Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 27 marzo 2024

Il maestro sufi al-Ḥallāğ. «Non c'è più differenza, perché Tu sei me»

All'alba del 27 marzo 922, muore decapitato il maestro sufi al-Ḥallāğ , dopo una notte intera passata in agonia su di un patibolo a forma di croce. Nativo del villaggio persiano di Tūr, Hūsayn ibn Mansūr al-Ḥallāğ era stato educato da giovane nelle scuole coraniche e sufi della sua terra.
Uomo di temperamento forte, al-Ḥallāğ decise di rompere ogni legame col proprio passato per darsi alla predicazione itinerante di una Verità che, pur non posseduta, lo accompagnava ormai come un tormento. Dopo diverse peregrinazioni attraverso l'oriente, al-Ḥallāğ si stabilì a Baghdad e decise di iniziare un pellegrinaggio interiore nel proprio cuore, vera dimora di Dio. La sua identificazione amorosa con l'Amato, meta di ogni sufi, lo portò a formulare insegnamenti ritenuti fortemente sovversivi, fino alla celebre affermazione: «Io sono la Verità», con la quale, lungi dal proclamarsi l'incarnazione di Allāh, egli voleva semplicemente ricordare che solo chi fa totalmente spazio in sé all'Altro può giungere a proclamare l'unità divina e il nome ineffabile di Dio. Ma il suo invito al pellegrinaggio interiore fu inteso come una condanna del pellegrinaggio alla Mecca, pilastro della religione islamica, e al-Ḥallāğ fu condannato a morte.
Nella sua Passione, narrata in modo straordinario dai suoi discepoli, egli poteva così consumare la propria ricerca di Dio, facendo totalmente spazio nella propria vita alla presenza divina nel sacrificio di sè per amore. Come hanno giustamente rilevato alcuni maestri cristiani del nostro tempo, la memoria di al-Ḥallāğ e della sua passione d'amore per l'Unico è uno dei messaggi antidolatrici più forti che la storia delle religioni abbia offerto all'intera umanità.

Tracce di lettura

Ti fa posto il mio cuore tutto intero,
lì non c'è spazio per cosa creata.
Tra la pelle e le ossa Ti trattengo,
che ne sarà di me se mai Ti perdo?
Il Tuo Spirito s'è impastato col mio,
come l'ambra col muschio odoroso.
Se qualcosa Ti tocca, mi tocca:
non c'è più differenza, perché Tu sei me.
I pellegrini vanno alla Mecca, e io da Chi abita in me,
vittime offrono quelli, io offro il mio sangue e la vita.
C'è chi gira attorno al Suo tempio senza farlo col corpo,
perché gira attorno a Dio stesso, che dal rito lo scioglie.
Ho visto il mio Signore con l'occhio del mio cuore,
Gli ho chiesto: «Chi sei?», m'ha detto: «Tu!».
Il Tuo «dove» non appartiene al «dove»,
ché in Te nessun «dove» esiste.
Né c'è un'immagine da immaginare
che ci faccia scoprir dove Tu sei.
Tu sei Colui che contiene ogni «dove»
fino al «non-dove»: e dove mai sei Tu?
Nel mio estinguermi s'estingue l'estinzione
e nella mia estinzione T'ho trovato
(al-Ḥallāğ , Dīwān)

- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose