Il 10 febbraio le chiese d'oriente e d'occidente ricordano Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia.
Il nome di Scolastica, sorella di Benedetto da Norcia, richiama al femminile gli inizi del monachesimo occidentale, fondato sulla stabilità della vita in comune. Benedetto invita a servire Dio non già "fuggendo dal mondo" verso la solitudine o la penitenza itinerante, ma vivendo in comunità durature e organizzate, e dividendo rigorosamente il proprio tempo fra preghiera, lavoro o studio e riposo. Da giovanissima, Scolastica si è consacrata al Signore col voto di castità. Più tardi, quando già Benedetto vive a Montecassino con i suoi monaci, in un altro monastero della zona lei fa vita comune con un gruppetto di donne consacrate.
La Chiesa ricorda Scolastica come santa, ma di lei sappiamo ben poco. L’unico testo quasi contemporaneo che ne parla è il secondo libro dei Dialoghi di papa Gregorio Magno (590-604). Ma i Dialoghi sono soprattutto composizioni esortative, edificanti, che propongono esempi di santità all’imitazione dei fedeli mirando ad appassionare e a commuovere, senza ricercare il dato esatto e la sicura referenza storica. Inoltre, Gregorio parla di lei solo in riferimento a Benedetto, solo all’ombra del grande fratello, padre del monachesimo occidentale.
Ecco la pagina in cui li troviamo insieme. Tra loro è stato convenuto di incontrarsi solo una volta all’anno. E Gregorio ce li mostra appunto nella Quaresima (forse) del 542, fuori dai rispettivi monasteri, in una casetta sotto Montecassino. Un colloquio che non finirebbe più, su tante cose del cielo e anche della terra. L’Italia del tempo è una preda contesa tra i Bizantini del generale Belisario e i Goti del re Totila, devastata dagli uni e dagli altri. Roma s’è arresa ai Goti per fame dopo due anni di assedio, in Italia centrale gli affamati masticano erbe e radici. A Montecassino passano vincitori e vinti; passa Totila attratto dalla fama di Benedetto, e passano le vittime della violenza, i portatori di tutte le disperazioni, gli assetati di speranza...
Viene l’ora di separarsi. Scolastica vorrebbe prolungare il colloquio, ma Benedetto rifiuta: la Regola non s’infrange, ciascuno torni a casa sua. Allora Scolastica si raccoglie intensamente in preghiera, ed ecco scoppiare un temporale violentissimo che blocca tutti nella casetta. Così il colloquio può continuare per un po’ ancora. Infine, fratello e sorella con i loro accompagnatori e accompagnatrici si separano; e questo sarà il loro ultimo incontro.
Tre giorni dopo, leggiamo nei Dialoghi, Benedetto apprende la morte della sorella vedendo la sua anima salire verso l’alto in forma di colomba. I monaci scendono allora a prendere il suo corpo, dandogli sepoltura nella tomba che Benedetto ha fatto preparare per sé a Montecassino; e dove sarà deposto anche lui, morto in piedi sorretto dai suoi monaci, intorno all’anno 547.
Tracce di lettura
Benedetto e Scolastica erano ancora a tavola e, mentre erano intenti a parlare di cose sante, si era fatto tardi; allora la monaca sua sorella lo pregò dicendo: «Ti prego, non lasciarmi questa notte; parliamo fino al mattino delle gioie della vita celeste!». Egli le rispose: «Che cosa dici, sorella? Non posso assolutamente restare fuori dal monastero!». Il cielo era talmente sereno che nell’aria non c’era una nuvola. La monaca, udite le parole di rifiuto del fratello, posò sulla tavola le mani con le dita intrecciate e chinò su di esse il capo per pregare il Signore onnipotente. Quando sollevò la testa dal tavolo, si scatenarono lampi e tuoni violenti e una pioggia torrenziale tale che né il venerabile Benedetto né i fratelli che erano con lui non poterono metter piede fuori dalla soglia del luogo ove si trovavano … Allora l’uomo di Dio, vedendo che in mezzo a tali lampi, tuoni e scrosci d’acqua non poteva ritornare al monastero, cominciò a lamentarsi rattristato, e le disse: «Dio onnipotente ti perdoni, sorella! Che cosa hai fatto?». Quella rispose: «Vedi, io ti ho pregato, e tu non hai voluto ascoltarmi. Ho pregato il mio Signore ed egli mi ha ascoltato. Ora esci, se puoi; lasciami e ritorna in monastero!». Ma egli, non potendo uscire dal coperto, rimase suo malgrado là dove non aveva voluto rimanere di sua spontanea volontà. E avvenne così che trascorsero tutta la notte vegliando e saziandosi reciprocamente di sante conversazioni sulla vita spirituale ... Non c’è da meravigliarsi se in quell’occasione poté di più la sorella, che desiderava vedere più a lungo il fratello. Secondo la parola di Giovanni infatti «Dio è amore» (1Gv 4,8.16); per giustissimo giudizio, dunque, potè di più colei che amò di più.
(Gregorio il Grande, Dialoghi 2,33)