Lettura
Matteo 19,23-30
23 Gesù allora disse ai suoi discepoli: «In verità vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. 24 Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno dei cieli». 25 A queste parole i discepoli rimasero costernati e chiesero: «Chi si potrà dunque salvare?». 26 E Gesù, fissando su di loro lo sguardo, disse: «Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile».
27 Allora Pietro prendendo la parola disse: «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?». 28 E Gesù disse loro: «In verità vi dico: voi che mi avete seguito, nella nuova creazione, quando il Figlio dell'uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù di Israele. 29 Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna.
30 Molti dei primi saranno ultimi e gli ultimi i primi».
Commento
Nel pensiero giudaico il benessere terreno è considerato una benedizione di Dio, un premio per i giusti. Lo stesso Giobbe, che viene privato di tutto ciò che gli è più caro (i propri figli, i propri possedimenti, la propria salute) vede benedetti i suoi ultimi anni da Dio (Gb 41,12) e arrivando a centoquarant'anni, "morì vecchio e sazio di giorni" (Gb 42,17).
Eppure non mancano, anche nell'Antico Testamento, e in particolare nei Salmi, attestazioni di una particolare predilezione di Dio per i poveri e ammonizioni contro gli empi, i quali conducono una vita agiata e spensierata: "Ecco, questi sono gli empi: sempre tranquilli, ammassano ricchezze. Invano dunque ho conservato puro il mio cuore e ho lavato nell'innocenza le mie mani, poiché sono colpito tutto il giorno, e la mia pena si rinnova ogni mattina" (Sal 72,12-14); continua il salmista: "Riflettevo per comprendere: ma fu arduo agli occhi miei, finché non entrai nel santuario di Dio e compresi qual è la loro fine. Ecco, li poni in luoghi scivolosi, li fai precipitare in rovina" (Sal 72,16-18).
Non è la ricchezza di per sé a costituire un ostacolo alla salvezza, ma la cupidigia, l'attaccamento verso di essa. Anche pochi beni possono diventare un ostacolo per la salvezza, quando ci si attacca egoisticamente ad essi.
Eppure vi è qualcosa di intrinsecamente pericoloso nella ricchezza, quasi una sua proprietà in grado di accecare l'uomo e di lasciarne invischiate le mani nelle cose terrene. Quando il cuore del ricco si chiude verso il povero Lazzaro (Lc 16,19-31) l'esito è di perdere per sempre la propria anima. E cosa gioverà all'uomo guadagnare il mondo intero se perderà la propria anima? (Mc 8,36). Da qui il paradosso illustrato da Gesù: per chi si considera ricco perché abbonda dei beni di questo mondo e non riconosce la ricchezza infinitamente maggiore del regno dei cieli, è difficile entrare in quest'ultimo come per un cammello passare attraverso la cruna di un ago.
Gli apostoli rimangono sbigottiti di fronte a tale affermazione e si domandano chi, allora, potrà salvarsi. La risposta di Gesù esprime il primato della grazia. Solo Dio può agire sui cuori induriti, solo lui può ridonare la luce a coloro che sono accecati dalle ricchezze di questo mondo.
Ma cosa giova a coloro che hanno seguito il consiglio dato da Gesù al giovane ricco, di lasciare tutto per seguirlo? «Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne otterremo?» (v. 27) chiede Pietro a Gesù con la sua ruvida franchezza.
Gesù promette di donare il centuplo fin da questa vita e la vita eterna nel tempo della "rigenerazione". Se sapremo vivere con distacco il nostro rapporto con i beni terreni il nostro cuore sarà allietato dai doni dello Spirito. Condividendo ciò che ci fa sentire ricchi, al di fuori di ogni desiderio di appropriazione, scopriremo la gioia della comunione fraterna.
Le persecuzioni accompagneranno le benedizioni del Signore per i suoi fedeli (v. 30). Ma i problemi e le difficoltà incontrati nel mondo a causa del vangelo diverranno essi stessi fonte di benedizione, aiuto a maturare nella fede, come rami potati nella giusta stagione, per portare frutto più abbondante.
Preghiera
Donaci la grazia, Signore, di uno spirito pronto a sacrificare tutto per te, nella certezza della tua gratitudine verso chi ha scelto di seguirti per la causa del vangelo. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona