Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 9 gennaio 2024

Fermati 1 minuto. Che è mai questo?

Lettura

Marco 1,21-28

21 Andarono a Cafarnao e, entrato proprio di sabato nella sinagoga, Gesù si mise ad insegnare. 22 Ed erano stupiti del suo insegnamento, perché insegnava loro come uno che ha autorità e non come gli scribi. 23 Allora un uomo che era nella sinagoga, posseduto da uno spirito immondo, si mise a gridare: 24 «Che c'entri con noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci! Io so chi tu sei: il santo di Dio». 25 E Gesù lo sgridò: «Taci! Esci da quell'uomo». 26 E lo spirito immondo, straziandolo e gridando forte, uscì da lui. 27 Tutti furono presi da timore, tanto che si chiedevano a vicenda: «Che è mai questo? Una dottrina nuova insegnata con autorità. Comanda persino agli spiriti immondi e gli obbediscono!». 28 La sua fama si diffuse subito dovunque nei dintorni della Galilea.

Commento

Cafarnao non viene mai nominata nell'Antico Testamento, ma ricorre in tutti e quattro i Vangeli canonici. Era una prospera cittadina di pescatori, a nord-ovest del Mare di Galilea e Gesù ne fece una sorta di quartier generale dopo il suo allontanamento da Nazaret. In questo episodio del Vangelo di Luca, Gesù si reca alla sinagoga della cittadina per insegnare. 

Mentre i sacrifici si potevano offrire solo al tempio di Gerusalemme, nelle sinagoghe ci si riuniva (e ancora oggi gli ebrei praticanti si riuniscono) ogni sabato per pregare e leggere le Scritture. Le sinagoghe nacquero durante l'esilio babilonese dopo la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte di Nabucodonosor,  ma si diffusero in Israele anche dopo la cattività, come luogo di adorazione e di istruzione. 

Durante il culto sabbatico chiunque tra i presenti poteva prendere la parola. L'accento dell'evangelista è posto non solo sulla natura dell'insegnamento di Gesù - "una dottrina nuova" - ma sui suoi effetti, sulla capacità di "colpire" le coscienze; questo il senso del verbo greco ekplessomai, da plege, "colpo", in cui si riassume, in questo contesto, un'esperienza forte, che lascia il segno. La forza autoritativa dell'insegnamento di Gesù è in diretto contrasto con quella degli scribi; questi, infatti, pur esperti delle Scritture, basavano la loro autorità su quella di altri maestri, mentre l'insegnamento di Gesù è diretto, genuino, capace di interpellare la coscienza dei suoi ascoltatori. 

Come cristiani abbiamo alle nostre spalle un tesoro di oltre duemila anni di riflessione teologica, dagli scritti dei Padri della Chiesa alle speculazioni della Scolastica medievale, dai commentari dei riformatori alle più recenti conquiste della filologia e dell'archeologica biblica. Tutto questo ci aiuta ad accostarci alla Parola, accorcia le distanze tra il nostro tempo e il suo, aiutandoci a comprenderne il senso e il contesto; ma tutto ciò preso di per sé non è sufficiente se non si realizza, mediante la Parola, un incontro personale con Cristo. Anche il diavolo dimostrava di conoscere bene le Scritture mentre tentava Gesù nel deserto, e si rivolgeva a lui chiamandolo Figlio di Dio. Ma un conto è riconoscere Gesù, altra cosa è accogliere Gesù. Questo può realizzarsi per noi solo se sappiamo cercare lo Spirito oltre la lettera. 

L'episodio dell'indemoniato nella sinagoga di Cafarnao e altri esorcismi compiuti da Gesù dimostrano che Satana e i suoi demoni si oppongono a lui durante tutto il suo ministero, culminato con la croce. Gesù trionfa sempre sugli inutili sforzi del maligno, dimostrando la sua vittoria ultima con la risurrezione. I demoni sono perfettamente consapevoli che loro e Gesù appartengono a due regni completamente differenti (v. 24). 

L'autorità di Cristo è confermata tanto dalla forza della sua predicazione quanto dai miracoli che l'accompagnano. Questo stretto legame tra le due attività, particolarmente evidente nel Vangelo di Marco, rappresenta l'intimo disegno del suo piano di salvezza, che consiste nella vittoria su Satana e nella liberazione delle anime dal male. 

Lo spirito che tormenta l'indemoniato di Cafarnao - definito "impuro" per la sua natura contraria a Dio -dimostra di sapere da dove viene Gesù e lo riconosce come "santo di Dio". Questo dovrebbe essere sufficiente per tenerci al riparo da ogni concezione "gnostica" del cristianesimo: anche il maligno sa chi è Cristo, ma non sarà il semplice riconoscerlo come tale a donarci la salvezza: «se non vi convertite, perirete tutti allo stesso modo» (Lc 13,3). 

Il modo in cui Gesù libera l'indemoniato genera stupore nei presenti: nessun "incantesimo", nessuna lunga preghiera; sono per lui sufficienti poche parole, semplici e dirette: «Taci! Esci da quell'uomo». Questa liberazione non si realizza in modo pacifico: lo spirito impuro si allontana dall'uomo "straziandolo e gridando forte" (v. 26). La liberazione dai "demoni" che ci tengono legati alle nostre paure può avvenire per noi in maniera sofferta, ma la Parola di Dio ci salva e ci restituisce a Cristo se sappiamo accoglierla con fede.

Preghiera

Liberaci, Signore, dall'oppressione e da ogni laccio del maligno, affinché restituiti alla libertà dei figli di Dio possiamo gioire per il tuo annuncio di salvezza. Amen.

Rev. Dr. Luca Vona