Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 24 agosto 2020

Fermati 1 minuto. La croce di Cristo, scala verso il Cielo

Lettura

Giovanni 1,45-51

45 Filippo incontrò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti, Gesù, figlio di Giuseppe di Nazaret». 46 Natanaèle esclamò: «Da Nazaret può mai venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi». 47 Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c'è falsità». 48 Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico». 49 Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d'Israele!». 50 Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto il fico, credi? Vedrai cose maggiori di queste!». 51 Poi gli disse: «In verità, in verità vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sul Figlio dell'uomo».

Commento

A dispetto della loro umile condizione i discepoli chiamti a sé da Gesù avevano certamente familiarità con le Scritture, tale da riconoscere che egli è «colui del quale hanno scritto Mosè nella Legge e i Profeti» (v. 45). Essi non tengono per sé questa "scoperta" ma la condividono con gioia con i propri parenti e amici; è il caso, ad esempio di Andrea con il fratello minore Simone e di Filippo con l'amico Natanaèle. Quest'ultimo è comunemente identificato con l'apostolo Bartolomeo, per diverse ragioni. 

In Giovanni 21,2 il suo nome è messo insieme a coloro che erano stati chiamati all'apostolato; mentre il nome di Natanaèle non compare mai nei sinottici, parimenti il nome di Bartolomeo non compare mai in Giovanni, cosa che depone a favore dell'identificazione dell'uno con l'altro; inoltre Bartolomeo è chiaramente un patronimico che significa "figlio di Tolomeo", mentre Natanaèle è un nome proprio.

Natanaèle era certo un uomo pio, che come Simeone e Anna, attendeva "la consolazione d'Israele", ovvero la manifestazione del Messia. Le parole «un Israelita in cui non c'è falsità» (v. 47) lo pongono, come Zaccaria ed Elisabetta tra i giusti al cospetto di Dio. Non indicano l'assenza di peccato, ma l'assenza di ipocrisia, la semplicità di mente e di cuore, che lo rendevano disponibile ad accogliere la Parola di Dio. 

Il suo scetticismo nel ritenere che da Nazaret fosse potuto venire qualcosa di buono era probabilmente dettato dal fatto che questa era una piccola e insignificante cittadina in mezzo alle colline della Galilea e forse anche dalla tendenza dei Giudei del sud a mostrare un certo disprezzo per i Galilei, a causa del loro dialetto e dei più frequenti contatti con i gentili. La risposta di Filippo è lapidaria: «vieni e vedi» (v. 46). 

Natanaèle era avvezzo alla meditazione delle Scritture, cosa che possiamo desumere dall'espressione di Gesù «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto il fico» (v. 48): è questo un semitismo che indica lo studio della Legge, che veniva spesso condotto in un luogo appartato, come un giardino, sotto la frescura di una pianta. Tuttavia la frequentazione e ruminazione assidua delle Scritture è solo il punto di partenza per l'incontro con il Cristo, che può avvenire mediante l'esperienza diretta, dalla sua sequela: "Gustate e vedete quanto è buono il Signore" afferma il salmista (Sal 33,8); e la promessa di Gesù fatta a Natanaèle è di vedere colui che fu prefigurato dalla scala di Giacobbe (Gn 28,12): il mediatore tra la terra e il Cielo, tra Dio e l'umanità. 

Se il primo uomo, Adamo, con il suo peccato, aveva chiuso i cieli alla sua posterità, Gesù, il Figlio dell'uomo, il secondo Adamo, è colui che li apre nuovamente, non solo ad Israele ma a tutta l'umanità. Gli angeli salgono e scengono continuamente per servire coloro che appartengono alla Gerusalemme celeste non per "privilegio etnico" quali figli di Israele, ma in quanto credenti "nei quali non c'è falsità". Costoro divengono testimoni dei tesori celesti, di ciò che supera le loro stesse aspettative.

Il Figlio di Dio è il mediatore attraverso il quale la grazia discende a noi dal Cielo e la nostra anima, liberata dai suoi nemici può ascendervi, gradino dopo gradino, crescendo in santità e giustizia (Lc 1,75).

Preghiera

Signore, tu ci scruti e ci conosci; concedici di cercarti con cuore sincero, nutrendoci della tua parola; chiamaci per nome, affinché seguendoti senza esitazione possiamo contemplare e condividere i tesori del tuo regno. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona