Caterina è una figura spirituale emblematica del periodo rinascimentale. Nasce a Bologna l'8 settembre 1413, figlia di Giovanni de' Vigri dottore in legge al servizio di Nicolò III d'Este. Come consuetudine dell'epoca, Caterina a nove anni viene mandata alla corte estenese di Ferrara, come dama di compagnia di Margherita, figlia di Nicolò; quì viene cresciuta ed educata apprendendo le varie arti, la musica, la poesia, la miniatura. Nel 1426, forse stanca e delusa dalla vicissitudini della vita di corte, lascia gli Estensi per unirsi a un gruppo di donne animate dal desiderio di vivere radicalmente il vangelo nella vita comune e nella preghiera. Inizialmente orientate verso la regola di Agostino, esse però non professarono mai nessuna regola fino a quando presero la forma di piccolo nucleo francescano desideroso di vivere la regola primitiva di santa Chiara. Caterina professò la regola di Chiara nel 1432, nell'erigendo Monastero del Corpus Domini che papa Eugenio IV approverà con Bolla papale nel 1435.
Donna di profonda vita interiore, pittrice e musicista, letterata e scrittrice, Caterina fu per lungo tempo maestra delle novizie e proprio per loro sentì il dovere di mettere per iscritto i frutti della propria esperienza di fede, per aiutarle ad affrontare la lotta spirituale. Nei suoi scritti trapela la sapiente compaginazione di tutto ciò che Caterina ha ricevuto: conoscenza del mondo e dei suoi problemi, devotio moderna, insegnamenti della tradizione monastica e spiritualità francescana; ogni cosa è letta alla luce di quella che per la santa bolognese è l'arma principale della lotta spirituale: la familiarità con le Scritture.
Scelta nel 1456 come madre badessa per la fondazione di un nuovo Monastero a Bologna, Caterina fece ritorno nella città in cui era nata, dove visse gli ultimi sette anni di vita guidando le sorelle alla conoscenza dell'umiltà e della misericordia divine. Il suo corpo è conservato e venerato incorrotto nel santuario del Corpus Domini, adiacente all'omonimo monastero.
Tracce di lettura
Quando Dio per la sua clemenza si degnava di far visita alla mia mente, subito me ne accorgevo per questo segno infallibile e verace: cioè che egli era preceduto dalla santa aurora della sua umiltà la quale, entrando in me, immediatamente mi faceva abbassare il capo interiore ed esteriore, al punto che mi pareva d'esser la radice principale di tutte le colpe passate, presenti e future. E così, giudicandosi la mia mente cagione di qualunque difetto avesse riscontrato nelle sue vicine, io conservavo vero amore e dilezione nei loro riguardi. E allora sopraggiungeva il radiante sole e il fuoco cocente, il Cristo, e con l'umiltà ricevuta la mia anima si riposava in pace senza bisogno d'altro mezzo, tanto da poter dire:
«O alta nullità, il tuo agire è tanto forte
che apri tutte le porte ed entri all'infinito».
(Caterina da Bologna, Le sette armi spirituali )
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose