Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 30 gennaio 2024

Fermati 1 minuto. Strappare la salvezza

Lettura

Marco 5,21-34

21 Essendo passato di nuovo Gesù all'altra riva, gli si radunò attorno molta folla, ed egli stava lungo il mare. 22 Si recò da lui uno dei capi della sinagoga, di nome Giàiro, il quale, vedutolo, gli si gettò ai piedi 23 e lo pregava con insistenza: «La mia figlioletta è agli estremi; vieni a imporle le mani perché sia guarita e viva». 24 Gesù andò con lui. Molta folla lo seguiva e gli si stringeva intorno.
25 Or una donna, che da dodici anni era affetta da emorragia 26 e aveva molto sofferto per opera di molti medici, spendendo tutti i suoi averi senza nessun vantaggio, anzi peggiorando, 27 udito parlare di Gesù, venne tra la folla, alle sue spalle, e gli toccò il mantello. Diceva infatti: 28 «Se riuscirò anche solo a toccare il suo mantello, sarò guarita». 29 E subito le si fermò il flusso di sangue, e sentì nel suo corpo che era stata guarita da quel male.
30 Ma subito Gesù, avvertita la potenza che era uscita da lui, si voltò alla folla dicendo: «Chi mi ha toccato il mantello?». 31 I discepoli gli dissero: «Tu vedi la folla che ti si stringe attorno e dici: Chi mi ha toccato?». 32 Egli intanto guardava intorno, per vedere colei che aveva fatto questo. 33 E la donna impaurita e tremante, sapendo ciò che le era accaduto, venne, gli si gettò davanti e gli disse tutta la verità. 34 Gesù rispose: «Figlia, la tua fede ti ha salvata. Va' in pace e sii guarita dal tuo male».

Commento

Rifiutato dai Gadareni, Gesù si sposta sulla riva occidentale del Mare di Galilea e subito viene circondato dalla folla. Un capo della sinagoga gli si avvicina per chiedere la guarigione della figlia, gravemente malata. I capi della sinagoga erano ufficiali che presiedevano il gruppo degli anziani e si occupavano di dettagli amministrativi, come il decidere chi avrebbe letto e pregato le Scritture durante il culto. La posizione era tenuta in alta considerazione.

Per restituire la vita alla figlia che sta morendo, Giàiro si spoglia del ruolo che riveste e si affida completamente a Gesù. L'imposizione delle mani, richiesta da Giàiro è un gesto che ricorre frequentemente nel Vangelo di Marco e serve a trasmettere agli infermi la forza risanatrice.

All'interno di questo episodio se ne incastona un'altro. Quello di una donna affetta da una continua emorragia che oltre a provocarle una lunga sofferenza la rendeva ritualmente impura (Lv 15,25-27); le era impedito ogni atto di culto e ogni contatto con la gente; la sua vita era pertanto privata di una relazione con Dio e con gli uomini. L'insuccesso delle numerose e costose terapie mediche cui si è sottoposta la porta a riporre ogni fiducia nei guaritori. Rispettosa del divieto stabilito dalla legge per la sua impurità rituale, la donna non tocca direttamente Gesù, ma si limita a sfiorarne il mantello.

La domanda di Gesù - «Chi mi ha toccato il mantello?» - non è un rimprovero, né è dovuta a ignoranza, ma alla volontà di far emergere la figura della donna dallo sfondo indistinto della folla, affinché possa dare testimonianza della propria fede. Mentre la donna si prostra davanti a Gesù, riconoscendolo in tal modo come Signore, egli la riconosce come figlia (v. 34), generata dalla fede.

Sia nel caso di Giàiro - il quale chiede a Gesù di imporre le mani alla figlia malata - che nel caso dell'emorroissa viene premiata l'intima convinzione che il contatto fisico con Gesù, per chi crede, ha il potere di guarire. Che sia la fede, che sta dietro il gesto fisico, a causare la guarigione è attestato dalle parole di Gesù: «Figlia, la tua fede ti ha salvata» (v. 34). La donna non viene semplicemente guarita per la sua fede, ma ottiene la salvezza integrale, del corpo e dello siprito.

Gesù accetta di avvicinarsi e si lascia avvicinare da ciò che è considerato ritualmente impuro. Il numero dodici che accomuna le due vicende - la ragazzina morente, dell'età di dodici anni, e l'emorroissa malata da dodici anni - sembra dare volti diversi all'esperienza della fragilità umana, che si manifesta nella malattia e nella morte. La compassione di Gesù è al di sopra delle norme della legge ed egli prende su di sé la sofferenza e l'umiliazione, proprio come il Servo annunciato dal profeta Isaia (Is 52-53).

La donna protagonista di questo miracolo dimostra che anche il minimo contatto con Gesù è sufficiente per "strappargli" la salvezza. Non è indispensabile avere esperienze mistiche, ma anche una fede piccola come un granellino di senape (Mt 17,20) può ristabilire la nostra comunione con Dio e sanare le nostre relazioni con gli uomini.

Preghiera

Suscita in noi, Signore, la fede capace di allontanare ogni timore; affinché possiamo servirti con gioia e glorificare il tuo santo Nome. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona