Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

sabato 27 gennaio 2024

Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 26,1-6

Lettura

Salmi 26,1-6

1 Di Davide.
Il Signore è mia luce e mia salvezza,
di chi avrò paura?
Il Signore è difesa della mia vita,
di chi avrò timore?
2 Quando mi assalgono i malvagi
per straziarmi la carne,
sono essi, avversari e nemici,
a inciampare e cadere.
3 Se contro di me si accampa un esercito,
il mio cuore non teme;
se contro di me divampa la battaglia,
anche allora ho fiducia.
4 Una cosa ho chiesto al Signore,
questa sola io cerco:
abitare nella casa del Signore
tutti i giorni della mia vita,
per gustare la dolcezza del Signore
ed ammirare il suo santuario.
5 Egli mi offre un luogo di rifugio
nel giorno della sventura.
Mi nasconde nel segreto della sua dimora,
mi solleva sulla rupe.
6 E ora rialzo la testa
sui nemici che mi circondano;
immolerò nella sua casa sacrifici d'esultanza,
inni di gioia canterò al Signore.

Commento

Il salmo 26 è costruito quasi su due tavole simmetriche (versetti 1-6 e 7-14): la prima esalta una fiducia gioiosa e intensa nell'azione di Dio, la seconda presenta una fiducia più supplice e tesa. Le due sezioni sono concluse in se stesse, anche se il salmo è stato trasmesso dalla tradizione come un componimento unico. Il filo che le lega è la certezza che il Signore non abbandona quanti lo cercano.

Il salmista esordisce con la consapevolezza dello scatenarsi di un assalto da parte del male, rappresentato come belva che strazia (v. 2) e esercito che assedia (v. 3). Con una espressione analoga Giobbe descrive l'implacabilità dei suoi accusatori che "si saziano" della sua carne (Gb 19,22). Tali parole sono spesso usate per esprimere la calunnia e la diffamazione.

Ma il Signore è luce (v. 1). Dio compare fin dalla prima pagina della Bibbia come autore della luce (Gn 1,3) e il Verbo-luce degli uomini è protagonista della prima pagina del Vangelo di Giovanni (Gv 1,4). Anche nella prima lettera di Giovanni Dio è luce (1 Gv 1,5). La luce è spesso rappresentata come attributo di Dio, della sua legge e della sua parola (Sal 17,29; 35,10; 118,105). Per l'uomo della Bibbia una vita nella luce equivale a benessere e prosperità, quasi anticipo dei beni messianici (Is 9,1). La rovina del malvagio è descritta come assenza di luce (Gb 18,6). La sopravvivenza di Israele e la continuità della discendenza davidica sono presentate con l'immagine della luce o della lucerna che non si spegne (2 Sam 21,17).

Nella sua preghiera il salmista non ha da formulare particolari richieste, ma un unico grande desiderio da soddisfare: restare sempre alla presenza del Signore e vivere in comunione con lui (v. 4).

Il verbo ebraico tradotto come "gustare" (v. 4) significa propriamente "vedere, percepire, contemplare". In questo senso va collegato più che alla "dolcezza" alla "bellezza" del Signore.

L'orante non teme di fronte al pericolo, perché Dio offre al giusto un rifugio (v. 5) come su una rupe alta e imprendibile, riparo inespugnabile anche nel giorno più nero. Forse si vuole alludere concretamente al fatto che nel Tempio di Gerusalemme vigeva il diritto d'asilo.

I "sacrifici di esultanza" (v. 6) designano l'offerta sacrificale, accompagnata da canti e manifestazioni di giubilo, fatta in ringraziamento dei benefici ricevuti. 

- Rev. Dr. Luca Vona