Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

mercoledì 3 marzo 2021

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Lettura

Matteo 20,17-28

17 Mentre saliva a Gerusalemme, Gesù prese in disparte i dodici e lungo la via disse loro: 18 «Ecco, noi stiamo salendo a Gerusalemme e il Figlio dell'uomo sarà consegnato ai sommi sacerdoti e agli scribi, che lo condanneranno a morte 19 e lo consegneranno ai pagani perché sia schernito e flagellato e crocifisso; ma il terzo giorno risusciterà».
20 Allora gli si avvicinò la madre dei figli di Zebedèo con i suoi figli, e si prostrò per chiedergli qualcosa. 21 Egli le disse: «Che cosa vuoi?». Gli rispose: «Di' che questi miei figli siedano uno alla tua destra e uno alla tua sinistra nel tuo regno». 22 Rispose Gesù: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io sto per bere?». Gli dicono: «Lo possiamo». 23 Ed egli soggiunse: «Il mio calice lo berrete; però non sta a me concedere che vi sediate alla mia destra o alla mia sinistra, ma è per coloro per i quali è stato preparato dal Padre mio».
24 Gli altri dieci, udito questo, si sdegnarono con i due fratelli; 25 ma Gesù, chiamatili a sé, disse: «I capi delle nazioni, voi lo sapete, dominano su di esse e i grandi esercitano su di esse il potere. 26 Non così dovrà essere tra voi; ma colui che vorrà diventare grande tra voi, si farà vostro servo, 27 e colui che vorrà essere il primo tra voi, si farà vostro schiavo; 28 appunto come il Figlio dell'uomo, che non è venuto per essere servito, ma per servire e dare la sua vita in riscatto per molti».

Commento

Dirigendosi verso Gerusalemme per l'ultima volta Gesù intraprende il suo viaggio verso la croce. Per la terza volta parla ai suoi discepoli della sua passione. Pietro, Giacomo e Giovanni lo avevano sentito discutere di essa anche con Mosè ed Elia, durante la trasfigurazione. L'annuncio è una verità dura da comprendere e non viene rivolto alle folle, ma soltanto a coloro che lo seguono da vicino. 

L'incomprensione si fa subito manifesta nella richiesta di Salome, madre dei figli di Zebedeo: Giacomo e Giovanni. Questi desiderano regnare con Cristo, ma ciò comporta l'estremo dono di sé. Il calice di cui parla Gesù è metaforicamente, il destino stabilito da Dio, sia esso di benedizione o di giudizio. Qui si riferisce alla sua passione e alla sua morte. 

Se Giacomo e Giovanni hanno frainteso la missione del Figlio venuto per servire, gli altri discepoli, gelosi della loro richiesta, non sono da meno. Ma i modelli politici del potere temporale non si accordano con le esigenze del regno dei cieli. Volontà di dominio e prevaricazione dovranno essere bandite dalla Chiesa di Cristo. I credenti sono chiamati a servire e donare se stessi per gli altri, sull'esempio di Gesù; proprio in questo l'esistenza acquisisce pienezza di senso. Quando sembrerà che ci stiamo privando della nostra vita sarà proprio allora che la troveremo (Mt 16,25). 

Il riscatto pagato da Gesù, rappresenta il suo sacrificio sostitutivo che ottiene la vita eterna a coloro che sono schiavi del peccato. Soffrendo per mano dei giudei e dei gentili, egli riconcilierà entrambi con la sua croce. La salvezza non esclude nessuno, come potrebbe fare pensare la parola "molti" (gr. pollon), da intendere come un semitismo (cfr. Is 53,12) per rappresentare l'intera comunità che trae beneficio dal servizio di uno. 

La sofferenza di Gesù non è solo un atto di soddisfazione vicaria dei nostri peccati. Il suo dare la vita "per molti" costituisce anche una teofania dell'intima natura di Dio. Dio non è soltanto l'Essere ("Io sono colui che sono"; Es 3,14), ma è l'"Essere per": Dio si dona all'uomo, nell'incarnazione del Figlio, il quale "abita" la nostra umanità fino alla sofferenza e alla morte. Ma rivelandosi come dono Dio chiama anche l'uomo, creato a sua immagine e somiglianza, a farsi egli stesso relazione. Alla luce degli eventi pasquali della morte e risurrezione di Cristo l'apostolo Giovanni comprenderà questa verità ultima, ben espressa nella sua prima lettera: "Noi abbiamo riconosciuto e creduto all'amore che Dio ha per noi. Dio è amore" (1 Gv 4,16).

Preghiera

Donaci, Signore, lo spirito per accettare le sofferenze del momento presente, consapevoli che non sono paragonabili alla gloria futura che hai preparato per noi; affinché possiamo testimoniare con coraggio il tuo nome. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona