Le chiese protestanti di diverse tradizioni ricordano in questo giorno tre figure emblematiche di pastori, martiri dell'intolleranza religiosa che si è diffusa con grande virulenza in terra persiana a partire dagli anni '80 del XX secolo. Il 2 luglio del 1994 viene ritrovato il cadavere di Tateos Michaelian, pastore della Chiesa evangelica armena, freddato a colpi di pistola da uno sconosciuto; a tre giorni di distanza, analoga sorte subisce il pastore Mehdi Dibaj, della chiesa delle Assemblee di Dio. Si tratta del terzo omicidio nello stesso anno di alti esponenti delle chiese cristiane in Iran: a gennaio, infatti, era stato il vescovo delle Assemblee di Dio Haik Hovsepian Mehr a finire prematuramente i suoi giorni sotto i colpi dei sicari inviati dalle frange più intolleranti della dirigenza islamica iraniana.
Haik Hovsepian Mehr, Tateos Michaelian e Mehdi Dibaj (+ 1994) |
Tutti e tre i pastori evangelici, iraniani di nascita, erano stati a diverse riprese minacciati a motivo della loro fede cristiana. Mehdi Dibaj, accusato fin da giovane di aver apostatato dalla religione dei suoi padri, aveva trascorso più di dieci anni in prigione, e la sua vicenda sembrava ormai doversi concludere con la condanna a morte nel dicembre del 1993, sentenza poi sospesa dietro pressione della comunità internazionale.
La loro gioiosa e ferma adesione alla fede in Cristo, e il loro rifiuto di abbandonare nel momento della prova il gregge loro affidato, hanno fatto di queste tre figure un simbolo del senso che può assumere la permanenza pacifica dei cristiani in terre che umanamente sembrerebbero ormai non riservare loro alcun futuro.
Tracce di lettura
Gesù Cristo è il nostro salvatore ed egli è il Figlio di Dio. Conoscere questo significa conoscere la vita senza fine. Io che sono un inutile peccatore, ho creduto nella sua amata persona e in tutti i fatti che la riguardano contenuti negli evangeli, e ho consegnato la mia vita nelle sue mani.
Ora la mia vita è soltanto un'occasione datami per servirlo; la morte non sarà altro che un modo più efficace per dimorare con Cristo. Perciò non solo provo soddisfazione a essere in prigione per onore del suo santo Nome, ma sono pronto a dare la mia vita per amore di Gesù, mio Signore, entrando così anticipatamente nel suo regno, al quale accedono i suoi eletti.
Possa l'ombra della magnanimità divina e la mano benedicente e sanante del Padre posarsi e rimanere per sempre su di voi. Amen.
(M. Dibaj, Dichiarazione alla Corte islamica al momento della condanna).
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose