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Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto
Ministro della Christian Universalist Association
Ministro della Christian Universalist Association
mercoledì 31 gennaio 2024
Fermati 1 minuto. Fra le pieghe della quotidianità
Marcella e il monachesimo domestico
Tracce di lettura
martedì 30 gennaio 2024
Fermati 1 minuto. Strappare la salvezza
Alano di Lilla. Ogni creatura è come un libro e una pittura
lunedì 29 gennaio 2024
Fermati 1 minuto. Liberati fino in fondo
Lettura
Marco 5,1-20
1 Intanto giunsero all'altra riva del mare, nella regione dei Gerasèni. 2 Come scese dalla barca, gli venne incontro dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. 3 Egli aveva la sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche con catene, 4 perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma aveva sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a domarlo. 5 Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti, gridava e si percuoteva con pietre. 6 Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò ai piedi, 7 e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormentarmi!». 8 Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!». 9 E gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione, gli rispose, perché siamo in molti». 10 E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo cacciasse fuori da quella regione. 11 Ora c'era là, sul monte, un numeroso branco di porci al pascolo. 12 E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da quei porci, perché entriamo in essi». 13 Glielo permise. E gli spiriti immondi uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. 14 I mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campagna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. 15 Giunti che furono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. 16 Quelli che avevano visto tutto, spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e il fatto dei porci. 17 Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro territorio. 18 Mentre risaliva nella barca, colui che era stato indemoniato lo pregava di permettergli di stare con lui. 19 Non glielo permise, ma gli disse: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fatto e la misericordia che ti ha usato». 20 Egli se ne andò e si mise a proclamare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano meravigliati.
Commento
L'azione missionaria di Gesù si sposta in territorio pagano, oltre il lago di Gennesaret. Qui gli viene incontro dai sepolcri un uomo indemoniato. I luoghi di sepoltura si trovavano fuori città e secondo la legge ebraica toccare un morto o una tomba rendeva impuri (Num 19,16); forse per questo lo spirito che affligge quest'uomo è definito "immondo".
Gesù ha a che fare con una forma di possessione violenta; l'indemoniato Geraseno, ci dice Marco, ha spezzato più volte le catene e i ceppi con cui si è cercato di contenerlo e si ferisce percuotendosi con delle pietre. Se Dio cerca per le sue creature ogni bene vediamo qui la condizione dell'uomo quando è governato da Satana; questi lo separa dall'umano consorzio, lo fa abitare in terra di morte, tormenta la sua anima e ne sfigura l'immagine e somiglianza con Dio.
Ma c'è una parte sana, un residuo di luce nel cuore dell'indemoniato geraseno, che il maligno non riesce ad oscurare con la sua tenerbra. L'incontro con Cristo suscita un momentaneo "risveglio" nella coscienza dell'indemoniato, che gli corre incontro e si getta ai suoi piedi, riconoscendone la sovranità.
L'autorità di Gesù si manifesta proprio nella capacità della sua parola di liberare l'uomo dallo spirito maligno, facendo spazio allo Spirito Santo. Che fra i due spiriti non vi sia nulla in comune è attestato dalle parole stesse dell'indemoniato: "Che hai tu in comune con me, Gesù, Figlio del Dio altissimo?" (v. 7). I demoni riconoscono la natura messianica di Gesù e ciò che chiedono è di poter continuare a esercitare la loro azione sia pur in un ambito circoscritto. Ma l'avvento del regno di Dio non lascia più spazio a Satana e alle sue potenze.
Il nome che il demone rivela a Gesù attesta la sua natura belligerante: "Mi chiamo Legione... perché siamo molti" (v. 9). La legione era costituita da circa seimila soldati in armi. I demoni sono potenze in guerra contro Dio e contro l'uomo per portare quest'ultimo verso la perdizione. Così Paolo, nella sua lettera agli Efesini: "La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni celesti" (Ef 6,12).
Che vi sia un ordine anche nelle gerarchie demoniache e che non si tratti di una moltitudine divisa in se stessa - come pensavano i farisei (Mc 3,22-30) - risulta evidente dal fatto che la legione che possiede l'uomo geraseno parla con una voce sola. La presenza di un gregge di maiali, animali considerati impuri dalla legge mosaica, indica che ci troviamo in un ambiente pagano o di ebrei "apostati". Acconsentendo che la legione vada a possedere questo gregge causandone la distruzione Gesù mostra quanto fosse grave la situazione dell'uomo e il potere distruttivo del maligno.
La reazione dei geraseni accorsi per vedere quanto accaduto dovrebbe essere di ammirato stupore vedendo l'uomo "vestito e sano di mente" invece Marco riporta che "ebbero paura" (v. 15) e pregarono Gesù di andarsene. Il loro attaccamento ai beni materiali è superiore alla pietà verso il proprio concittadino che aveva sofferto terribilmente e a lungo, né troviamo in essi il desiderio di trarre beneficio dalla parola potente di Gesù.
L'uomo appena liberato dal demonio desidera seguire colui che lo ha salvato, ma Gesù vuole che egli cammini con le proprie gambe, lo vuole liberare fino in fondo, così non gli permette di restare con lui (v. 19). Esortato ad annunziare la misericordia del Signore alla sua casa il geraseno si spinge oltre questi confini e si mette a proclamare l'annuncio del vangelo per tutta la Decapoli (v. 20). L'uomo tormentato, l'uomo spaventato, è divenuto un fervente discepolo.
Preghiera
Rendici, Signore, tempio del tuo Spirito; affinché liberati dal peccato e dal timore possiamo servirti e annunciarti con fervore. Amen.
-Rev. Dr. Luca Vona
domenica 28 gennaio 2024
Ciò che la sola legge non può dare
sabato 27 gennaio 2024
Assidui e concordi nella preghiera. Commento al Salterio - Salmo 26,1-6
Fermati 1 minuto. Verso un porto sicuro
venerdì 26 gennaio 2024
Dizionario della Musica Anglicana. Amy Beach
- "Mass in E-flat major, Op. 5" (1890): Questa è una delle prime opere corali di Beach ed è una messa completa. Mostra la sua abilità nell'armonizzazione corale e nella costruzione di un'opera liturgica significativa.
- "An Epitaph, Op. 25" (1894): Composta per coro misto a cappella, questa breve ma toccante composizione riflette la sensibilità di Beach nell'esprimere emozioni attraverso la musica. È un esempio della sua abilità di comunicare intensità e significato anche in opere di dimensioni più ridotte.
- "The Canticle of the Sun, Op. 123" (1928): Quest'opera è basata su un testo di San Francesco d'Assisi ed è scritta per soli, coro e orchestra. È un esempio delle composizioni di Beach che incorporano testi religiosi importanti, evidenziando la sua profonda connessione con le tematiche spirituali.
Fermati 1 minuto. Hai mai colto l'attimo in cui una pianta cresce?
Roberto, Alberico e Stefano, primi abati di Cîteaux
giovedì 25 gennaio 2024
Dizionario della Musica Anglicana. Judith Bingham
Fermati 1 minuto. Il dovere e la grazia dell'annuncio
Lettura
Marco 16,15-18
15 Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. 16 Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. 17 E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, 18 prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno».
Commento
Gesù, che in precedenza aveva chiesto agli apostoli di predicare il vangelo della salvezza alle pecore perdute della casa di Israele (Mt 10,5-6; 15,24), estende ora questa missione nei confronti del mondo intero (v. 15). Undici apostoli non potranno da soli adempiere a un compito così grande, ma insieme ai settandadue discepoli e ad altri che si aggiungeranno loro di generazione in generazione, getteranno il seme del vangelo verso i quattro angoli della terra.
Il "grande mandato" è simile nei Vangeli di Matteo e Marco. Attraverso il battesimo si entra nella Chiesa, la comunità di Gesù-risorto, e la funzione della Chiesa è di evangelizzare "ogni creatura" (v. 15).
I miracoli, che all'inizio della predicazione di Gesù sono stati "segni" per suscitare la fede, divengono ora espressione del regno di Dio che si fa strada nella storia. Quella che viene delineata da Gesù e un'umanità riconciliata: la pacifica convivenza con i serpenti velenosi, la capacità di affrancare dagli influssi del male, la ritrovata comprensione senza che si perda la ricchezza delle differenze, sono i segni di un cielo nuovo e di una terra nuova (Ap 21,1), promessi dal Risorto nel nuovo patto siglato sulla croce.
