Lettura
Matteo 10,17-22
17 Guardatevi dagli uomini, perché vi consegneranno ai loro tribunali e vi flagelleranno nelle loro sinagoghe; 18 e sarete condotti davanti ai governatori e ai re per causa mia, per dare testimonianza a loro e ai pagani. 19 E quando vi consegneranno nelle loro mani, non preoccupatevi di come o di che cosa dovrete dire, perché vi sarà suggerito in quel momento ciò che dovrete dire: 20 non siete infatti voi a parlare, ma è lo Spirito del Padre vostro che parla in voi. 21 Il fratello darà a morte il fratello e il padre il figlio, e i figli insorgeranno contro i genitori e li faranno morire. 22 E sarete odiati da tutti a causa del mio nome; ma chi persevererà sino alla fine sarà salvato.
Commento
Il tempo che ci separa dalla parusìa (dal ritorno di Cristo) è il tempo della prova e della testimonianza. Gesù profetizza ai suoi discepoli le difficoltà che incontreranno nel loro ministero e come dovranno comportarsi davanti agli oppositori. I predicatori del vangelo, infatti, non siederanno come principi sui troni delle nazioni ma saranno odiati dal mondo. Gesù, venuto come "segno di contraddizione" (Lc 2,34) sarà testimoniato (questo il significato del termine martirio) tra sofferenze e fatiche.
Vi è un legame tra il mistero della culla, la profezia di Simeone durante la presentazione del piccolo Gesù al tempio, e il mistero della croce. Gesù preannuncia una ostilità al vangelo che comincerà nello stesso ambiente religioso in cui sono inseriti i primi cristiani - le sinagoghe - fino ai più alti vertici di chi comanda sulla terra - "governatori e re" (v. 18) e recidendo come una spada gli stessi legami familiari - "il fratello darà a morte il fratello" (v. 21).
Anche oggi chi fa propri gli insegnamenti di Cristo si ritroverà inevitabilmente ad andare controcorrente e a incontrare resistenza nel suo stesso ambiente religioso, in famiglia e nella cultura dominante. Gesù invita i suoi discepoli a non confidare in se stessi e promette il dono dello Spirito santo, che parlerà in loro (v. 20). Le Scritture, ispirate da Dio, ci daranno gli strumenti per rispondere al biasimo del mondo, ma lo stesso Spirito che parla in esse porrà sulla nostra lingua le parole per rendere ragione della speranza che è in noi (1 Pt 3,15). "Chi semina nel pianto mieterà nella gioia" (Sal 126,5), afferma il Salmista.
Alla fine del II secolo Tertulliano scrive nel suo Apologeticum che "il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani". Dai tempi del primo martire Stefano ne è corso di sangue sulla terra. Ancora oggi sono milioni i cristiani perseguitati nel mondo, spesso dimenticati dagli stessi credenti che possono professare una fede tiepida in luoghi meno ostili. Eppure non mancano segni di intolleranza al cristianesimo anche nei paesi più "liberali", spesso ammantata da uno spirito che vede nella Bibbia una pietra d'inciampo (Rm 9,32). Ma la parola di Dio può restare fedele a se stessa pur mettendosi in dialogo con gli sviluppi della scienza, della cultura e della società. Essa infatti non è lettera morta, ma parola vivente, Spirito e vita (Gv 6,63).
Siamo allora chiamati a evitare facili fughe in avanti o all'indietro, chiudendoci nel recinto confortevole del progressismo o del conservatorismo di maniera, ma piuttosto a una testimonianza radicale, proprio perché capace di scendere fino alle radici delle questioni del nostro tempo. Solo attraverso una ricerca sofferta della Verità potremo contemplare i cieli aperti e il Figlio dell'uomo che sta alla destra di Dio (At 7,56).
Preghiera
Signore Gesù Cristo, noi siamo nel mondo come pecore in mezzo ai lupi; tu che ci hai riscattato con il tuo sangue donaci la forza di seguirti con coraggio, fedeli alla tua parola. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona