Lettura
Luca 12,1-7
1 Nel frattempo, radunatesi migliaia di persone che si calpestavano a vicenda, Gesù cominciò a dire anzitutto ai discepoli: «Guardatevi dal lievito dei farisei, che è l'ipocrisia. 2 Non c'è nulla di nascosto che non sarà svelato, né di segreto che non sarà conosciuto. 3 Pertanto ciò che avrete detto nelle tenebre, sarà udito in piena luce; e ciò che avrete detto all'orecchio nelle stanze più interne, sarà annunziato sui tetti. 4 A voi miei amici, dico: Non temete coloro che uccidono il corpo e dopo non possono far più nulla. 5 Vi mostrerò invece chi dovete temere: temete Colui che, dopo aver ucciso, ha il potere di gettare nella Geenna. Sì, ve lo dico, temete Costui. 6 Cinque passeri non si vendono forse per due soldi? Eppure nemmeno uno di essi è dimenticato davanti a Dio. 7 Anche i capelli del vostro capo sono tutti contati. Non temete, voi valete più di molti passeri.
Commento
Migliaia di persone attorniano Gesù e fanno da sfondo a questa pagina evangelica, contrapposte ai discepoli, ai quali anzitutto (v. 1) egli si rivolge; discepoli che egli chiama amici (v. 4), un termine che comprare quest'unica volta nei vangeli sinottici, ma che è frequente nel vangelo di Giovanni. Il Signore li invita a vigilare, per mettersi al riparo dall'ipocrisia, che qui è paragonata a un lievito, per la sua capacità di diffondersi e moltiplicarsi nella comunità.
Nel Nuovo Testamento troviamo associazioni sia positive che negative all'immagine del lievito. Ad esempio, nei vangeli sinottici (Mt 13,33 e Lc 13,20-21) il lievito, mescolato da una donna con tre misture di farina, è paragonato al regno di Dio. Nella prima lettera ai Corinzi (1 Cor 5,6-7) Paolo contrappone il lievito vecchio al lievito nuovo, ovvero l'immoralità in cui vivevano i destinatari dell'epistola prima di conoscere il vangelo e la rettitudine cui li richiama la conversione.
Il lievito dell'ipocrisia è la tendenza ad agire con doppiezza e a trarre in inganno il proprio interlocutore, un atteggiamento che troviamo sovente descritto nei Salmi: "Con la bocca benedicono, e maledicono nel loro cuore" (Sal 61,5); "Suscitano contese e tendono insidie, osservano i miei passi, per attentare alla mia vita" (Sal 55,7). Proprio l'evangelista Luca, subito prima di questo passaggio evangelico, aveva concluso il brano sulle invettive di Gesù contro i farisei, riportando che questi "cominciarono a farlo parlare su molti argomenti, tendendogli insidie" (Lc 11,53-54).
L'immagine esteriore di irreprensibilità dei farisei è in contrasto con le reali intenzioni del cuore. Ogni credente è chiamato alla coerenza tra essere e apparire: ne va della sopravvivenza della propria integrità (v. 5).
All'atteggiamento dei capi religiosi Gesù contrappone quello che dovrà essere l'agire dei suoi discepoli: una schiettezza nel parlare, al riparo da qualsiasi deriva "esoterica". Non vi è nulla, infatti, dell'annuncio evangelico, che debba essere tenuto nel segreto delle stanze di una casta sacerdotale, anziché essere rivelato in modo aperto e comprensibile. Il dovere della verità è tale che va adempiuto anche laddove la nostra stessa vita potrebbe risultare in pericolo, con piena fiducia nella provvidenza divina.
L'esempio dei cinque passeri venduti per due soldi, l'equivalente di due ore di salario, attesta che Colui che è nei cieli si preoccupa dei minimi dettagli ed eventi della sua creazione. Gesù ci invita a non temere, a essere testimoni coraggiosi della verità, a far risplendere la sua luce e a fare risuonare la sua voce.
Preghiera
Poni, Signore, nei nostri cuori e nelle nostre comunità, il lievito buono della tua parola, affinché fedeli ad essa possiamo crescere in santità e giustizia davanti ai tuoi occhi. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona