Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

giovedì 5 dicembre 2019

San Saba, Padre di monaci, tra vita eremitica e diplomazia

Il 5 dicembre la Chiesa cattolica d'Occidente, gli ortodossi e i Greco-Cattolici, i Maroniti e la Chiesa Malabarese celebrano la memoria di San Saba, Monaco.

Nasce suddito dell’Impero romano d’Oriente, in una famiglia di cristiani, che da ragazzo lo mettono agli studi nel monastero di Flavianae, presso Cesarea di Cappadocia (attuale Kayseri in Turchia). 
Ne esce con un’istruzione e con il desiderio di farsi monaco. Si scontra con i suoi, che invece vorrebbero avviarlo alla carriera militare. E la spunta allontanandosi.

Sui 18 anni arriva pellegrino in Terrasanta, facendo sempre tappa e soggiorno tra i monaci: quelli di vita comune, e anche gli anacoreti, nelle loro grotte o capanne. Trova una guida decisiva nel monaco Eutimio detto “il grande”: ha convertito molti arabi nomadi, è stato consigliere spirituale dell’imperatrice Eudossia (la moglie di Teodosio II) nella prima metà del secolo.

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San Saba (439-532)

Con Eutimio, Saba condivide la vita eremitica nei luoghi meno accoglienti: il deserto della Giordania, la regione del Mar Morto. Assiste poi fino all'ultimo questo suo maestro (morto intorno al 473) e si ritira più tardi verso Gerusalemme, andando a stabilirsi in una grotta nel vallone del Cedron. Qui, col tempo, si forma intorno a lui un’aggregazione monastica frequente in Palestina: la laura o lavra (“cammino stretto”, in greco), che è un misto di solitudine e di comunità, dove i monaci vivono isolati per cinque giorni della settimana, e si riuniscono poi il sabato e la domenica per la celebrazione eucaristica in comune. Vivono sotto la guida di un superiore, e dal gennaio fino alla Domenica delle palme sperimentano la solitudine totale in una regione desertica.

Insieme a lui, nel vallone, i monaci raggiungono il numero di 150, ma nuovi “villaggi” nascono in altre parti della Palestina, imitando il suo, che prende il nome di Grande Laura. Nel 492, Saba viene ordinato sacerdote,e il patriarca Elia di Gerusalemme lo nomina poi archimandrita, cioè capo di tutti gli anacoreti di Palestina.

Ma non è un capo dolce, Saba. Non fa sconti sulla disciplina e non tutti lo amano: tant'è che per qualche tempo lui si dovrà allontanare. E andrà a fondare un’altra laura a Gadara, presso il lago di Tiberiade. 

Poi il patriarca lo richiama, perché i monaci si sono moltiplicati: c'è bisogno della sua energia, per la disciplina e per la difesa della dottrina sulle due nature del Cristo, proclamata nel 451 dal Concilio di Calcedonia, e contrastata dalla teologia “monofisita”, che nel Signore ammetteva una sola natura.
Scontro teologico, con la politica di mezzo: c’è frattura a Costantinopoli tra l’imperatore Anastasio e il patriarca;e Saba accorre nella capitale, nel vano tentativo di riconciliarli.

Poi vi ritornerà altre volte. E l’ultima, nel 530 è per lui una fatica enorme: ha quasi novanta anni. Ma affronta il viaggio per difendere i palestinesi da una dura tassazione punitiva. La gente lo venera già da vivo come un santo.

E ancora da vivo gli si attribuisce un intervento miracoloso contro i danni di una durissima siccità. Canonizzato da subito, dunque. E sempre ricordato anche dal grande monastero che porta ilsuo nome: Mar Saba. È stato per lungo tempo centro di ascesi e di studio; ed esiste tuttora, dopo avere attraversato tempi di fioritura e di decadenza, di saccheggi e di devastazioni.

        Domenico Agasso