Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 11 giugno 2021

Fermati 1 minuto. Il totale dono di sé, che genera alla fede

Lettura

Giovanni 19,31-37

31 Era il giorno della Preparazione e i Giudei, perché i corpi non rimanessero in croce durante il sabato (era infatti un giorno solenne quel sabato), chiesero a Pilato che fossero loro spezzate le gambe e fossero portati via. 32 Vennero dunque i soldati e spezzarono le gambe al primo e poi all'altro che era stato crocifisso insieme con lui. 33 Venuti però da Gesù e vedendo che era già morto, non gli spezzarono le gambe, 34 ma uno dei soldati gli colpì il fianco con la lancia e subito ne uscì sangue e acqua.
35 Chi ha visto ne dà testimonianza e la sua testimonianza è vera e egli sa che dice il vero, perché anche voi crediate. 36 Questo infatti avvenne perché si adempisse la Scrittura: Non gli sarà spezzato alcun osso. 37 E un altro passo della Scrittura dice ancora: Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto.

Meditazione

Giovanni specifica il momento temporale della passione di Gesù. Trattandosi di un venerdi, il giorno precedente la festività del sabato, e in particolare del sabato della settimana pasquale, la festa non poteva essere profanata dalla morte di un condannato.

La pratica della crocifissione prevedeva di lasciare il condannato sulla croce fino al sopraggiungere della morte, il che poteva richiedere anche giorni; la legge mosaica (Dt 21,22-23) prescriveva invece che questi non fosse lasciato in vita fino al giorno dopo.
Filone e Flavio Giuseppe attestano l'usanza romana di spezzare le gambe ai condannati alla corce per affrettare la loro morte.
La specificazione, da parte dell'evangelista, che a Gesù non viene spezzato alcun osso rimanda alle disposizioni per l'agnello pasquale (Es 12,46; Nm 9,12). Poiché Gesù è presentato nel Nuovo testamento come l'"agnello" che porta su di sé i peccati del mondo (Gv 1,29; 1 Cor 5,7; 1 Pt 1,19) il sacrificio pasquale dell'Antico testamento assume un significato tipologico profetico.

Alla realtà della morte di Gesù, cui Giovanni dà risalto per indicare la sua vera umanità, può aggiungersi una valenza simbolica, dove il sangue e l'acqua sgorgati dal costato di Cristo, immagini della vita e dello spirito, rimandano al battesimo e all'eucaristia o all'opera di giustificazione e santificazione della grazia: il sangue per l'espiazione e la remissione del peccato, l'acqua per la purificazione e rigenerazione.
"Chi ha visto" (v. 35) è l'evangelista stesso, testimone oculare dell'evento. Giovanni specifica che la narrazione è fatta "perché voi crediate": la passione di Gesù, compresa come dono totale di sé, genera alla fede.

Nella citazione dal libro di Zaccaria il volgere lo sguardo a colui che è stato trafitto è associato a una speciale effusione dello spirito: "Riverserò sopra la casa di Davide e sopra gli abitanti di Gerusalemme uno spirito di grazia e di consolazione: guarderanno a colui che hanno trafitto. Ne faranno il lutto come si fa il lutto per un figlio unico, lo piangeranno come si piange il primogenito" (Zc 12,10). Queste parole sono rivolte non solo ai giudei che condannarono a morte Gesù ma a ciascuno di noi: tutti abbiamo trafitto Cristo, il quale è morto a causa dei nostri peccati, ma anche per cancellare i nostri peccati. Il cuore di Dio è un cuore aperto alla compassione.

Preghiera

Il tuo costato aperto, Signore, sia la rocca che ci salva, rifugio in ogni pericolo; affinché possiamo dimorare all'ombra della tua misericordia. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona