Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 21 febbraio 2020

Pier Damiani. Dotto eremita e riformatore della Chiesa

Nei calendari romano e ambrosiano si fa oggi memoria di Pietro (Pier) Damiani, eremita e vescovo nell'XI secolo. Pietro nacque a Ravenna nel 1007. Rimasto orfano in tenera età, egli compì gli studi classici a Faenza e a Parma grazie all'aiuto del fratello Damiano, del quale, in segno di riconoscenza, assumerà il suo secondo nome. Cresciuto in mezzo ai fermenti dell'eremitismo sviluppatisi attorno alla figura di Romualdo, Pietro entrò non ancora trentenne nell'eremo di Fonte Avellana, di cui in seguito divenne priore e per il quale scrisse anche una regola. 

Negli anni avellaniti egli compose tra l'altro la Vita del beato Romualdo, documento di fondamentale importanza per la conoscenza degli ideali monastici nell'XI secolo. Uomo di straordinario vigore, tendente all'estremo in tutte le sue attività, egli riuscì a contemperare nella propria vita una forte passione per la vita solitaria, di cui è forse il più convinto teorizzatore in occidente, e un impegno ecclesiale e politico che lo portò a girare l'Europa per fungere da paciere in situazioni difficili fra papi, vescovi, monaci e regnanti di ogni sorta. Pier Damiani si batté dapprima con parole veementi per la riforma dei costumi corrotti del clero; poi, eletto vescovo di Ostia e cardinale attorno al 1057, si mostrò un uomo capace di misericordia e di perdono, capace di accondiscendere alle debolezze altrui al fine di ricomporre i conflitti e acquietare le tensioni.

Pur rinunciando al cardinalato dopo pochi anni per ritrovare la libertà e la pace, egli non cessò di compiere missioni conciliatrici ovunque ve ne fosse bisogno. Morì a Faenza, la notte tra il 22 e il 23 febbraio del 1072, di ritorno dall'ennesima missione a servizio della pace. Le sue spoglie mortali riposano nella cattedrale di Faenza.

Tracce di lettura

Chi darà una fontana di lacrime ai miei occhi? Velatevi, o mie pupille, nel pianto: guai a me che sono caduto!
Le gocce del mare, l'arena del lido, non uguagliano la moltitudine dei miei peccati: essi sono più delle stelle e delle piogge, pesano più delle montagne.
Sono indegno di vedere il cielo coi miei occhi, non merito di pronunciare con le mie labbra il nome di Dio. Mi sforzo al pianto, ma il cuore resta di pietra. Insisto nella preghiera, ma lo spirito si perde altrove. Cerco la luce, ed ecco giungono le tenebre della mia mente perversa. Io piango questa mia povera anima ferita: tu che morendo annientasti l'impero della morte, risuscitala! Per le tue viscere di misericordia, ti prego: liberami dai lacci del peccato. Merito sdegno: largiscimi perdono, o fonte di pietà. Fammi sempre obbediente ai tuoi comandi, e guidami alla vita celeste, tu che con il Padre e con lo Spirito santo tutto disponi nelle nostre vite. (Pier Damiani, Carmi )

- Dal Martirologio ecumenico della comunità monastica di Bose

Pier Damiani (1007-1072)