Poiché tutto proviene dal cuore dolcissimo di Gesù, tu devi riferire a questo medesimo Cuore tutti i doni, le grazie, i benefici che sono stati accordati a te come a tutti gli uomini; devi farlo per la maggior gloria di Dio e il vantaggio della Chiesa, senza attribuirti assolutamente nulla di quanto avrai fatto di buono, senza compiacerti dei doni di Dio, in modo egoistico, ma rendendogli subito tutto ciò che ti dona e facendo tutto risalire alla sua origine, che è il Cuore di Gesù: e devi farlo soprattutto recitando il Gloria Patri e recitando i salmi e gli inni che si riferiscono alla gloria di Dio.
È ancora nel Cuore di Gesù che deporrai i tuoi peccati; mediante lui domanderai perdono e grazia, loderai e benedirai Dio, non solamente a nome tuo, ma per tutti coloro che ti sono stati affidati, per tutta la Chiesa cattolica, invocando dal fondo dell'abisso della tua miseria l'abisso delle misericordie di Dio.
(...) ti abbandonerai pienamente a lui, nel dolore come nella gioia; gli darai fiducia, ti aggrapperai a lui; abiterai nel suo cuore, mettendo ogni tua cura nel conservare l'unità dello spirito nel vincolo della pace, così che lui, a sua volta, si degni di fissare la sua dimora nel tuo cuore e, infine, ti riposerai e dormirai nel cuore di Gesù, perché i cuori di tutti i mortali ti inganneranno e ti abbandoneranno, ma il cuore fedelissimo di Gesù non ti ingannerà, non ti lascerà mai.
Domenico di Prussia (+ 1460), certosino
Domenico Helion nacque nel 1382 nella Prussia orientale da una modesta famiglia; dopo aver frequentato per qualche tempo l'Università di Cracovia ed aver trascorso una giovinezza errabonda e dissoluta, entrò nel 1407, a 25 anni, nella certosa di S. Alberto di Trier in Germania. Dal 1415 al 1421 fu vicario della nuova fondazione di Marienfloss a Sierk, in Lorena. Per due volte maestro dei novizi nella certosa di S. Michele a Magonza, finché nel 1440 tornò a Trier, dove fu vicario per cinque anni.
Ebbe molto da soffrire in tutta la sua esistenza, sia per gravi malattie da cui non guarì mai completamente, sia per acute prove interiori. Per la santità della sua vita e per i doni mistici di cui fu favorito era assai stimato, soprattutto dall'arcivescovo di Trier, Ottone di Ziegenhayn. Dopo una lunga malattia, pazientemente sopportata, morì a Trier il 21 dicembre 1460 all'età di 78 anni.
La spiritualità di Domenico è totalmente incentrata sull'umanità di Cristo e i suoi misteri, particolarmente quelli dell'infanzia e della Passione. Il vivo sentimento della sua impotenza e povertà spirituale che lo segnò fin dall'inizio della sua conversione, lo fece crescere nella fiducia verso Cristo, tanto da essere fra i pochi mistici medievali che attribuirono a Gesù il titolo di "Madre". Questa fiducia, che fu duramente messa alla prova da una tentazione di disperazione che durò 10 anni (1414-1424), lo portò a esplorare il mistero del Cuore di Cristo.
Il "puro amore" in cui si muove tutta la sua spiritualità rimane sempre segnato dal realismo e dalla discrezione, non ammettendo mai una indifferenza reale, nemmeno ipotetica, riguardo alla propria salvezza eterna. Un notevole posto occupa la Vergine nel pensiero spirituale di Domenico, da lui molto amata nell'infanzia e a cui egli attribuì la conversione.