Le chiese ortodosse ricordano oggi Barsanufio il Grande e Giovanni il Profeta, monaci vissuti nel VI secolo nel deserto di Gaza.
Barsanufio, d’origine egiziana, recatosi nella regione di Gaza, si costruì una cella presso il monastero guidato da abba Serido; dopo alcuni anni la cedette a Giovanni il Profeta, per ritirarsi in un’altra dove visse nella totale reclusione fino alla morte.
Anche Giovanni visse da recluso. I due monaci, attraverso la lotta interiore sostenuta dalla preghiera incessante, divennero uomini di comunione con Dio e con gli uomini. La fama della loro santità attirò molti; Barsanufio e Giovanni rispondevano alle richieste fatte loro pervenire attraverso lettere, che confluirono in una raccolta, preziosissimo tesoro di insegnamenti sulla vita spirituale.
Non sempre è possibile distinguere le lettere di risposta scritte da Barsanufio da quelle redatte da Giovanni il Profeta ma, come essi stessi dicevano, “il Dio di Barsanufio e di Giovanni è lo stesso” (Lettera 224). Il cammino di questi due reclusi ci mostra come chi lotta per trovare la pace nelle profondità del suo cuore giunge alla comunione con tutte le creature.
Tracce di lettura
Domandò uno dei padri al grande anziano: «Ti prego, padre, dimmi come si acquista l'umiltà».
Rispose Barsanufio: «Come acquistare l'umiltà perfetta, lo ha insegnato il Signore dicendo: "Imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete riposo per le vostre anime" (Mt 11,23); se vuoi dunque acquistare il perfetto riposo, impara cosa egli ha sopportato e sopporta, recidi in tutto la tua volontà, poiché egli ha detto: "Sono disceso dal cielo a fare non la mia volontà, ma la volontà del Padre mio che è nei cieli" (Gv 6,38). Questa è l'umiltà perfetta: il portare ingiurie e insulti e tutto quello che patì il nostro maestro Gesù».
(Barsanufio e Giovanni, Lettera 150)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose