Renzo Bertalot, "Ecco la serva del Signore. Una voce protestante", Editore Facoltà Teologica Marianum (2002)
I - LA SITUAZIONE ATTUALE
Dai tempi della Riforma del XVI secolo la discussione tra cattolici e protestanti si è fatta sempre più difficile e più aspra. Soltanto nell'attuale ricerca ecumenica si comincia a rivedere le distanze che si sono frapposte tra le due confessioni.
1. LA SENSIBILITÀ POPOLARE
Le diversità di carattere teologico hanno dato origine a tipi di sensibilità popolare contrastanti. Da un lato si sente dire che i protestanti son quelli che non credono nella Madonna e dall'altro che i cattolici non possono più essere considerati cristiani perché da tempo sono diventati mariani.
Gli uni sembrano aver peccato per difetto e gli altri per eccesso. Ora la sensibilità delle masse non si cambia molto rapidamente e l'ecumenismo, che è innanzitutto cambiamento degli uni e degli altri davanti a Dio, dovrà valutare attentamente questa resistenza e affrontarla con grande saggezza.
2. LA TEOLOGIA
Le riflessioni delle singole confessioni sulla figura di Maria si sono sviluppate, negli ultimi quattro secoli, senza preoccuparsi di far emergere un consenso. Le divergenze erano considerate qualificanti dagli uni e dagli altri. Da parte protestante si è guardato alla mariologia come alla somma di tutte le eresie, mentre da parte cattolica si è vista la proclamazione di due dogmi mariani e uno sviluppo senza precedenti della devozione popolare alla Madonna. Solo dopo il concilio Vaticano Il è stato possibile passare dalla contrapposizione più aspra al confronto franco e disteso.
3. NUOVE COMUNITÀ
Dopo il secondo conflitto mondiale sono sorte, nell'area della Riforma protestante, nuove forme di vita comunitaria. Esse hanno avuto, generalmente, fin dall'inizio una dimensione ecumenica abbracciando elementi di varie confessioni cristiane compresa quella cattolica. La composizione stessa della comunità è diventata uno stimolo a riaprire il dialogo sulle divergenze e a non rinviare oltre il discorso su Maria. Ricordiamo come esempio: le comunità di Taizé, nel settore riformato, la comunità delle Sorelle di Maria, nell'area luterana, e l'ordine dell'Agape e della Riconciliazione, nell'anglicanesimo. Chi dall'esterno guarda a questo nuovo tipo di vita comunitaria, ne prende atto ora con sospetto e perplessità, ora come di un'occasione propizia per sbloccare un passato eccessivamente polemico e avviare una ricerca comune.
4. ECUMENISMO
Volenti o nolenti dobbiamo constatare che la discussione su Maria non ha ancora trovato il suo spazio nel dialogo ecumenico che si svolge a livello mondiale tra le chiese. Nel movimento ecumenico, sviluppatosi dal 1910 in poi, l'attenzione non si è soffermata su questo tema. Le grandi assemblee organizzate dal Consiglio Ecumenico delle Chiese non hanno prodotto documenti comuni di studio al riguardo. Anche nello sviluppo attuale dei dialoghi bilaterali tra le varie confessioni, in generale, e tra il Vaticano e le diverse famiglie confessionali, in particolare, non si è affrontato ufficialmente l'argomento. Questo ritardo è significativo ed anche orientativo. Vi sono altri temi urgenti che hanno diritto di priorità nella riflessione ecumenica dei nostri giorni. Dalla discussione di questi temi e dai consensi che ne emergeranno sarà possibile trovare le basi per uno studio, approfondito a livello mondiale, del nostro argomento.
5. INIZIATIVE NAZIONALI
Se vi è silenzio, ai livelli più impegnativi del dialogo tra le chiese, non significa che ci troviamo di fronte ad un nulla di fatto. Nei singoli paesi vi sono incontri, congressi e pubblicazioni che ci avvertono della fine dell'isolamento e della volontà di riaprire un discorso su Maria. Mi pare particolarmente significativo il fatto che teologi protestanti siano, oggi, invitati come professori nei centri di studi mariani. Lo scambio dell'informazione è sicuramente la base più promettente per l'individuazione del cammino futuro e del lavoro comune.