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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
domenica 31 marzo 2024
Il destino ultimo dell'uomo
sabato 30 marzo 2024
La potenza del sepolcro vuoto
venerdì 29 marzo 2024
L'amore che si abbassa a toccare le nostre ferite
giovedì 28 marzo 2024
I 50 anni dell'Alleanza Evangelica Italiana. Una prospettiva storica (Parte I)
Fermati 1 minuto. L'umiltà che rende puri
mercoledì 27 marzo 2024
Meister Eckhart e la nascita di Dio nell'anima
- L'anima è fatta per un bene così grande ed alto, che essa non può in alcun modo trovare riposo, ed è sempre infelice, finché non giunge, sopra ogni modo, a quel bene eterno che è Dio, per il quale essa è fatta.
- L'uomo che si è distaccato da se stesso, è così puro che il mondo non può sopportarlo.
- Non si deve cercare niente, né conoscenza né scienza, né interiorità né devozione né pace, ma soltanto la volontà di Dio.
- Tutto sarebbe donato a chi rinunciasse a se stesso assolutamente, anche per un solo istante.
Meister Eckhart (1260-1328) |
Il maestro sufi al-Ḥallāğ. «Non c'è più differenza, perché Tu sei me»
Fermati 1 minuto. Sono forse io, Signore?
martedì 26 marzo 2024
Giovanni di Dalyatha. «I miei occhi bruciano di te»
Giovanni, chiamato anche Saba o il «Vegliardo», nacque nella seconda metà del VII secolo nel villaggio di Ardamust, a nord-ovest di Mossul. Egli fu iniziato allo studio delle Scritture nella scuola del suo villaggio, quindi frequentò il monastero di Apnimaran e, intorno all'anno 700, divenne monaco nel monastero di Mar Yozadaq. Dopo sette anni, si ritirò in solitudine sulla montagna di Dalyatha, forse nei pressi dell'Ararat, e da essa prese il nome.
Negli anni di solitudine, Giovanni approfondì la propria vita spirituale e si esercitò nell'arte della contemplazione, imparando a discernere l'intimo legame tra la creazione e il Creatore, e alimentando il proprio spirito grazie all'incontro quotidiano con la natura e i suoi simboli. Malgrado la lontananza dai suoi simili, egli non perse mai quei tratti di profonda umanità che caratterizzeranno tutti i suoi insegnamenti.
Raggiunto da alcuni discepoli, Giovanni mise per iscritto i frutti della sua profonda esperienza interiore. Influenzato dalle opere di Evagrio, di Macario, di Dionigi Areopagita e di Gregorio di Nissa, egli sottolineò tuttavia in modo ancor più radicale rispetto ai suoi maestri come il grado più elevato della vita cristiana sia quello della carità e dell'amore.
Giovanni morì in una data imprecisata, in quella solitudine in cui più che a fuggire il mondo aveva imparato ad amare ogni creatura.
Fermati 1 minuto. Ed era notte
lunedì 25 marzo 2024
Annunciazione del Signore. «Salve, sposa mai sposata!»
Oggi è rivelato il mistero che è da tutta l'eternità:
Fermati 1 minuto. L'amore che si fa profezia
domenica 24 marzo 2024
Tutta l'umanità di fronte al suo sguardo
venerdì 22 marzo 2024
Fermati 1 minuto. Sappiate e conosciate
giovedì 21 marzo 2024
Nicola di Flüe, patrono della Svizzera
Thomas Cranmer, padre della riforma anglicana
Fermati 1 minuto. Vedere oltre
mercoledì 20 marzo 2024
Serapione di Thmuis. "Voi santificate il deserto"
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Fermati 1 minuto. Liberi perché autentici
Lettura
Giovanni 8,31-42
31 Gesù allora disse a quei Giudei che avevano creduto in lui: «Se rimanete fedeli alla mia parola, sarete davvero miei discepoli; 32 conoscerete la verità e la verità vi farà liberi». 33 Gli risposero: «Noi siamo discendenza di Abramo e non siamo mai stati schiavi di nessuno. Come puoi tu dire: Diventerete liberi?». 34 Gesù rispose: «In verità, in verità vi dico: chiunque commette il peccato è schiavo del peccato. 35 Ora lo schiavo non resta per sempre nella casa, ma il figlio vi resta sempre; 36 se dunque il Figlio vi farà liberi, sarete liberi davvero. 37 So che siete discendenza di Abramo. Ma intanto cercate di uccidermi perché la mia parola non trova posto in voi. 38 Io dico quello che ho visto presso il Padre; anche voi dunque fate quello che avete ascoltato dal padre vostro!». 39 Gli risposero: «Il nostro padre è Abramo». Rispose Gesù: «Se siete figli di Abramo, fate le opere di Abramo! 40 Ora invece cercate di uccidere me, che vi ho detto la verità udita da Dio; questo, Abramo non l'ha fatto. 41 Voi fate le opere del padre vostro». Gli risposero: «Noi non siamo nati da prostituzione, noi abbiamo un solo Padre, Dio!». 42 Disse loro Gesù: «Se Dio fosse vostro Padre, certo mi amereste, perché da Dio sono uscito e vengo; non sono venuto da me stesso, ma lui mi ha mandato.
Commento
La vita eterna è soltanto per fede, ma per essere veri discepoli occorre dimorare (gr. meìnete) continuamente in Cristo. L'obbedienza e la perseveranza alla parola di Gesù ci permette di fare esperienza della verità e della libertà (v. 31). Il riferimento non è a una verità frutto di speculazione intellettuale, ma alla verità che è Cristo stesso («Io sono la via, la verità e la vita»; Gv 14,6). Non si tratta di una semplice adesione della volontà ai contenuti della fede. Il cristianesimo autentico è l'esperienza di una relazione santificante con Cristo, che ci affranca dalle opere della legge per farci vivere nella grazia.
I giudei che rispondono a Gesù protestando di non essere mai stati schiavi di alcuno non si riferiscono alla sfera politica, dal momento che Israele nel corso della sua storia è quasi sempre stato soggetto al dominio di altri popoli, ma alla schiavitù del peccato, dalla quale credono di essere liberi per la semplice discendenza carnale da Abramo e per il possesso della legge mosaica.
Il tipo di schiavitù a cui Gesù si riferisce non è fisica ma spirituale, per questo egli non ha mai voluto essere identificato come un liberatore politico di Israele. Coloro che si lasciano affrancare da Gesù dalla schiavitù del legalismo sono realmente liberi.
Gesù porta l'esempio pratico della differenza tra lo schiavo, che può essere venduto dal suo padrone e il figlio, che "resta per sempre nella casa" (v. 35). Poiché tutti, all'infuori di Cristo, hanno peccato, tutti sono schiavi del peccato; ma poiché Gesù è il figlio di Dio, chi rimane in lui è libero dalla pena del peccato mediante la giustificazione e dal potere del peccato mediante la santificazione.
Nessun "lignaggio" è garanzia di salvezza, si tratti della figliolanza da Abramo, dell'appartenenza alla "stirpe cristiana" o di una presunta successione apostolica. Anche Paolo esorterà a "non aderire a favole e a genealogie interminabili, le quali sono più adatte a vane discussioni che non al disegno di Dio, che si attua nella fede" (1 Tim 1,3-4).
Gesù ci insegna il profondo legame tra la verità e la libertà, invitandoci a rinunciare a quelle maschere che ci fanno sentire sicuri di noi stessi ma ci rendono schiavi della menzogna. Guardando in faccia ciò che realmente siamo potremo lasciarci trasformare da Dio, in un rapporto di autenticità che ci rende veri e pronti a conformarci alla sua immagine.
Preghiera
La tua verità ci renda liberi, Signore, affinché possiamo crescere in santità dimorando nella tua santa parola e compiendo le buone opere che ci hai chiamato a fare. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
martedì 19 marzo 2024
Giuseppe, padre di Gesù secondo la Legge e uomo del silenzio
Fermati 1 minuto. Come spirito sulle acque calme
Lettura
Matteo 1,16-24
16 Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù chiamato Cristo. 17 La somma di tutte le generazioni, da Abramo a Davide, è così di quattordici; da Davide fino alla deportazione in Babilonia è ancora di quattordici; dalla deportazione in Babilonia a Cristo è, infine, di quattordici. 18 Ecco come avvenne la nascita di Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. 19 Giuseppe suo sposo, che era giusto e non voleva ripudiarla, decise di licenziarla in segreto. 20 Mentre però stava pensando a queste cose, ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa, perché quel che è generato in lei viene dallo Spirito Santo. 21 Essa partorirà un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati». 22 Tutto questo avvenne perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: 23 Ecco, la vergine concepirà e partorirà un figlio che sarà chiamato Emmanuele, che significa Dio con noi. 24 Destatosi dal sonno, Giuseppe fece come gli aveva ordinato l'angelo del Signore e prese con sé la sua sposa.
Commento
Un uomo innamorato della sua futura moglie si trova davanti al timore di essere stato tradito. Giuseppe non è solo giusto, osservante della legge del Signore, ma anche misericordioso, poiché non vuole esporre Maria alla pubblica accusa e preferisce allontanarla in segreto, con un divorzio privato.
Il fidanzamento ebraico era considerato nell'antichità come un moderno matrimonio. Poteva essere sciolto solo con un formale atto di ripudio, in presenza di due testimoni. I fidanzati erano considerati dal punto di vista legale come marito e moglie e sebbene l'unione fisica non fosse stata ancora consumata l'adulterio era punito con la lapidazione. Il modo di comportarsi di Giuseppe ci suggerisce di giudicare con delicatezza e prudenza il nostro prossimo, presupponendo sempre la sua innocenza piuttosto che la colpevolezza, ma ci invita anche ad accogliere quanto di incredibile accade nelle nostre vite.
Giuseppe viene visitato da Dio mentre "stava pensando a tutte queste cose" (v. 20). Dio rivela la sua volontà a coloro che la ricercano e considerano interiormente i segni della sua presenza. Egli appare nel momento di maggiore quiete, come spirito che si muove sulle acque calme. Così Giuseppe, che custodisce la fiducia in Dio, si convince dell'innocenza di Maria venendo visitato in sogno da un angelo, il cui messaggio sconvolge i suoi piani e ogni aspettativa sul nascituro. Questi sarà chiamato Gesù, ovvero "il Signore salva" e infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati. Emmanuele (v. 23) - "Dio con noi" - non è il nome proprio di Cristo ma ne descrive perfettamente la natura e l'ufficio: egli è Dio incarnato e solleva la nostra umanità dalla miseria, elevandola alle altezze divine.
Dio aveva camminato con Israele nel deserto, nella forma di una nube rinfrescante di giorno e luminosa di notte; per questo il suo popolo poteva domandarsi "qual grande nazione ha la divinità così vicina a sé, come il Signore nostro Dio è vicino a noi ogni volta che lo invochiamo?" (Dt 4,7). Ma con il mistero dell'incarnazione Dio non si fa solo vicino, viene ad abitare la nostra carne, per condurla verso la risurrezione. Ricevuto l'annuncio dell'angelo, Giuseppe si desta dal sonno (v. 24) e fa subito come gli è stato ordinato. Anche noi siamo chiamati a rispondere senza tardare alla volontà del Signore: "Per questo sta scritto: «Svègliati, o tu che dormi, déstati dai morti e Cristo ti illuminerà»" (Ef 5,14).
Preghiera
Donaci la saggezza, Signore, di discernere la tua volontà tra le pieghe della nostra vita e la grazia per compierla con sollecitudine; affinché la luce di Cristo possa risplendere nel mondo. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona