Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

martedì 23 marzo 2021

Fermati 1 minuto. "Colui che mi ha mandato non mi ha lasciato solo"

Lettura

Giovanni 8,21-30

21 Di nuovo Gesù disse loro: «Io vado e voi mi cercherete, ma morirete nel vostro peccato. Dove vado io, voi non potete venire». 22 Dicevano allora i Giudei: «Forse si ucciderà, dal momento che dice: Dove vado io, voi non potete venire?». 23 E diceva loro: «Voi siete di quaggiù, io sono di lassù; voi siete di questo mondo, io non sono di questo mondo. 24 Vi ho detto che morirete nei vostri peccati; se infatti non credete che io sono, morirete nei vostri peccati». 25 Gli dissero allora: «Tu chi sei?». Gesù disse loro: «Proprio ciò che vi dico. 26 Avrei molte cose da dire e da giudicare sul vostro conto; ma colui che mi ha mandato è veritiero, ed io dico al mondo le cose che ho udito da lui». 27 Non capirono che egli parlava loro del Padre. 28 Disse allora Gesù: «Quando avrete innalzato il Figlio dell'uomo, allora saprete che Io Sono e non faccio nulla da me stesso, ma come mi ha insegnato il Padre, così io parlo. 29 Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo, perché io faccio sempre le cose che gli sono gradite». 30 A queste sue parole, molti credettero in lui.

Commento

Nessuno può dimorare con Gesù senza la fede nella sua passione e risurrezione. Gesù va incontro alla croce consapevolmente e depone liberamente la sua vita (Gv 10,18), ma lungi dal rappresentare un suicidio la sua morte, con le braccia distese tra terra e cielo, sarà il segno definitivo del suo amore per l'umanità. 

Il mistero del sacrificio di Gesù è la porta per addentrarci nel cuore del Redentore, nella natura intima di Dio, che è amore incondizionato. La sua resa sulla croce non è una sconfitta ma la parola definitiva con la quale ci rivela il volto misericordioso di Dio. Una parola che non è frutto di umani ragionamenti, perché come afferma Paolo "la parola della croce è stoltezza per quelli cha vanno in perdizione, ma per quelli che si salvano, per noi, è potenza di Dio" (1 Cor 1,18). 

Gesù utilizza l'espressione "Io sono" (gr. ego eimi) secondo l'uso che ne viene fatto nell'Antico testamento per l'auto-identificazione di Dio, in particolare nel libro dell'Esodo (Es 3,14) e di Isaia (Is 40-55), dichiarando così la propria natura divina. I giudei che rifiutano Cristo mostrano la loro ignoranza, avendo egli portato numerose prove sulla sua identità fin dall'inizio del proprio ministero. Molti giudei, tuttavia, crederanno a Gesù dopo la sua morte, realizzando che coloro che avevano rifiutato era il Messia promesso (At 2,36.37.41). 

Gesù è colui che ha parlato dall'inizio di tutte le Scritture, come mediatore dell'alleanza divina e anche colui del quale tutte le Scritture parlano, come egli stesso rivelerà ai discepoli sulla via di Emmaus (Lc 24,27). Chi non crede si priva della comprensione di quell'orizzonte di luce che oltrepassa la sofferenza e la morte. 

"Colui che mi ha mandato è con me e non mi ha lasciato solo" (v. 29): all'udire queste parole del Signore molti giudei credettero. La fede ci fa scoprire che anche la nostra esistenza non è abbandonata a se stessa ma è abitata da una presenza di amore. Il nome divino "Io sono", che Gesù fa proprio, esprime la fedeltà di Dio nonostante l'infedeltà degli uomini e il suo favore per mille generazioni.

Preghiera

Apri i nostri occhi, Signore, alla comprensione del tuo mistero di salvezza, affinché possiamo vivere in comunione con te, fonte inesauribile di amore. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona