Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 4 ottobre 2021

Fermati 1 minuto. Educati docilmente alla responsabilità

Lettura

Matteo 11,25-30

25 In quel tempo Gesù disse: «Ti benedico, o Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai tenuto nascoste queste cose ai sapienti e agli intelligenti e le hai rivelate ai piccoli. 26 Sì, o Padre, perché così è piaciuto a te. 27 Tutto mi è stato dato dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio lo voglia rivelare.
28 Venite a me, voi tutti, che siete affaticati e oppressi, e io vi ristorerò. 29 Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per le vostre anime. 30 Il mio giogo infatti è dolce e il mio carico leggero».

Commento

Esistono diversi paralleli tra queste parole di Gesù e alcuni passi della letteratura sapienziale dell'antichità giudaica. Solo il Padre conosce il Figlio così come solo Dio conosce la sapienza: "Ma la sapienza da dove si trae? E il luogo dell'intelligenza dov'è? Dio solo ne conosce la via, lui solo sa dove si trovi" (Gb 28,12.23). Il Figlio conosce il Padre, così come la sapienza conosce Dio: "Chi ha conosciuto il tuo pensiero, se tu non gli hai concesso la sapienza e non gli hai inviato il tuo santo spirito dall'alto?" (Sap 9,17).

La rivelazione di Dio e della sua sapienza, del Padre e del Figlio, è destinata non a coloro che si ritengono "sapienti" e "intelligenti", ma ai "piccoli" (v. 25). L'umiltà è la chiave che consente di accedere ai tesori di Dio.

La ricerca della sapienza è faticosa per l'uomo e nella misura in cui viene raggiunta accresce a sua volta le sofferenze rispetto a chi conduce una vita spensierata: "molta sapienza, molto affanno; chi accresce il sapere aumenta il dolore (Qo 1,18) afferma l'Ecclesiaste.

Gesù chiama a sé gli affaticati e gli oppressi, con l'affermazione paradossale che questi troveranno ristoro prendendo su di sé il suo giogo. Come è possibile essere liberati dall'oppressione sottomettendosi e aggiogando se stessi?

Gesù ci libera dalla schiavitù dai beni impermanenti di questo mondo, ma anche dal peso di doverci salvare da soli, mediante il tentativo di portare i carichi che gli scribi e i farisei vogliono porre sulle nostre spalle (Lc 11,46). Il vangelo è più che una religione, un insieme di regole da seguire: è un'esperienza di comunione con Dio.

La pedagogia che Gesù adotta con i suoi discepoli è improntata alla mitezza. La grazia non fa violenza alla nostra natura, ma la educa docilmente. L'essere stati liberati dai lacci del mondo e da quelli di una religiosità legalistica deve tenerci lontano da due estremi: dal sentirci liberi di fare tutto ciò che vogliamo, dimenticando la responsabilità cui siamo stati chiamati; e dalla tentazione, sempre latente, di ricadere nel legalismo e nella precettistica "farisaica", seppur sotto una veste cristiana. 

Mettersi alla sequela di Cristo significa liberarsi da una religiosità opprimente e mortificante, per annunciare con gioia il suo messaggio di salvezza. La vera religione è un'esperienza di liberazione e di gioiosa partecipazione all'opera divina.

Preghiera

Liberaci dai lacci del mondo, Signore, e il tuo Spirito buono ci guidi in terra piana; affinché possiamo regnare con te, giustificati e santificati dalla grazia. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona