Huguenot, termine in origine dispregiativo e di etimo incerto, divenne attorno alla metà del XVI secolo il modo in cui venivano chiamati i protestanti francesi di tendenza calvinista. Il protestantesimo si era diffuso tra la nobiltà e la borghesia francesi nella prima metà del XVI secolo. Il calvinismo, eccetto che in piccole zone, si diffuse meno nelle campagne ma ebbe una certa diffusione presso alcuni ceti popolari delle città, in particolar modo i lavoranti di professioni nuove e innovative per l'epoca (tipografi, vetrai, stampatori, barbieri...), nonché tra la nobiltà provinciale.
La notte di San Bartolomeo è il nome con il quale è passata alla storia la strage compiuta nella notte tra il 23 e il 24 agosto 1572 dalla fazione cattolica ai danni degli ugonotti a Parigi in un clima di rivincita indotto dalla battaglia di Lepanto e dal crescente prestigio della Spagna. La vicenda è nota anche come strage di San Bartolomeo o massacro di San Bartolomeo.
Il massacro ebbe luogo a partire dall'ordine di Carlo IX di uccidere l'ammiraglio Gaspard de Châtillon, ferito pochi giorni prima in un attentato, e altri esponenti protestanti. Il contesto erano le nozze fra la sorella del re, Margherita di Valois (la nota "regina Margot"), e il protestante Enrico IV di Borbone, re di Navarra e futuro re di Francia, considerate un atto di riconciliazione tra cattolici e protestanti, in occasione delle quali erano confluiti a Parigi migliaia di ugonotti.
François Dubois (1529–1584), Il massacro di San Bartolomeo |
La fazione cattolica facente capo ai duchi di Guisa e appoggiata dal re, dal fratello Enrico (poi Enrico III) e dalla regina madre Caterina de' Medici, nella notte tra il 23 e 24 agosto scatenò la caccia agli ugonotti convenuti in città.
Sembra che il segnale d'inizio della strage fosse fissato dallo scoccare delle 3 di mattina delle campane della chiesa di Saint-Germain-l'Auxerrois, vicina al Louvre, dove molti dei nobili protestanti abitavano. Lo stesso Enrico di Guisa guidò gli armati che si recarono all'Hotel de Béthizy, dove soggiornava l'ammiraglio ferito. Il de Coligny fu ucciso nel suo letto e scaraventato dalla finestra; i corpi degli uccisi, trascinati per le strade, furono ammassati nel cortile del Louvre.
Parte della popolazione, scoperta la strage al mattino, partecipò ai massacri che durarono diversi giorni, incoraggiati dai preti che incitarono a sterminare anche gli studenti stranieri e i librai, considerati tutti protestanti. Molti cadaveri furono gettati nella Senna, come quello del de Coligny, poi ripescato, evirato e impiccato.
L'eccidio divenne indiscriminato, estendendosi ad altri centri urbani e alle campagne e durando diverse settimane. Secondo le stime moderne morirono tra 5.000 e 30.000 persone, compresi donne e bambini. A nulla valse l'ordine, giunto dal re il 24 agosto, di cessare immediatamente gli omicidi: la strage proseguì, diventando - secondo una definizione diffusa - «il peggiore dei massacri religiosi del secolo» e macchiando il matrimonio reale con il nome di «nozze vermiglie».
A lungo la tradizione storiografica ha ritenuto che la strage fosse stata organizzata da Caterina de' Medici e dal fratello del re, e avallata dallo stesso Carlo IX, per evitare che una controffensiva dei protestanti colpisse la famiglia reale dopo il tentato omicidio di Coligny. In ciò hanno giocato un ruolo considerazioni nazionalistiche (Caterina era pur sempre considerata una straniera) e la vasta propaganda politica che si mise in moto già subito dopo l'evento. A ogni modo, la strage, colpendo gli ugonotti con l'uccisione di molti nobili influenti e numerosi soldati, segnò una svolta nelle guerre di religione francesi, contribuendo a «imprimere, nelle menti dei protestanti, l'indelebile convinzione che il cattolicesimo fosse una religione sanguinaria e traditrice».
Come conseguenza immediata, la strage provocò l'inizio della quarta guerra di religione. Pose inoltre in discussione gli stessi fondamenti di fedeltà al re, come si vide durante l'assedio de La Rochelle, quando gli assediati invocarono come loro sovrano di diritto Elisabetta d'Inghilterra.
- Fonte: Wikipedia