COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA SECONDA DOMENICA DOPO LA TRINITÀ
Colletta
O Dio, che non manchi mai di aiutare e governare coloro che conduci nel tuo timore e nel tuo amore; mantienici, ti supplichiamo, sotto la protezione della tua buona provvidenza, affinché abbiamo un timore e un amore perpetuo del tuo santo Nome. Per Cristo nostro Signore.
Letture
1 Gv 3,13-24; Lc 14,16-24
Commento
“Non vi meravigliate se il mondo vi odia” afferma l’evangelista Giovanni, riprendendo le parole di Gesù: “Se il mondo vi odia, sappiate che ha odiato me prima di voi”. L’odio del mondo si manifesta come il rifiuto della luce da parte delle tenebre: “la luce risplende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno compresa” (Gv 1,5).
Del rifiuto da parte del mondo nei confronti della luce, cioè di Cristo, abbiamo un esempio nella parabola del gran convito. Gesù offre questa narrazione in risposta a ciò che esclama un uomo che lo stava ascoltando predicare: “Beato chi mangerà del pane nel regno di Dio”. Questa beatitudine, ci insegna il Signore, non è compresa da molti. Dio ci invita gratuitamente al suo banchetto, ma l’ossessione per il possesso, il commercio, l’attaccamento disordinato alle cose e alle persone possono diventare un ostacolo alla comunione con lui.
Così i protagonisti di questa parabola evangelica: il primo ha appena comprato un podere e deve andare a vederlo; il secondo ha comprato un paio di buoi e vuole provarlo; il terzo ha appena preso moglie. Ma Gesù ci ammonisce: “Se uno viene a me e non odia suo padre, sua madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo” (Lc 14,26), mentre nel Vangelo di Matteo, sempre Gesù afferma: “Chi ama padre o madre più di me, non è degno di me; e chi ama figlio o figlia più di me, non è degno di me” (Mt 10,37).
Certo Dio, che ha comandato di amare il padre e la madre (Es 20,12), non ci chiede di ripudiarli. Ma Gesù mette radicalmente in discussione l’antica Legge per portarla a compimento: le relazioni umane devono essere organizzate sotto il principio ordinatore dell’amore di Dio.
Le letture di oggi ci ricordano i due grandi comandamenti per il cristiano: l’amore del prossimo, soprattutto del fratello nel bisogno, e l’amore di Dio, al di sopra di ogni altra cosa. E la parabola del gran convito esprime la dimensione comunitaria e liturgica dell’essere cristiani: la partecipazione al culto domenicale non è un qualcosa di accessorio nella vita del credente. Molti cristiani pensano di poter coltivare un rapporto individualistico con Cristo. Gli affari, gli impegni familiari, sono le scuse più frequenti che molti trovano per non santificare il giorno del Signore. E a costoro Gesù dice: “nessuno di quegli uomini gusterà la mia cena” (Lc 14,24).
Molti si considerano membri di un popolo eletto per un'appartenenza alla Chiesa puramente nominale. Non dimentichiamo che Dio è pronto, in ogni momento, a rivolgere il suo invito alla festa a chi è lontano, a popoli considerati "ai margini" del mondo ma che si mostrano pronti ad accogliere con entusiasmo il vangelo. Dio può far nascere figli di Abramo, veri credenti, anche dalle pietre (Lc 3,8). Facciamo nostra l'esortazione del salmista: “Oggi, se udite la sua voce, non indurite il vostro cuore” (Sal 95,8).
- Rev. Dr. Luca Vona