Pur coltivando il dialogo tra fedi e culture differenti, nella solidarietà suscitata dalla comune natura umana e nel riconoscimento della diversità come benedizione, non può essere trascurata l'urgenza e la responsabilità dell'annuncio evangelico: "guai a me se non predicassi il vangelo!" eslama l'apostolo Paolo (1 Cor 9,16), afferrato dalla misericordia del Risorto.
Annunciare Cristo significa partecipare alla sua missione sacerdotale, per liberare l'uomo da ciò che lo rende schiavo, non lasciarsi danneggiare dalla malvagità di questo mondo ma saperne curare e guarire le ferite.
Preghiera
Rinnova in noi, Signore, il fervore per l'annuncio della tua Parola; affinché possiamo essere dispensatori della tua grazia che salva e guarisce. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona
La conversione di Paolo, afferrato dalla misericordia
mercoledì 24 gennaio 2024
Francesco di Sales e la dolcezza dell'azione pastorale
Fermati 1 minuto. Gesù, parola che si è fatta seme
martedì 23 gennaio 2024
Menno Simons, i Mennoniti e gli Amish
Menno Simons (1496-1561) |
Giovani donne Mennonite |
Fermati 1 minuto. Quale famiglia cristiana?
Lettura
Luca 8,19-21
19 Un giorno andarono a trovarlo la madre e i fratelli, ma non potevano avvicinarlo a causa della folla. 20 Gli fu annunziato: «Tua madre e i tuoi fratelli sono qui fuori e desiderano vederti». 21 Ma egli rispose: «Mia madre e miei fratelli sono coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica».
Commento
Non sappiamo se i "fratelli" di Gesù menzionati in questo brano fossero figli di Maria o, come accadeva secondo una usanza semitica, il termine greco adelphos (f. adelphe) va inteso come "cugini", "nipoti", "fratellastri" (vedi ad es. Gn 14,16; 29,15; Lv 10,4). Una antica e diffusa tradizione patristica afferma la verginità di Maria anche dopo aver partorito Gesù.
Tutto ciò poco conta ai fini dell'interpretazione del racconto di Luca. Ciò che esso ci trasmette è che, senza disprezzare la famiglia naturale, Gesù pone al di sopra di essa la famiglia che egli "si è scelto", quella di coloro che ascoltano la parola di Dio e la mettono in pratica (v. 21). Il passo evangelico, "ingentilito" rispetto al parallelo di Marco (Mc 3,31-35) - in cui Gesù afferma «Chi è mia madre e chi sono i miei fratelli?». (Mc 3,33) - riferisce che "non potevano avvicinarlo", "stavano fuori" e "desideravano vederlo", ma tutto ciò gli era impedito dalla folla.
Vi è una distanza, una barriera impenetrabile che si frappone tra Gesù e i suoi familiari. In un passo ancor più "duro" di Marco ci viene riferito che i familiari di Gesù, in altra occasione "uscirono per andare a prenderlo; poiché dicevano: «È fuori di sé» (Mc 3,21)". Altrove Gesù afferma: «Un profeta non è disprezzato che nella sua patria, tra i suoi parenti e in casa sua» (Mc 6,4).
Gesù relativizza l'istituto familiare; non ne fa "una gabbia", un contesto chiuso e autoreferenziale, ma lo pone in secondo piano rispetto al senso di appartenenza alla famiglia dei credenti. In questo senso, «chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna» (Mt 19,29). Altrove Gesù afferma: «Non crediate che io sia venuto a portare pace sulla terra; non sono venuto a portare pace, ma una spada. Sono venuto infatti a separare il figlio dal padre, la figlia dalla madre, la nuora dalla suocera. (Mt 10,34-35)».
Ma se la parola di Dio è una spada che può recidere i legami familiari è anche un vincolo che può rafforzarli, arricchirli di una forza di unione soprannaturale. Allora la famiglia diventa qualcosa di più di una sorta di "clan"; diviene il focolare della Parola di Dio, laddove due o tre riuniti nel nome di Gesù lo rendono presente in mezzo a loro; diventa nucleo fecondo per l'evangelizzazione al di fuori di essa.
Preghiera
Custodisci le nostre famiglie Signore, affinché la tua parola possa rendersi presente in mezzo a noi, per vivificare le nostre relazioni e renderci apostoli del vangelo. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona