Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

domenica 2 gennaio 2022

Come querce radicate nella fede

COMMENTO ALLA LITURGIA DELLA SECONDA DOMENICA DOPO IL NATALE

Colletta

Dio Onnipotente, che hai effuso su di noi la luce nuova del tuo Verbo incarnato; concedici che la stessa luce accesa nei nostri cuori possa risplendere nelle nostre vite; per Gesù Cristo nostro Signore. Amen.

Letture

Is 61,1-3; Mt 2,19-23

Commento

Giuseppe, avvertito ancora una volta in sogno da un angelo, è esortato ad abbandonare l'Egitto e ritornare in patria, perché Erode, che aveva cercato di uccidere il bambino Gesù, è morto. Egli va ad abitare in una città chiamata Nazaret, "perché si adempisse ciò che era stato detto dai profeti".

In verità, non troviamo profezie specifiche in tal senso nell'Antico testamento. Perciò questa associazione tra il nome della città e Gesù è spiegata in relazione al termine ebraico neser, "germoglio", in quanto Gesù è il germoglio spuntato dal tronco di Iesse (padre del re Davide), oppure in relazione alla parola nazir, "nazireo", colui che, come ad esempio Sansone, faceva un particolare voto al Signore, astenendosi dalle bevande inebrianti, non tagliandosi i capelli e seguendo altre regole di purità rituale. Gesù, tuttavia, beve vino e tocca i cadaveri per risuscitarli, pertanto tale associazione potrebbe essere intesa solo nei termini di una totale consacrazione al Padre.

Il ritorno di Giuseppe in Israele dimostra che nessun luogo può essere escluso dalla visita della grazia di Dio; Giuseppe viene raggiunto da essa in Egitto, Ezechiele a Babilonia e Giovanni a Patmos. Dio ci soccorre in terra straniera. Il mondo è il nostro luogo di schiavitù e di esilio, mentre il Cielo è la nostra Canaan, la nostra vera casa, il nostro riposo. Dobbiamo abbandonare prontamente il primo per incamminarci verso la seconda, appena la grazia di Dio ci chiama. 

La realtà di questo esodo spirituale e colui che lo rende per noi possibile è ben descritta dal profeta Isaia. Il Servo del Signore, protagonista dell'ultima parte del suo libro, è l'ultimo dei profeti e il redentore di Israele che porta la libertà agli esuli in Babilonia. Nel Vangelo di Luca vediamo che Gesù ha applicato su di sé queste parole proprio nella sinagoga di Nazaret, all'inizio del suo ministero. Egli dice chiaramente "Oggi si è adempiuta questa Scrittura" (Lc 4,21). 

Gesù è il consacrato tra i profeti, colui che ha ricevuto l'unzione e l'autorità dal Padre per condurre alla salvezza il genere umano mediante il suo ufficio regale. Egli fa giustizia dei nostri nemici: Satana, il peccato e la morte. Le parole del brano di Isaia sembrano alludere a tutte e tre le persone della Trinità: "Lo spirito"... "del Signore Dio" (il Padre)... "è su di me" (il Figlio).  

Il passo citato da Gesù si ferma dopo le parole "per proclamare l'anno di grazia del Signore"; il giorno della vendetta e la consolazione degli afflitti, giungeranno infatti a compimento con il suo ritorno alla fine dei tempi. Quando verrà il giorno del suo giudizio i salvati saranno come "querce di giustizia", perché saldamente radicati nella fede.

- Rev. Dr. Luca Vona