Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 12 agosto 2020

Fermati 1 minuto. Una sinfonia di cuori davanti Dio

Lettura

Matteo 18,15-20

15 Se il tuo fratello commette una colpa, va' e ammoniscilo fra te e lui solo; se ti ascolterà, avrai guadagnato il tuo fratello; 16 se non ti ascolterà, prendi con te una o due persone, perché ogni cosa sia risolta sulla parola di due o tre testimoni. 17 Se poi non ascolterà neppure costoro, dillo all'assemblea; e se non ascolterà neanche l'assemblea, sia per te come un pagano e un pubblicano. 18 In verità vi dico: tutto quello che legherete sopra la terra sarà legato anche in cielo e tutto quello che scioglierete sopra la terra sarà sciolto anche in cielo.
19 In verità vi dico ancora: se due di voi sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve la concederà. 20 Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».

Commento

Spesso ci viene proposto un cristianesimo consistente in una totale sospensione del giudizio e legittimazione di ogni errore in nome del principio di "non giudicare"; invece Gesù ci insegna che si può e si deve riprendere il fratello e che la correzione fraterna, quando fatta con umiltà e discrezione è essa stessa un atto di misericordia.

Se il fratello non ascolterà il nostro consiglio allora potremo tornare da lui accompagnati da due o tre amici. Secondo la legge ebraica per dar forza legale ad un'accusa o dimostrare un reclamo, si richiedevano almeno due testimoni (Dt 19,15) e Gesù, per evitare che nella comunità si facessero ingiustizie o si lanciassero false accuse, adotta la medesima regola.

Il terzo passo da compiere, qualora il fratello continui a non volere ravvedersi è il ricorso alla chiesa. Il termine greco ekklesia, che significa "assemblea", ricorre solo due volte nei Vangeli, qui e in Mt 16,18. In questo contesto si riferisce non alla chiesa universale ma all'assemblea locale, che aveva la facoltà di dirimere le questioni disciplinari. A giudicare è dunque non un vescovo o una singola autorità ecclesiastica, ma la congregazione dei credenti (non esisteva monepiscopato nel periodo apostolico).

Significativa, per comprendere la questione dell'autorità nella chiesa, è la ripetizione in questo passo della frase relativa al potere "di sciogliere e di legare" in precedenza pronunciata nei confronti di Pietro (Mt 16,18), ma ora estesa ai discepoli e a tutta la congregazione guidata dallo Spirito e in armonia con la legge di Cristo.

L'importanza delle piccole comunità, che costituivano la realtà della chiesa primitiva è attestata dal passaggio da un discorso disciplinare a quello relativo all'efficacia della preghiera. Gesù parla letteralmente di una "sinfonia" tra "due che si accordano" (gr. duo sinfonèsosin) che suscita l'ascolto da parte di Dio. Il Signore riduce al minimo indispensabile il numero di credenti che possono radunarsi in preghiera e anche qui il numero di due o tre sembra richiamare quello dei testimoni per la correzione del fratello. 

Gesù non vuole proclamare inutile la preghiera individuale, il cui valore aveva apertamente affermato: «Quando preghi, entra nella tua camera e, chiusa la porta, prega il Padre tuo nel segreto; e il Padre tuo, che vede nel segreto, ti ricompenserà» (Mt 6,6). Sottolinea però l'efficacia di una richiesta fatta nella comunione dei cuori, anche quando ridotta al suo minimo denominatore: due persone.

Per la legge giudaica del tempo di Gesù una sinagoga non poteva essere aperta se vi erano meno di dieci persone. Con queste sue parole il Signore afferma che il piccolo numero delle prime comunità cristiane non deve scoraggiare i credenti dal riunirsi in preghiera. Di più, egli promette di essere in mezzo a loro, come mediatore che intercede presso il Padre, anche quando saranno due o tre.

Il Signore non poteva essere più chiaro relativamente alla forma che deve assumere la sua chiesa nell'esercizio della disciplina e nel culto di adorazione a Dio. Non ci propone una o più persone con un potere derivante da un "vicariato". Non c'è bisogno di un vicario perché egli non è vacante dalla sua chiesa, ne è anzi il capo, mentre questa è il suo corpo vivificato dallo Spirito. La comunità, anche la più piccola, può contare sulla presenza del Risorto; egli è con noi tutti i giorni, fino alla fine del mondo (Mt 28,20).

Preghiera

O Dio, manda il tuo Spirito, affinché possiamo essere un cuore solo nella tua chiesa. La comunione fraterna, nella fede e nella preghiera, ti renda presente in mezzo a noi. Amen.