La notte del 7 aprile 1925 cessa di battere il cuore malato di Tichon, patriarca di Mosca e di tutta la Russia. È l'epilogo di una vicenda umana tragica e straordinaria nello stesso tempo.
Figlio di un parroco di provincia, Vasilij Bellavin nacque nel 1865 a Toropec, nei, pressi di Pskov. Dopo gli studi, dovendo scegliere tra il matrimonio e la vita monastica prima dell'ordinazione presbiterale, optò per la seconda assumendo il nome di Tichon.
Uomo di grandi doti umane, Tichon fu consacrato vescovo di Lublino a soli 32 anni. A Lublino, come in tutte le sedi in cui eserciterà il ministero episcopale, egli fu uomo di ascolto e di grande equilibrio, capace di dialogare con cattolici e protestanti, fino a desiderare e progettare cammini di unità, che con la chiesa anglicana giungerà molto prossima al compimento.Costretto dalla potente influenza di un'igumena locale ad abbandonare la diocesi di Lublino, Tichon fu mandato come vescovo nella missione ortodossa d'America. In America egli poté esprimere tutta la sua larghezza d'animo, divenendo riferimento di tutti gli ortodossi del Nuovo continente e gettando le basi per un'unica chiesa ortodossa americana, che mai sarà realizzata.
Trasferito nel 1907 a Vilnius, poi a Jaroslavl', nel 1917 divenne metropolita di Mosca e presiedette il Concilio della Chiesa russa, che ripristinò il titolo di patriarca, conferendolo allo stesso Tichon nel dicembre di quel medesimo anno.
Benché si fosse tenuto al di fuori della politica e cercasse unicamente di confortare i fedeli santificando con la sua intercessione una chiesa ormai votata al martirio, il suo fu un lento calvario. Deposto nel 1923, arrestato, confinato e recluso, Tichon seppe illuminare con la luce interiore del suo cuore l'estrema solitudine dei cristiani russi, ponendo così un segno di quella speranza escatologica che costituisce da sempre l'anima più vera del cristianesimo russo.
Tracce di lettura
Figli miei! Anche se ad altri sembrerà debolezza questa santa mitezza della chiesa, questi nostri appelli alla paziente sopportazione dell'inimicizia contro i cristiani e della cattiveria, questa contrapposizione degli ideali cristiani alle prove, e alla normale inclinazione umana ai beni della terra e alle comodità della vita mondana; e anche se alla mentalità mondana sembrerà «insopportabile» e «crudele» la gioia che trova la sua sorgente nella sofferenza a causa di Cristo, noi preghiamo voi, per tutti i nostri figli ortodossi, di non abbandonare questa disposizione cristiana, l'unica che porta alla salvezza; di non deviare dal cammino della croce, che Dio ci ha mandato dall'alto, per il cammino mondano della violenza e della vendetta. Non adombrate questa vostra eroica saldezza cristiana con il ritorno a un'idea della difesa del bene ecclesiale, che svilirebbe la chiesa e abbasserebbe voi al livello delle azioni di coloro che la bestemmiano. Signore, proteggi la nostra Russia ortodossa da un tale orrore! (Tichon di Mosca, Lettere ai fedeli )
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose
Tichon di Mosca (1865-1925) |