È l'attività più impegnativa e nobile della nostra vita. Non è troppo partire anche dal più accurato comportamento umano. Il libro stesso merita di essere intelligentemente scelto e custodito. Molte chiese, nella liturgia, lo incensano e lo baciano.
Il Beato Giuseppe Allamano suggeriva di tenerlo bene, non abbandonato nel disordine, mai trascurato tra altri libri o suppellettili.
Oggi abbiamo a disposizione tante traduzioni e edizioni. La scelta va fatta bene, al di là della veste tipografica invitante.
L'ordine abbraccia anche il tempo per la lettura, che va prestabilito e preparato. Possono avere importanza anche il luogo e la compostezza. esorta Sant'Ambrogio: "Perché non spendi tutto il tempo che puoi sulla Sacra Scrittura? Non sai che è stare con Cristo? Non è forse come fargli visita? Non è mettersi alla sua scuola? Ascoltiamo veramente Cristo quando leggiamo!".
L'attenzione deve concentrarsi in modo particolare nella lettura stessa. La lentezza, la calma, il silenzio sono fattori decisivi, sia per la lettura privata che per quella liturgica. Quando Gesù guidò la Lectio Divina a Nazaret "gli occhi di tutti erano fissi su di lui" (Luca 4,20).
Scrive Atanasio nella Vita di Sant'Antonio, Padre del Deserto: "Era così attento alla lettura delle Scritture che nulla gli sfuggiva. Ricordava tutto; al posto dei libri aveva la memoria." (La Vita di Antonio, Prologo, 3)
Tutto questo avvia verso l'ASCOLTO che è l'atteggiamento complessivo di fronte alla Parola. L'ascolto è soprattutto un atteggiamento interiore. Comprende anche la purezza del cuore ("Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio" Mt 5,8), la semplicità ("Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli" Mt 11,25) e la docilità allo Spirito e alla Chiesa. L'ascolto è l'anima mariana: "Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica" (Lc 8,21); "Maria, da parte sua, serbava tutte queste cose meditandole nel suo cuore." (Lc 2,19); "Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto" (Lc 1,38).
L'ascolto esprime bene al fede. A Dio che rivela è dovuta l'obbedienza della fede (cfr. Rm 16,26), con la quale l'uomo si abbandona a Dio tutt'intero liberamente, prestandogli il pieno ossequio dell'intelletto e della volontà e acconsentendo alla rivelazione data lui (cfr. Dei Verbum, 5).
Dio è Parola. Nulla è troppo per metterci a sua disposizione!
- Rev. Dr. Luca Vona, Eremita ✠