i><br /></i></div><div style="text-align: justify;"><i>17 Non pensate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non son venuto per abolire, ma per dare compimento. 18 In verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà neppure un iota o un segno dalla legge, senza che tutto sia compiuto. 19 Chi dunque trasgredirà uno solo di questi precetti, anche minimi, e insegnerà agli uomini a fare altrettanto, sarà considerato minimo nel regno dei cieli. Chi invece li osserverà e li insegnerà agli uomini, sarà considerato grande nel regno dei cieli.</i></div></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Commento</b></div><div style="text-align: justify;"><b><br /></b></div><div style="text-align: justify;">Lo <i>iota</i> è la nona lettera dell'alfbeto greco, corrispondente alla decima dell'alfabeto ebraico (<i>jod</i>), che è la più piccola. Il termine greco <i>keraia</i>, tradotto con "segno", significa "corno", "apice" e indica probabilmente il piccolo segno aggiunto a scopo decorativo a numerose consonanti dell'alfabeto ebraico. Il senso delle parole di Gesù è che nessun particolare della legge potrà essere trascurato, ma dovrà giungere a compimento.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù è un ebreo osservante, ma allo stesso tempo fa nuove tutte le cose: riafferma i dieci comandamenti, ma li arricchisce con il "discorso della montagna"; osserva il Sabato, ma non si esime in quel giorno dal compiere miracoli e guarigioni; difende la purità rituale del Tempio, scacciando venditori e cambiavalute, ma proclama il nuovo culto "in spirito e verità"; celebra la Pasqua ebraica, ma con la sua Croce inaugura la nuova Pasqua, della quale l'antica era solo una prefigurazione.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il "compimento" di cui si proclama artefice Gesù è il realizzarsi delle profezie antiche; egli non solo porta a perfezione la legge morale ma realizza in se stesso l'incarnazione della legge cerimoniale, simbolo del suo sacrificio pieno, perfetto e sufficiente, realizzato sulla croce.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Il riferimento alla legge e ai profeti è presente, poco più avanti nel Vangelo di Matteo, nell'enunciazione, da parte di Gesù, della "regola d'oro": "'Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge ed i Profeti'" (Mt 7,12).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Gesù afferma l'autorità delle Scritture dell'Antico Testamento come parola di Dio. Ciò implica che il Nuovo Testamento non soppianta l'Antico, ma lo completa e ne spiega il significato. La verità nascosta nelle Scritture ebraiche rimane valida e risplende ora alla luce del vangelo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><i>Natura non facit saltus</i> affermavano gli antichi: la natura non procede per gradini, ma attraverso un piano inclinato, per progressive integrazioni. Così è per alcune pagine dell'Antico Testamento, che possono risultare "scandalose" per l'uomo di oggi, intrise di violenza, inganni, e piene di precetti che fatichiamo a comprendere. Ma c'è una progressività della rivelazione, che conduce fino all'epifania di Cristo.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Coloro che custodiranno e insegneranno la parola di Dio saranno ritenuti grandi nel regno dei cieli (v. 19): "Per questo ogni scriba divenuto discepolo del regno dei cieli è simile a un padrone di casa che estrae dal suo tesoro cose nuove e cose antiche" (Mt 13,52).</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">In Gesù abbiamo la pienezza della rivelazione. Egli non si propone come semplice interprete della Legge ma si colloca al di sopra di essa, come sua fonte. Gesù è la Parola che si è fatta carne (Gv 1,14), per farci conoscere il codice dell'amore, il cui giogo è dolce e il carico leggero.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><b>Preghiera</b></div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">Signore Gesù Cristo, aiutaci a riconoscerti come norma di vita e a conformarci a te, per progredire nell'amore e testimoniare la tua giustizia. Amen.</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;">- Rev. Dr. Luca Vona</div><div style="text-align: justify;"><br /></div><div style="text-align: justify;"><div class="separator" style="clear: both; text-align: center;"><a href="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg26FbSxkN-sICYetqJmcvHAvv8PwPxCle2ROnW8zO1X3uKpuhGTxz6bGVH6qAGk12o6gnyz1S58ZJRsgfmESJ0yH3eLWe5JDcsN6b3x5nNjJ_Kle3jnYuDbiFR0CYumT5qfLDV1aWDAjc/" style="margin-left: 1em; margin-right: 1em;"><img alt="" data-original-height="320" data-original-width="320" height="240" src="https://blogger.googleusercontent.com/img/b/R29vZ2xl/AVvXsEg26FbSxkN-sICYetqJmcvHAvv8PwPxCle2ROnW8zO1X3uKpuhGTxz6bGVH6qAGk12o6gnyz1S58ZJRsgfmESJ0yH3eLWe5JDcsN6b3x5nNjJ_Kle3jnYuDbiFR0CYumT5qfLDV1aWDAjc/" width="240" /></a></div></div>societasanglicanahttp://www.blogger.com/profile/15349163667224714752noreply@blogger.com