Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 28 gennaio 2024

Ciò che la sola legge non può dare

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA QUARTA DOMENICA DOPO L'EPIFANIA


Colletta

O Dio, che sai che siamo posti nel mezzo di tanti e grandi pericoli, cui non possiamo far fronte per la fragilità della nostra natura; concedici forza e protezione e liberaci da ogni tentazione. Per Gesù Cristo, nostro Signore. Amen.

Letture

Rm 13,1-7; Mt 8,1-13

Commento

L'evangelista Matteo fa seguire al "discorso della montagna" una serie di miracoli compiuti da Gesù, nel quadro più generale di una sezione narrativa sulla predicazione del regno dei cieli. Dopo essersi manifestato come sommo legislatore, Gesù si presenta nella sua qualità di medico delle anime e dei corpi. 

Uno dei mali che la cultura giudaica riteneva un segno eminente della riprovazione divina era la lebbra. Il primo uomo che Gesù guarisce è proprio un lebbroso, dimostrando che egli può allontanare qualsiasi genere di peccato. Considerata la massima espressione di impurità rituale, la lebbra - per la quale non si conoscevano trattamenti medici - doveva essere diagnosticata da un sacerdote, il quale verificava  anche l'eventuale guarigione del malato. Al sacerdote spettava dunque la diagnosi, ma non la cura. Sanando un lebbroso Gesù dimostra di essere colui che offre ciò che la legge non può dare: la guarigione e la restituzione al servizio di Dio. 

La chiesa deve guardarsi dallo scadere in uno sterile legalismo, zelante nel condannare il peccato e minacciare le sue conseguenze, ma incapace di suscitare conversione e guarigione. Toccando il lebbroso Gesù contravviene alla legge giudaica, ma in questo modo dimostra la sua superiorità ad essa e la sua completa separazione dal peccato, pur dimorando tra i peccatori. Non teme di toccare le nostre piaghe colui che ha sanato la nostra umanità assumendola su di sé. 

Il tocco e la parola di autorità di Gesù - "Lo voglio, sii sanato" (v. 3) - sono sufficienti per suscitare una immediata guarigione. Il miracolo di guarigione del lebbroso mette in guardia da ogni forma di purismo religioso, dalla tentazione di stabilire una barriera tra la santità di Dio e le miserie dell'uomo, di fuggire non solo il peccato ma anche il peccatore. Siamo chiamati invece a pregare per la guarigione dei nostri mali, ma anche di quelli del nostro prossimo, come attesta l'umiltà e la carità del protagonista del successivo racconto di guarigione. 

Con il miracolo compiuto a favore del servo del centurione cominciano ad avverarsi le parole profetiche pronunciate da Simeone alla presentazione di Gesù al tempio, riconosciuto come gloria di Israele ma anche come "luce per illuminare le genti" (Lc 2,32). Le parole del centurione tradiscono infatti la sua appartenenza pagana, dal momento che egli non si ritiene degno di una visita di Gesù, il quale, entrando nella sua casa, si sarebbe esposto all'impurità rituale secondo la legge ebraica. 

Abituato al comando e consapevole dell'autorità di un ordine, al centurione basta la semplice parola di Gesù per avere la certezza della guarigione del suo servo. Con tale attestazione di fede e con l'utilizzo dell'appellativo "Signore" il soldato romano dimostra di riconoscere la sovranità di Cristo e per questa ragione viene annoverato tra i figli di Abramo, padre di coloro che credono. 

Gesù rimprovera l'incredulità di coloro, tra i figli naturali del patriarca, che rifiutano il suo insegnamento di fronte ai prodigi di cui sono stati testimoni. Chi cerca il miracolo per credere non avrà mai "prove" a sufficienza, ma a chi crede e chiede con umiltà nulla sarà negato per la salvezza propria e di quelli che egli ama.

- Rev. Dr. Luca Vona