Lettura
Matteo 13,54-58
54 e venuto nella sua patria insegnava nella loro sinagoga e la gente rimaneva stupita e diceva: «Da dove mai viene a costui questa sapienza e questi miracoli? 55 Non è egli forse il figlio del carpentiere? Sua madre non si chiama Maria e i suoi fratelli Giacomo, Giuseppe, Simone e Giuda? 56 E le sue sorelle non sono tutte fra noi? Da dove gli vengono dunque tutte queste cose?». 57 E si scandalizzavano per causa sua. Ma Gesù disse loro: «Un profeta non è disprezzato se non nella sua patria e in casa sua». 58 E non fece molti miracoli a causa della loro incredulità.
Meditazione
Ciò che è facilmente accessibile è di solito reputato di scarso valore. Così è per la predicazione e i miracoli di Gesù compiuti nella sua patria e così è per il vangelo in quelle terre cristianizzate da decine di secoli.
Quando la professione della fede costava ai martiri persecuzioni, torture e una morte terribile il cristianesimo era una minoranza religiosa che generava frutti di santità e di reale conversione. Nel momento in cui ottenne il riconoscimento e l'appoggio del potere politico, divenendo religione di Stato, molti animi si raffreddarono, molte conversioni divennero un fatto esteriore, un automatismo, nel necessario adeguamento al principio del cuius regio, eius religio: "di chi è il regno, di lui sia la religione", ovvero i sudditi seguano la religione del loro governante. In quel contesto si sviluppò il monachesimo egiziano, con i cristiani più intransigenti che si stabilivano nel deserto, lontano dalla città, per recuperare l'autenticità del messaggio evangelico.
Anche oggi, nella nostra stanca Europa, ma potremmo dire in tutti i paesi di lunga tradizione cristiana, l'accoglienza di Gesù è spesso pigra, fredda e pervasa di incredulità. Per certi versi anche a ragione; ci si chiede: quanto hanno cambiato in meglio la nostra civiltà oltre duemila anni di cristianesimo? La nostra storia, anche quella specificamente cristiana, è piena di pagine buie e ignominiose.
Ma se il vangelo non è riuscito a trasformare le nostre vite, la società, il nostro mondo, è perchè lo abbiamo dato "per scontato", come un qualcosa di "familiare" alla nostra cultura, "geneticamente" presente in essa, ma proprio per tale ragione non lo abbiamo preso sul serio. Se le nostre vite non cambiano, se il nostro mondo non cambia, se il Signore non opera tra noi molti miracoli, è per la nostra incredulità.
Ogni giorno, siamo chiamati ad accogliere il vangelo come parola nuova, parola profetica, capace di mettere in discussione le nostre esistenze, che si sentono naturalmente - ma sono spesso solo nominalmente - "imparentate con Cristo".
Non dimentichiamo le parole di Gesù rivolte a coloro che si ritenevano salvi in quanto "figli di Abramo": «Fate dunque frutti degni di conversione, e non crediate di poter dire fra voi: Abbiamo Abramo per padre. Vi dico che Dio può far sorgere figli di Abramo da queste pietre» (Mt 3,8-9).
Preghiera
Signore, aiutaci a cogliere la portata del tuo messaggio profetico, affinché possa radicalmente trasformare le nostre vite e, attraverso di esse, portare la tua benedizione all'intera umanità. Amen.