Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

venerdì 26 marzo 2021

Fermati 1 minuto. Sappiate e conosciate

Lettura

Giovanni 10,31-42

31 I Giudei portarono di nuovo delle pietre per lapidarlo. 32 Gesù rispose loro: «Vi ho fatto vedere molte opere buone da parte del Padre mio; per quale di esse mi volete lapidare?». 33 Gli risposero i Giudei: «Non ti lapidiamo per un'opera buona, ma per la bestemmia e perché tu, che sei uomo, ti fai Dio». 34 Rispose loro Gesù: «Non è forse scritto nella vostra Legge: Io ho detto: voi siete dèi? 35 Ora, se essa ha chiamato dèi coloro ai quali fu rivolta la parola di Dio (e la Scrittura non può essere annullata), 36 a colui che il Padre ha consacrato e mandato nel mondo, voi dite: Tu bestemmi, perché ho detto: Sono Figlio di Dio? 37 Se non compio le opere del Padre mio, non credetemi; 38 ma se le compio, anche se non volete credere a me, credete almeno alle opere, perché sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre». 39 Cercavano allora di prenderlo di nuovo, ma egli sfuggì dalle loro mani.
40 Ritornò quindi al di là del Giordano, nel luogo dove prima Giovanni battezzava, e qui si fermò. 41 Molti andarono da lui e dicevano: «Giovanni non ha fatto nessun segno, ma tutto quello che Giovanni ha detto di costui era vero». 42 E in quel luogo molti credettero in lui.

Commento

La passione di Gesù si avvicina e il Vangelo di Giovanni illustra in uno scontro con i giudei increduli la sentenza che porterà alla sua condanna a morte. L'accusa che gli muovono è di farsi come Dio, commettendo, a loro giudizio, il più grande dei peccati, quello compiuto dai progenitori nell'Eden (Gn 3,5). 

Nella sua difesa contro i giudei, che per la terza volta cercano di lapidarlo, Gesù cita il Salmo 82; in esso i giudici iniqui sono chiamati "dèi" perché Dio ha assegnato loro la responsabilità di parlare per suo conto. Quanto più Gesù, che compie le stesse opere del Padre e che è a lui fedele, potrà essere chiamato "Figlio di Dio". 

Per aver fede in Gesù occorre aprire gli occhi e la mente alla contemplazione delle opere che manifestano la magnificenza e la misericordia di Dio. Quando acquisiamo familiarità con Cristo e ne facciamo esperienza riconosciamo tutto ciò che le Scritture affermano di lui. Crediamo per comprendere e comprendiamo per credere (Agostino d'Ippona). La fede non è un salto nel buio, ma la progressione nella conoscenza esperienziale di Dio: "sappiate e conosciate che il Padre è in me e io nel Padre" (v. 38). 

Gli avversari di Gesù credono di trovare nelle Scritture le ragioni per condannarlo, ma chi si avvicina ad esse con fede riconosce che esse parlano di lui: "Se credeste infatti a Mosè, credereste anche a me; perché di me egli ha scritto" (Gv 5,46). 

Spostandosi verso la Perea, nel luogo dove Giovanni battezzava, Gesù conclude il suo ministero, prima della crocifissione, dove è iniziato. Di lì a poco morirà per continuare a dire la verità su se stesso, sigillando sulla croce l'affermazione della propria identità, riconosciuta con stupore dal centurione pagano: "Davvero costui era Figlio di Dio!" (Mt 27,54).

Preghiera

Apri le nostre orecchie, Signore, all'ascolto della tua parola, e i nostri occhi alle meraviglie della tua grazia; affinchè possiamo conoscerti e farti conoscere agli uomini. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona