Lettura
Giovanni 8,1-11
1 Gesù si avviò allora verso il monte degli Ulivi. 2 Ma all'alba si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui ed egli, sedutosi, li ammaestrava. 3 Allora gli scribi e i farisei gli conducono una donna sorpresa in adulterio e, postala nel mezzo, 4 gli dicono: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. 5 Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». 6 Questo dicevano per metterlo alla prova e per avere di che accusarlo. Ma Gesù, chinatosi, si mise a scrivere col dito per terra. 7 E siccome insistevano nell'interrogarlo, alzò il capo e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, scagli per primo la pietra contro di lei». 8 E chinatosi di nuovo, scriveva per terra. 9 Ma quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani fino agli ultimi.
Rimase solo Gesù con la donna là in mezzo. 10 Alzatosi allora Gesù le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». 11 Ed essa rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù le disse: «Neanch'io ti condanno; va' e d'ora in poi non peccare più».
Commento
La legge mosaica (Lv 20,10; Dt 22,22) prescriveva la condanna a morte per l'adultera, mediante lapidazione se si trattava di una vergine fidanzata (Dt 22,23-24). Le prime pietre dovevano essere scagliate dai testimoni (Dt 17,7).
La trappola tesa a Gesù dagli scribi e dai farisei in questo episodio narrato dal Vangelo di Giovanni vuole spingerlo a formulare un giudizio di condanna sulla donna, per far venir meno la sua reputazione di predicatore compassionevole e accusarlo di usurpare la funzione di giudice, oppure un giudizio di assoluzione per accusarlo di violare la legge mosaica.
Gesù si china per scrivere per terra con un dito, così come Dio si chinò sul monte Sinai per scrivere con il suo dito le tavole della Legge. Con il suo atteggiamento Gesù si mostra sordo alla richiesta dei giudei di pronunciarsi in giudizio e scrivendo per terra è come se volesse prender tempo. Sembra invitarci così a non accusare i nostri fratelli davanti a Dio e a non pronunciare giudizi temerari.
Il Signore, che non vuole la morte del peccatore, ma che si converta e viva (Ez 33,11) lascia aperta la possibilità al perdono, non scrivendo i nostri peccati sulla pietra con stilo di ferro, ma sulla sabbia, dove può cancellarli con la sua mano misericordiosa.
Secondo il libro del Deuteronomio non potevano eseguire la condanna coloro che avevano partecipato allo stesso peccato. Gesù è l'unico che per la sua infinita purezza di cuore potrebbe scagliare la prima pietra. Così gli scribi e i farisei si allontanano ad uno ad uno, a cominciare dai più anziani, la cui coscienza aveva più peccati da rimproverare.
Gesù assolve l'adultera, ma le raccomanda anche di non peccare più. Non ci invita, dunque, ad abbandonare il senso del peccato, ma a rispondere all'amore di Dio con amore, per giungere alla piena maturità spirituale. Questo è il significato della conversione e della penitenza, un percorso di crescita interiore, risanati dalla grazia di Cristo.
Preghiera
La tua misericordia, Signore, ci renda tuoi imitatori, affinché possiamo essere pronti al perdono e camminare con i nostri fratelli e sorelle sulla via della santità. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona