In quel tempo Gesù prese a dire: «Io ti rendo lode, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e agli intelligenti, e le hai rivelate ai piccoli. Mt, 11,25
Teofilo di Kiev (1788-1853) |
Il 10 novembre gli ortodossi e i greco-cattolici celebrano la memoria di Teofilo di Kiev (alla nascita Thomas Andreevich Gorenkovsky, 1788-1853), Ieromonaco (monaco e prete) e "Folle per Cristo".
Figlio di un prete ortodosso nella città di Makhnovka, provincia di Kiev, la Vita racconta che dopo la sua nascita, Thomas non voleva nutrirsi del latte materno, ma non rifiutava il cibo magro (rape e carote bollite). Ciò terrorizzò sua madre, superstiziosa, e lei tentò tre volte di annegare il bambino, il quale fu miracolosamente salvato. All'età di sette anni, Thomas divenne orfano e si diede al vagabondaggio, soggiornando anche presso diversi parenti. Questa esperienza forse predeterminò la sua futura vocazione di "Folle per Cristo" (jurodivyj), successivamente alla tonsura monacale ricevuta nel 1821.
Questa particolare forma di ascetismo - che si richiama a da 1 Corinzi 4,10-13 e 1 Corinzi 1,27-28 - è presente da secoli nella Chiesa ortodossa ed è attestata già dai Padri del Deserto agli inizi della cristianità.
Ancora oggi presenti sul territorio russo, i "Folli in Cristo" o "Stolti in Cristo" si aggirano per le città vestiti di stracci, mortificando il corpo attraverso digiuni e lunghe veglie e dormendo all'aperto o nelle case di chi offre loro ospitalità.
Il loro comportamento differisce a seconda delle situazioni: se mentre sono in mezzo alla folla simulano pazzia e trattano a male parole chiunque, ricco o povero (credendo che approcciandosi in diversa maniera si allontanino dal volere di Dio), in privato sono calmi e assennati e non disdegnano di offrire aiuto, il più delle volte sotto forma di consiglio, a chi si rivolge loro.
Ritenuti dalle credenze popolari capaci di miracoli e di prevedere il futuro, sono trattati con il più profondo rispetto da ogni fascia sociale della popolazione e molto spesso venerati già in vita. In certi casi sono anche oggetto di pubblico disprezzo (quest'ultimo talvolta da essi ricercato come ulteriore mezzo di ascesi).
La Vita racconta del dono di profezia e miracoli di Teofilo. Molte persone si rivolgevano all'anziano per ricevere consigli e benedizioni. È noto che Teofilo fece erigere croci nel futuro sito della costruzione del Deserto della Trasfigurazione e del Monastero Ionico. Gli viene attribuita la previsione della comparsa del monastero femminile Pokrovsky a Glubochitsa (fondato 36 anni dopo la sua morte, dalla granduchessa Alexandra Petrovna).
Il beato Teofilo di Kiev cavalcava un carro trainato da un toro, che a sua volta conosceva la strada dal Monastero delle Grotte di Kiev al deserto di Kitayiv e ritorno.
Secondo la vita, incontrò diverse volte l'imperatore Nikolai Pavlovich, ma rifiutò di benedirlo, dicendo che avrebbe dovuto attraversare le spine e predicendogli la guerra di Crimea, la conseguente sconfitta e la morte.
Teofilo morì nel giorno della memoria del grande martire Paraskeva, il 28 ottobre (9 novembre del Calendario Giuliano) 1853. Nella Vita si parla della previsione di Teofilo della propria morte: "E pensò di presentare una petizione al Re del Cielo perché Praskovia (come chiamava San Martire Paraskeva, verso il quale aveva un rispetto speciale) scavasse una fossa per lui”. Prima della sua morte, preparò tutto il necessario per la sua sepoltura, accese una lampada nella cella, la coprì di incenso e ordinò a uno dei novizi di suonare la campana. La vita riferisce che morì pronunciando il cantico evangelico di Simeone e le parole "Signore, alle tue mani affido il mio spirito".
Rev. Dr. Luca Vona, Eremita