COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA DOMENICA DOPO L'ASCENSIONE
Colletta
O Dio, re della gloria, che hai esaltato il tuo unico figlio Gesù Cristo con grande trionfo nel regno dei cieli; ti supplichiamo di non lasciarci senza conforto, ma di mandare il tuo Santo Spirito a consolarci e ad esaltarci nello stesso posto in cui ci ha preceduti il nostro Salvatore Gesù Cristo, che vive e regna con te e con lo Spirito Santo, unico Dio, per tutti i secoli dei secoli. Amen.
Letture
1 Pt 4,7-11; Gv 15,26-27;16,1-4
Commento
Nell'attesa del suo ritorno, come Signore del tempo che porta a compimento tutte le cose Gesù non ci lascia soli ma ci promette il Consolatore.
I credenti ne hanno bisogno, perché lo Spirito di verità, sarà con loro mentre imperverseranno la violenza e la menzogna: "chiunque vi ucciderà crederà di rendere culto a Dio" (Gv 16,2).
Questa è "la loro ora", in cui le forze ostili al vangelo, che hanno messo a morte colui che ha vinto la morte, crederanno di poter ancora cambiare la storia, che invece è ormai stata orientata verso la liberazione finale nel Cristo veniente.
Tutto l'odio che si era riversato contro Gesù durante la sua vita ora si scatena contro i credenti, ma il Consolatore proclamerà la giustizia di Cristo e assicurerà la condanna della potenza demoniaca che ora domina il mondo.
In questa travagliata attesa i cristiani sono chiamati a distinguersi - come esorta Pietro nella sua prima lettera - per moderazione e sobrietà. La loro vita è proiettata verso Dio e verso le necessità del prossimo, nella dedizione alla preghiera (1 Pt 4,7) e all'ospitalità (1 Pt 4,9), all'accoglienza, al servizio degli altri, secondo la grazia ricevuta dallo Spirito.
Due sono i grandi ministeri che distinguono gli apostoli: "chi parla... con parole di Dio", dedicandosi alla predicazione e "chi esercita un ufficio", ovvero chi esercita la diakonìa, che si esplica nel servizio ai poveri.
Gesù ci chiama a rendergli testimonianza (Gv 15,26-27) in una laboriosa attesa; possiamo farlo nei tempi, nei luoghi, nei modi che appartengono al nostro specifico stato di vita nel mondo, che è poi il carisma che ci è stato assegnato. Tutti siamo chiamati, in modo diverso, a eccellere nella carità (1 Pt 4,8).
- Rev. Dr. Luca Vona