Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 5 maggio 2021

Fermati 1 minuto. Il buon agricoltore

Lettura

Giovanni 15,1-8

1 «Io sono la vera vite e il Padre mio è il vignaiolo. 2 Ogni tralcio che in me non porta frutto, lo toglie e ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto. 3 Voi siete già mondi, per la parola che vi ho annunziato. 4 Rimanete in me e io in voi. Come il tralcio non può far frutto da se stesso se non rimane nella vite, così anche voi se non rimanete in me. 5 Io sono la vite, voi i tralci. Chi rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla. 6 Chi non rimane in me viene gettato via come il tralcio e si secca, e poi lo raccolgono e lo gettano nel fuoco e lo bruciano. 7 Se rimanete in me e le mie parole rimangono in voi, chiedete quel che volete e vi sarà dato. 8 In questo è glorificato il Padre mio: che portiate molto frutto e diventiate miei discepoli.

Commento

L'immagine di Dio come agricoltore (questo il senso della parola greca georgos qui tradotta con "vignaiolo") è frequente nell'Antico testamento, a significare il suo prendersi cura del suo popolo (Is 5,1-7; Ger 2,21; Ez 15,2; 17,5-10; 19,10; Os 10,1). In alcuni passaggi dei libri storici e profetici Dio, di fronte all'infedeltà di Israele, minaccia di "sradicare" la sua vite e gettarla lontano a seccare, ma sempre promette di tenersi un piccolo resto.

Vi è un gioco di parole in questo testo giovanneo, tra i termini greci traducibili rispettivamente con "togliere" (airo) e "purificare" (kathairo), tagliare e mondare. Quando Dio interviene, richiamando il suo popolo e il singolo credente all'umiltà e all'obbedienza, non si tratta di una cieca azione dettata dall'ira: egli pota le sue piante perché se ne prende cura amorevolmente e ne segue la crescita e lo sviluppo da vicino. 

Tra il momento in cui Dio semina e quello in cui raccoglie c'è dunque l'azione della sua provvidenza cosicché non solo raccoglie ciò che egli stesso ha seminato (contrariamente a quanto affermato dal servo inetto della parabola dei talenti; Mt 25,24), ma anche ciò che ha pazientemente coltivato.

Il nostro compito è dunque semplicemente quello di abbandonarci alla sua azione amorevole; di qui l'insistenza di Gesù a rimanere in lui come il tralcio nella vite (v. 5): il verbo "rimanere" (meno) viene ripetuto dieci volte in sette versetti.

Dimorare in Cristo significa essere radicati e fondati nell'amore, come esorta l'apostolo Paolo rivolgendosi agli Efesini (Ef 3,17), vivere l'abbandono fiducioso a questo amore e lasciarsi pervadere dalla sua linfa, farlo germogliare in noi, finché il "buon agricotore" non deciderà di coglierne i frutti maturi.

Preghiera

Signore, un tralcio piantato a terra non porta alcun frutto; concedici di restare radicati e fondati in te per compiere le buone opere che tu stesso ci hai chiamato a fare e giungere alla maturità dell'amore. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona