Oggi la chiesa cattolica d'occidente e la chiesa luterana ricordano i quaranta martiri di Sebaste (la cui memoria è celebrata dalle chiese d'oriente il 9 marzo e dalla chiesa armena il sabato dopo la metà della quaresima).
La dodicesima legione dell'esercito romano era accampata agli inizi del IV secolo nella cittadina armena di Sebaste. Di fronte all'ordine dell'imperatore Licinio, il quale aveva comandato a tutti i militi romani di offrire sacrifici agli dei, quaranta soldati opposero un fermo rifiuto, a motivo della loro fede cristiana. Immediatamente processati, essi furono condannati a morire di freddo, dopo esser stati lasciati completamente nudi su di un lago gelato dal rigore dell'inverno.
La vicenda dei quaranta martiri di Sebaste fu presto narrata e proposta come esempio di testimonianza comunitaria resa a Cristo fino al dono della vita. Nell'iconografia tradizionale si sottolinea l'aiuto reciproco che i quaranta martiri si prestarono gli uni agli altri di fronte alla morte ormai certa.
Secondo la tradizione, fu Emmelia, madre di Basilio di Cesarea, a far costruire la prima chiesa dedicata alla loro memoria, che si estese rapidamente a tutte le chiese cristiane.
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sabato 9 marzo 2024
I quaranta martiri di Sebaste
Tracce di lettura
Quand'ebbero udito la sentenza, si levarono con gioia sino all'ultimo indumento, e corsero verso la morte che li attendeva nel lago gelato, esortandosi l'un l'altro come per la condivisione d'un bottino: «Non è di abiti comuni che ci siamo spogliati, bensì dell'uomo vecchio, quello che si corrompe nei piaceri illusori.
Ti ringraziamo, Signore, perché con queste vesti abbiamo deposto il peccato. Eravamo stati rivestiti a causa del serpente, ora siamo spogliati a motivo di Cristo. Cosa daremo in cambio al Signore che per primo si è spogliato per noi? Rude è l'inverno, ma com'è dolce il paradiso! Doloroso il gelo, ma com'è piacevole la consolazione! Sopportiamolo un poco, e sarà il seno di Abramo a riscaldarci».
(Basilio di Cesarea, Omelia 19)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose