Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 5 ottobre 2020

Fermati 1 minuto. Chiamati ad essere prossimo

Lettura

Luca 10,25-37

25 Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?». 26 Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?». 27 Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso». 28 E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai». 29 Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?». 30 Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto. 31 Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte. 32 Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre. 33 Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione. 34 Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui. 35 Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno. 36 Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?». 37 Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: «Va' e anche tu fa' lo stesso».

Commento

La parabola del buon samaritano ci insegna che né la conoscenza della legge né il culto liturgico sono sufficienti per ottenere la salvezza: è infatti necessario passare dal "discorso su Dio" e dall'adorazione di Dio alla concreta pratica di vita, mettendo a frutto i talenti che egli ci ha dato: quei talenti che il samaritano compassionevole lascia all'albergatore affinché si prenda cura dell'uomo ferito.

Se per i dottori della legge il "prossimo" era colui che apparteneva a Israele o lo straniero che abitava tra gli ebrei, insomma il prossimo era colui che si trovava "vicino" ad Israele, Gesù ribalta questa impostazione teologica, affermando che prossimo deve essere ogni credente verso chi ha bisogno, a prescindere dalla su etnìa, religione e cultura: infatti sull'identità dell'uomo ferito non ci viene detto nulla. In tale ottica anche un samaritano, che era considerato dagli ebrei un eretico idolatra, può diventare con la sua compassione prossimo di chi è nel bisogno, prossimo dell'uomo che è immagine di Dio, adempiendo il grande comandamento: «Amerai il Signore Dio tuo... e il prossimo tuo...».

Chi, se non, Cristo stesso, è colui che senza badare a chi siamo, cosa ci meritiamo, si prende cura delle nostre ferite? Sul suo esempio siamo chiamati a passare dal "cosa c'è scritto" della legge al "fa'" del suo comandamento. Non perché siamo capaci, da noi stessi, di compiere opere tali da meritarci la nostra giustificazione; ma perché la sua grazia ci dona i talenti per farle.

Al contempo siamo anche il locandiere, al quale il Signore chiede di prendersi cura di colui che è nel bisogno, pagandogli i due denari e promettendogli di rifondere al suo ritorno il "di più" che spenderà. La Chiesa è chiamata ad essere luogo di compassione e misericordia.

Preghieria

Signore Gesù Cristo, che purifichi le ferite dela nostra anima con il tuo sangue e ci ridoni vigore con l'olio della tua grazia, fa' che siamo sempre solleciti verso coloro che sono nella necessità. Amen.

- Rev. Dr. Luca Vona