Lettura
Matteo 9,14-15
14 Allora gli si accostarono i discepoli di Giovanni e gli dissero: «Perché, mentre noi e i farisei digiuniamo, i tuoi discepoli non digiunano?». 15 E Gesù disse loro: «Possono forse gli invitati a nozze essere in lutto mentre lo sposo è con loro? Verranno però i giorni quando lo sposo sarà loro tolto e allora digiuneranno.
Commento
Alcuni discepoli di Giovanni insieme ai farisei sono protagonisti di una discussione sul digiuno con Gesù. Poco prima si erano rivolti ai suoi discepoli chiedendogli perché il loro maestro stava prendendo il pasto con pubblicani e peccatori. Adesso si rivolgono a Gesù stesso per riprenderli. Prima avevano cercato di mettere i discepoli contro il maestro, adesso il maestro contro i discepoli. Un modo di agire che non può certo venire dallo Spirito, e che tradisce piuttosto la tendenza a dividere e seminare discordia.
Gesù risponde facendo propria la stessa similitudine che aveva utilizzato Giovanni Battista, il quale si era definito "amico dello sposo" (Gv 3,29). Il digiuno è un segno di lutto e in quel momento di gioia in cui Gesù sta proclamando il regno dei cieli sarebbe inopportuno, proprio come sarebbe fuori luogo in occasione di un pranzo di nozze. Il digiuno è riferito al tempo in cui Gesù non sarà più con i discepoli, che è il tempo della chiesa.
Gesù ha spiegato il modo in cui si deve digiunare nel suo discorso sul monte (Mt 6,16-18): privatamente, profumandosi la testa e lavandosi il volto, affinché solo il Padre che vede nel segreto possa dare la sua ricompensa. Tale pratica viene così interiorizzata e perde la connotazione legalistica che aveva assunto presso i farisei. Ma quali sono le nozze di cui parla Gesù definendosi "lo sposo"? Sono quelle tra il Salvatore e i peccatori. Matteo, il pubblicano convertito, lo ha compreso in prima persona, organizzando un banchetto per Gesù.
Il profeta Isaia ci dice qual è il digiuno che Dio valuta di più: "Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato?" (Is 58,7). Cristo è colui che sazia la nostra fame di Dio, il nostro più profondo desiderio di amore, che il mondo con i suoi "cibi" non può soddisfare. Se digiuniamo in certi momenti non è per guadagnare meriti e rispettare dei precetti in maniera farisaica, ma per condividere con Dio e con il prossimo i nostri beni, il nostro affetto, il nostro tempo.
Dicendo qualche "no" a noi stessi, come l'apostolo Paolo, trattiamo un po' duramente il nostro corpo e il nostro spirito, esercitandoci non come chi corre senza mèta (1Cor 9,24-27), ma ben sapendo che lo scopo di ogni pratica ascetica è di fare spazio a Dio e ai fratelli nel nostro cuore.
Preghiera
La nostra anima ha fame e sete di te Signore. Guarda la nostra povertà e vieni a visitarci con la tua grazia. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona