La venerazione di un santo è determinata soprattutto dall'ideale evangelico che attraverso la sua figura viene trasmesso di generazione in generazione. Solo così si può comprendere la straordinaria importanza di Andrea, primo folle per Cristo della chiesa bizantina.
Le notizie storiche su di lui sono contraddittorie, fino a far dubitare della sua esistenza. Egli fu forse originario della Scizia, ed era uno schiavo. Secondo il suo agiografo, un certo Niceforo presbitero di Santa Sofia, fu educato dal suo padrone che lo volle suo segretario. Poi, ancora giovanissimo e in maniera improvvisa, Andrea diede chiari segni di follia. Il padrone lo fece incatenare presso la chiesa di Sant'Anastasia, ma inutilmente: era ormai inziata la vicenda del più amato folle per Cristo di Costantinopoli. Da quel momento, egli vivrà simulando un tale degrado esteriore da far ribrezzo persino agli animali; faceva questo, secondo la tradizione, per poter servire gli uomini nell'umiltà e nel nascondimento.
Visionario, affascinato dal futuro ultimo dell'uomo, Andrea esprime con la vita e con numerosi dialoghi la sua attesa del regno e il giudizio che il compiersi dei tempi profetizzato nelle Scritture proietta sulla storia. Lo accompagna spesso come interlocutore Epifanio, personaggio ben dotato di senno, che diverrà patriarca di Costantinopoli. A differenza del suo predecessore di Emesa, Simeone il Folle, Andrea non simula tanto la follia per smascherare i peccati di quanti incontra, ma dedica piuttosto tutta la sua vita a indicare un mondo invisibile, una sapienza «altra». Forse per questo è molto amato dai monaci bizantini, che gli dedicheranno una miriade di piccole chiese ubicate nei luoghi più impensabili.
Nella chiesa russa la memoria di Andrea è legata alla festa della Protezione della Madre di Dio, da lui profetizzata in una delle sue più celebri visioni.
Tracce di lettura
Alcuni devoti gli offrivano denaro di loro volontà e non perché egli ne chiedesse. Egli accettava di buon grado, pregando per i donatori. In una giornata poteva ricevere dai venti ai trenta oboli. Ora, Andrea conosceva un nascondiglio dove si radunavano i mendicanti; accostatosi, come per gioco, si sedette in mezzo a loro e cominciò a giocare con gli oboli, perché la sua attività spirituale non fosse riconosciuta. Quando un povero cercò di prenderglieli, gli diede uno schiaffo: allora gli altri, per vendicare il loro compagno, lo presero a bastonate. Simulando la fuga egli gettò via tutti gli oboli. Così, quello che un mendicante riusciva a trovare era suo guadagno.
(Niceforo, Vita di Andrea il Folle)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose