Lettura
Matteo 17,22-27
22 Mentre si trovavano insieme in Galilea, Gesù disse loro: «Il Figlio dell'uomo sta per esser consegnato nelle mani degli uomini 23 e lo uccideranno, ma il terzo giorno risorgerà». Ed essi furono molto rattristati.
24 Venuti a Cafarnao, si avvicinarono a Pietro gli esattori della tassa per il tempio e gli dissero: «Il vostro maestro non paga la tassa per il tempio?». 25 Rispose: «Sì». Mentre entrava in casa, Gesù lo prevenne dicendo: «Che cosa ti pare, Simone? I re di questa terra da chi riscuotono le tasse e i tributi? Dai propri figli o dagli altri?». 26 Rispose: «Dagli estranei». E Gesù: «Quindi i figli sono esenti. 27 Ma perché non si scandalizzino, va' al mare, getta l'amo e il primo pesce che viene prendilo, aprigli la bocca e vi troverai una moneta d'argento. Prendila e consegnala a loro per me e per te».
Commento
Gesù fa il secondo dei tre annunci relativi alla sua morte e risurrezione (cfr. Mt 16,21-23). L'espressione "sta per essere consegnato" (v. 22) si riferisce al tradimento da parte di Giuda, che lo consegnerà ai sacerdoti del tempio. La profonda tristezza dei discepoli (v. 23) indica che essi comprendono che Gesù sarà ucciso ma non il mistero della sua glorificazione finale.
Prima della distruzione del tempio di Gerusalemme ogni maschio dai venti anni in su doveva versare un contributo per il mantenimento del tempio e del suo culto sacrificale (cfr. Es 30,11-16; Ne 10,33). Gesù ha amato il tempio santificando in esso le festività giudaiche. La sua morte è manifestazione e anticipazione della distruzione del tempio e l'inaugurazione di una nuova epoca nella storia della salvezza, quando Dio sarà adorato "in spirito e verità" (Gv 4,23), nel Corpo mistico di Cristo, che è la sua Chiesa.
L'espressione "i re di questa terra" (v. 25), che ricorre frequentemente nei Salmi, nell'Apocalisse e nella letteratura apocalittica, ha valore peggiorativo ed è antitetica al titolo "re del cielo" attribuito a Dio.
Come i re non tassano i propri figli così Gesù - Figlio di Dio - e i discepoli - figli del regno - non sono obbligati a pagare la tassa del tempio (v. 27). Per evitare di dare scandalo a coloro che non riescono a comprendere il mistero che si cela in lui, Gesù accondiscende alla richiesta, versando la tassa per sé e per Pietro; colui che incarnandosi ha assunto la condizione di servo (Fil 2,7-8) offre un modello per la condotta di tutti i discepoli. Una moneta d'argento corrispondeva a un siclo; la tassa per il tempio, per i più poveri, era di mezzo siclo (corrispondente a circa due giornate di lavoro).
Gesù non consegna la tassa per mano di un angelo, ma chiede a Pietro, il pescatore, di andare a raccoglierla dalla bocca di un pesce. Cristo compie la sua volontà rendendoci partecipi secondo le nostre capacità, per essere liberi e obbedienti nell'amore.
Preghiera
Il tuo Spirito, Signore, ci illumini sul mistero del tuo dono per noi, affinché rinnovati nella nostra mente possiamo adorarti e obbedire ai tuoi comandamenti. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona