Lettura
Luca 11,1-4
1 Un giorno Gesù si trovava in un luogo a pregare e quando ebbe finito uno dei discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». 2 Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
Padre, sia santificato il tuo nome,
venga il tuo regno;
3 dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
4 e perdonaci i nostri peccati,
perché anche noi perdoniamo ad ogni nostro debitore,
e non ci indurre in tentazione».
Commento
Era di uso comune, nel mondo giudaico antico, che i rabbini componessero delle preghiere da recitare per i propri discepoli; non sorprende dunque la domanda fatta dai discepoli a Gesù e il richiamo a Giovanni Battista e ai suoi seguaci.
Avendo visto Gesù molte volte pregare in disparte, i discepoli mostrano la loro umiltà, riconoscendosi bisognosi di imparare a pregare. Anche noi spesso non sappiamo bene come rivolgerci a Dio: meglio recitare alcuni salmi? Oppure sostare in un silenzio contemplativo? O ancora utilizzare tante preghiere "prefabbricate" dagli uomini, piuttosto che optare per la spontaneità di quel che il nostro cuore mette sulle nostre labbra in un dato momento?
Gesù non entra in questi dettagli, relativi alle "tecniche" di preghiera; ma nel Padre nostro offre una sintesi dei contenuti che deve possedere la nostra orazione e dell'atteggiamento che dobbiamo avere davanti a Dio mentre preghiamo. Non a caso l'evangelista Matteo trasmette il Padre nostro al termine del discorso della montagna - grande sintesi dottrinale del vangelo - mentre Luca lo pone in un momento in cui Gesù si trova in disparte con i suoi discepoli.
Il Padre nostro è il nucleo centrale di tutto l'evangelo. Innanzitutto ci insegna a rivolgerci a Dio in modo filiale, non come a un tiranno o come a un padre-padrone, ma come a un padre amorevole quale è quello, ad esempio, che troviamo rappresentato nella parabola del figliol prodigo. Un padre che fa splendere il sole suoi buoni e sui malvagi, perché non desidera che il peccatore perisca, ma che si converta e viva (Ez 33,11).
Per questo santifichiamo il suo nome, ovvero il suo modo amorevole di "essere-con-noi" sebbene "nei cieli". Con questa espressione, che manca nella versione di Luca, è indicata la patria in cui siamo chiamati a fare ritorno, proprio come il figliol prodigo e come indicato dall'apostolo Paolo: "Sappiamo infatti che, quando sarà distrutta la nostra dimora terrena, che è come una tenda, riceveremo da Dio un'abitazione, una dimora non costruita da mani d'uomo, eterna, nei cieli" (2 Cor 5,1).
Gesù ci esorta poi a invocare il Regno di Dio, ovvero la restaurazione del mondo, che ora geme nel peccato e nella sofferenza.
Il pane che chiediamo è per l'oggi. Gesù ci insegna a non preoccuparci troppo del domani «perché il domani avrà già le sue inquietudini. A ciascun giorno basta la sua pena» (Mt 6,34).
I peccati poi chiediamo che ci vengano perdonati perché noi li perdoniamo ai nostri debitori; Gesù insegna: «Se voi infatti perdonerete agli uomini le loro colpe, il Padre vostro celeste perdonerà anche a voi; ma se voi non perdonerete agli uomini, neppure il Padre vostro perdonerà le vostre colpe» (Mt 6,14-15).
E infine chiediamo di essere liberati dalla tentazione; come ancora esorterà a fare Gesù nel giardino degli ulivi, prima dello "scandalo" della sua Passione: «Vegliate e pregate, per non cadere in tentazione. Lo spirito è pronto, ma la carne è debole» (Mt 26,41).
Nella versione del Padre nostro riportata da Matteo troviamo in conclusione la richiesta di essere liberati dal maligno, perché come ammonisce Pietro nella sua prima lettera: «Il vostro nemico, il diavolo, come leone ruggente va in giro, cercando chi divorare. Resistetegli saldi nella fede» (1 Pt 5,8-9).
Anche noi siamo chiamati a metterci alla "scuola di preghiera" di Gesù, pregando con parole conformi al messaggio evangelico e, in modo particolare, con quelle che Gesù stesso ci ha insegnato.
Preghiera
Signore, noi siamo consapevoli di dover imparare a pregare; ci mettiamo alla tua scuola, riconoscendoti come maestro e unico mediatore presso il Padre. Amen.
- Rev. Dr. Luca Vona