Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 21 giugno 2021

Fermati 1 minuto. La differenza tra guardare e vedere

Lettura

Matteo 7,1-5

1 Non giudicate, per non essere giudicati; 2 perché col giudizio con cui giudicate sarete giudicati, e con la misura con la quale misurate sarete misurati. 3 Perché osservi la pagliuzza nell'occhio del tuo fratello, mentre non ti accorgi della trave che hai nel tuo occhio? 4 O come potrai dire al tuo fratello: permetti che tolga la pagliuzza dal tuo occhio, mentre nell'occhio tuo c'è la trave? 5 Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e poi ci vedrai bene per togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello.

Commento

L'esortazione di Gesù a non giudicare non consiste nel non riconoscere gli errori degli altri, ma nel non giudicarli in modo arrogante, ignorando la fallibilità e la debolezza stessa di chi giudica. Il discepolo è dunque chiamato al discernimento, con rettitudine e prudenza. Poco più avanti, infatti, Gesù mette in guardia i discepoli dai falsi profeti e li invita a giudicarli dai frutti (Mt 7,15); mentre nel Vangelo di Luca, Gesù rimprovera la capacità di saper valutare i segni metereologici ma di non saper riconoscere i segni dei tempi, giudicando ciò che è giusto (Lc 12,54-56).

Il verbo greco relativo all'osservare la pagliuzza, blepo, indica semplicemente il "vedere", potremo dire il "guardare", che è azione più superficiale del "vedere attentamente", indicato dal verbo diablepo, in riferimento all'accorgersi della trave. La capacità di un retto giudizio dipende dal saper discernere in profondità l'animo umano. Gesù invita, dunque, a non giudicare secondo le apparenze (cfr. Gv 7,24), perché solo Dio può giudicare il cuore e le intenzioni profonde dell'uomo.

L'appellativo di "ipocrita", rivolto in precedenza agli scribi e ai farisei, è indirizzato ora al discepolo che si preoccupa degli errori altrui, anche se piccoli (la pagliuzza), ignorando i propri, ben più grandi (la trave). Mostrare zelo per la correzione degli altri e permissivismo verso se stessi pone fuori dalla misericordia di Dio che ci sarà offerta nella misura con cui misureremo il nostro prossimo (v. 1).

Accettare gli altri per quello che sono e non per quello che vorremmo che fossero, riconoscere noi stessi per quello che siamo, è il punto di partenza per un cammino di crescita spirituale. Solo partendo dalla verità dei nostri inciampi e delle nostre ferite potremo fare spazio, in noi e negli altri, al dono della grazia che giustifica e rende santi agli occhi di Dio.

Preghiera

Donaci, Signore, l'umiltà per riconoscre la verità della nostra fragile condizione umana; affinché possiamo giudicare con rettitudine e misericordia. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona