Lettura
Salmi 27
1 Di Davide.
A te grido, Signore;
non restare in silenzio, mio Dio,
perché, se tu non mi parli,
io sono come chi scende nella fossa.
2 Ascolta la voce della mia supplica,
quando ti grido aiuto,
quando alzo le mie mani
verso il tuo santo tempio.
3 Non travolgermi con gli empi,
con quelli che operano il male.
Parlano di pace al loro prossimo,
ma hanno la malizia nel cuore.
4 Ripagali secondo la loro opera
e la malvagità delle loro azioni.
Secondo le opere delle loro mani,
rendi loro quanto meritano.
5 Poiché non hanno compreso l'agire del Signore
e le opere delle sue mani,
egli li abbatta e non li rialzi.
6 Sia benedetto il Signore,
che ha dato ascolto alla voce della mia preghiera;
7 il Signore è la mia forza e il mio scudo,
ho posto in lui la mia fiducia;
mi ha dato aiuto ed esulta il mio cuore,
con il mio canto gli rendo grazie.
8 Il Signore è la forza del suo popolo,
rifugio di salvezza del suo consacrato.
9 Salva il tuo popolo e la tua eredità benedici,
guidali e sostienili per sempre.
Commento
Nel Salmo 27 si leva un grido indirizzato a un cielo muto e a un Dio silenzioso. A lanciare questo appello è un uomo circondato da empi e malfattori, da ipocriti e perversi. Eppure, l'orante è certo che nonostante la sua apparente indifferenza e la vergognosa situazione della società, Dio prima o poi apparirà a ripagare secondo le loro opere i peccatori (v. 4). La certezza è tale che nel finale il salmo muta radicamente tonalità e dal versetto 6 il grido del giusto si trasforma in canto di ringraziamento, perché il Signore, forza e scudo (v. 7), è intervenuto a difesa di tutte le vittime, del suo popolo e del suo re.
Il primo versetto, nel testo originale, definisce Dio "mia roccia", espressione ricorrente nei Salmi (cfr. 17,3; 18,15) e immagine che possiamo applicare a Gesù, "pietra scartata dai costruttori" che è diventata "testata d'angolo" (Sal 117,22; Mt 21,42).
Il silenzio di Dio esprime nella Bibbia tutta la tragicità della situazione dell'uomo abbandonato a se stesso, in balìa dei nemici e delle conseguenze del suo peccato. La fossa nella quale il salmista teme di sprofondare se Dio non risponderà al suo grido di aiuto è, nella ricca simbologia biblica, sinonimo dello sheol, il regno oscuro dei morti. La risposta attesa da Dio è probabilmente quella dell'oracolo trasmesso nel Tempio, mediante un sacerdote.
Come più volte nei salmi di lamentazione la supplica si muta in un inno di ringraziamento per l'avvenuto esaudimento da parte del Signore (vv. 6-7), comunicato attraverso l'oracolo nel Tempio.
Negli ultimi due versetti del Salmo - probabilmente aggiunti in epoca successiva come adattamento liturgico - l'aiuto e la salvezza sono invocati dall'intero popolo di Dio. Il "consacrato" (v. 8) è l'"unto del Signore", il re. In ottica cristiana il Salmo trova il suo pieno compimento in Gesù, "figlio di Davide", nel cui sacrificio la comunità dei credenti vede esaudita la propria richiesta di salvezza.
- Rev. Dr. Luca Vona