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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
lunedì 31 maggio 2021
Fermati 1 minuto. Beata colei che ha creduto
domenica 30 maggio 2021
Il vento soffia dove vuole
sabato 29 maggio 2021
Per l'Alleanza Evangelica Italiana siamo tutti "sessualmente anormali"
- sul fatto di delegare alla magistratura il compito di definire quando c'è di mezzo un reato,
- sul clima di intimidazione culturale che potrebbe crearsi contro chi non condivide le teorie di genere,
- sul investitura della scuola pubblica del compito di "educare al pensero LGBT" restrigendo il pluralismo e la responsabilità dei genitori.
venerdì 28 maggio 2021
Fermati 1 minuto. Non solo foglie, ma frutti di giustizia
Andrea il Folle. Perdere la testa per Cristo
giovedì 27 maggio 2021
Fermati 1 minuto. Gettare via il mantello
Paul Gerhardt, padre dell'innografia luterana
mercoledì 26 maggio 2021
Filippo Neri. La gioia rende saldo il cuore
Fermati 1 minuto. Il "premio" immeritato
Chi di noi non vorrebbe la garanzia di un posto privilegiato accanto a Gesù? Forse saremmo anche disposti ad accettare le tribolazioni di questa vita, a "bere il calice" del Signore, come Giacomo e Giovanni professano di essere disposti a fare (v. 38). Allora la beatitudine eterna ci appare come un "premio" che ci spetta di diritto, magari a scapito di altri, che riteniamo meno "meritevoli".
Agostino di Canterbury e l'evangelizzazione degli Angli
Statua di Agostino, Cattedrale di Canterbury |
martedì 25 maggio 2021
Fermati 1 minuto. Un cuore libero per ricevere il centuplo
Beda il Venerabile. Leggere la storia con gli occhi di Dio
lunedì 24 maggio 2021
Fermati 1 minuto. La Chiesa, generata sotto la croce
- Rev. Dr. Luca Vona
John e Charles Wesley, iniziatori del Metodismo
domenica 23 maggio 2021
Se uno mi ama... noi verremo a lui
venerdì 21 maggio 2021
Fermati 1 minuto. Dal voler bene al dono di sé
Lettura
Giovanni 21,15-19
15 Quand'ebbero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro: «Simone di Giovanni, mi ami tu più di costoro?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci i miei agnelli». 16 Gli disse di nuovo: «Simone di Giovanni, mi ami?». Gli rispose: «Certo, Signore, tu lo sai che ti amo». Gli disse: «Pasci le mie pecorelle». 17 Gli disse per la terza volta: «Simone di Giovanni, mi ami?». Pietro rimase addolorato che per la terza volta gli dicesse: Mi ami?, e gli disse: «Signore, tu sai tutto; tu sai che ti amo». Gli rispose Gesù: «Pasci le mie pecorelle. 18 In verità, in verità ti dico: quando eri più giovane ti cingevi la veste da solo, e andavi dove volevi; ma quando sarai vecchio tenderai le tue mani, e un altro ti cingerà la veste e ti porterà dove tu non vuoi». 19 Questo gli disse per indicare con quale morte egli avrebbe glorificato Dio. E detto questo aggiunse: «Seguimi».
Commento
Nell'epilogo del Vangelo di Giovanni assistiamo alla riabilitazione della figura di Pietro. Gesù gli chiede una triplice professione di amore, a riparazione del suo triplice rinnegamento. La sezione presenta l'utilizzo di due sinonimi del verbo "amare": filéo e agapáo; la prima indica il voler bene di Pietro a Gesù; la seconda esprime il dono totale di sé.
Il nome che Gesù utilizza per riferirsi a Pietro non è Cefa ("roccia") ma «Simone, figlio di Giona»; l'attenzione è posta non sul carisma che gli era stato affidato, ma sulla sua fallibile umanità. Gesù interpella la nostra debolezza perché l'umiltà è il primo passo per trovare la riconciliazione.
Gesù non chiede a Pietro quanto ha pianto il suo rinnegamento, quanto ha fatto penitenza, ma quanto egli lo ama. Solo l'amore rende accettabile ogni espressione di pentimento. A chi ha molto amato sarà molto perdonato (Lc 7,47).
Gesù accompagna la triplice domanda a Pietro con l'esortazione a occuparsi dei suoi agnelli e delle sue pecore.
Il ruolo di nutrire il gregge era affidato usualmente a un sottoposto del pastore, in questo caso viene a indicare la devozione nel servizio al Signore. Il primo dovere di coloro che Gesù pone a guida della sua Chiesa è di insegnare la parola di Dio. L'amore verso Cristo si dimostra prendendosi cura del popolo che egli si è acquistato per mezzo del suo sangue.
Due volte Gesù chiede a Pietro se lo ama (con il verbo agapáo), se è capace del dono totale di sé. Ma egli, memore della sua caduta, non se la sente di promettere qualcosa che va oltre le proprie capacità e professa semplicemente la sua filìa, il suo umano voler bene a Gesù. La terza volta Gesù si pone al suo livello e gli chiede proprio se gli vuole bene (con il verbo filéo ); è allora che lo accoglie per quello che egli è, con i suoi limiti, le sue fragilità confessate apertamente. Proprio su di queste si innesterà la grazia soprannaturale rendendo capace Pietro di compiere il suo ministero, fino alla testimonianza estrema con il dono della vita.
Gesù rinnova a Pietro l'esortazione che fu rivolta agli apostoli al principio della loro chiamata: «Seguimi!» (v. 19). Pietro non è respinto per essere venuto meno alla sua fedeltà durante la passione, ma è riconfermato nella fede e nell'amore, affinché anch'egli possa confermare a sua volta i suoi fratelli. Solo l'umile consapevolezza di essere peccatori riconciliati può renderci buoni ministri del vangelo.
Preghiera
Vieni in soccorso, Signore, alla fragilità del nostro amore, per renderci capaci di donare generosamente le nostre vite nella testimonianza del vangelo. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
I 7 monaci trappisti dell'Atlas. Martiri del dialogo interreligioso
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
giovedì 20 maggio 2021
Fermati 1 minuto. "Voglio che siano con me"
Nil Sorskij, riformatore del monachesimo russo
mercoledì 19 maggio 2021
Dunstan di Canterbury e la bellezza di Dio
La Chiesa anglicana celebra oggi la memoria di Dunstan di Canterbury, monaco e arcivescovo primate della chiesa d'Inghilterra. Dunstan era nato nei pressi di Glastonbury, forse nel 910. Dalle sue biografie non traspare in modo del tutto chiaro se la sua famiglia fosse nobile, o se invece egli sia entrato dopo la sua nascita a far parte dell'importante casata del vescovo di Winchester. Ad ogni modo, fu quest'ultimo ad avviarlo alla vita monastica, spingendolo a entrare nell'abbazia benedettina di Glastonbury. Uomo di grande cultura e amante della bellezza, Dunstan si dedicò da monaco a diverse attività artistiche come la decorazione di manoscritti, la composizione di musica sacra e la lavorazione dei metalli preziosi. Nel 943 il nuovo re del Wessex lo nominò abate di Glastonbury e si avvalse della sua grande cultura per avviare la rinascita del monachesimo in tutto il paese. Da abate Dunstan promosse lo studio e l'amore per l'arte in diversi monasteri, organizzando una riforma che sarà portata a compimento quando egli verrà eletto arcivescovo di Canterbury sotto il re Edgardo. Anche se a partire dal 970 Dunstan perderà l'appoggio del re, non verrà comunque meno il suo impegno di predicatore, di maestro e di animatore del monachesimo, ed egli è ricordato dagli agiografi per il discernimento e l'energia con cui guidò sino alla fine la diocesi di cui era stato fatto pastore.
Dunstan di Canterbury (ca 910-988) |