Gregorio nacque a Roma nel 540. Avviato a una brillante carriera politica, egli giunse a ricoprire, poco più che trentenne, la carica di prefetto della città. Ma, attratto dal desiderio di una più grande intimità con il Signore, abbandonò presto il prestigioso incarico per dare vita sul colle Celio al piccolo monastero di Sant'Andrea, di cui non vorrà mai assumere la carica di abate per poter servire Dio in umile obbedienza. Essendo tuttavia note le sue grandi qualità umane e spirituali, Gregorio fu nominato ambasciatore del papa a Costantinopoli. Anche nella capitale dell'impero d'oriente egli portò con sé un drappello di monaci con cui condividere l'ascolto e la meditazione quotidiana delle Scritture.
Gregorio Magno (540-604) |
Eletto papa alla morte di Pelagio II, Gregorio accettò come unico titolo quello di «servo dei servi di Dio», continuando a vivere, pur in mezzo ai molteplici impegni del suo nuovo ministero, con cuore semplice e povero di monaco, e servendo anzitutto gli ultimi della sua diocesi.
Vivendo in un periodo di transizione, in cui gli parve spesso di intravvedere i segni della fine imminente della storia, egli seppe far fronte con discernimento ai grandi mutamenti epocali del suo tempo, riconoscendo il ruolo emergente dei popoli barbarici e preoccupandosi di favorire il loro incontro con il vangelo, di cui rimase fino alla fine un instancabile annunciatore.
Innamorato della parola di Dio, Gregorio traspose nei suoi scritti la ricchezza della lectio divina personale e il suo amore per il monachesimo. Dobbiamo a lui l'unica biografia antica di san Benedetto, che avrà larga eco in tutto l'occidente. Gregorio morì a Roma nel 604.
Tracce di lettura
La comunità di fede è criterio ermeneutico della parola di Dio. «Spesso molte cose che nella santa Scrittura da solo non riuscivo a comprendere -dirà con coraggio Gregorio ai suoi fratelli - le ho capite quando mi sono trovato in mezzo ai miei fratelli. A seguito di questa conoscenza ho cercato di comprendere anche per merito di chi mi era stata data tale intelligenza». Ma ciò che sarà più sorprendente nel pensiero di Gregorio, è che ogni membro del popolo di Dio, se obbedisce alla Parola, è «organo di verità» per i suoi fratelli nella fede. «Quanti infatti ripieni di fede ci sforziamo di far risuonare Dio, siamo organi della verità; ed è in potere della verità che essa si manifesti per mio mezzo agli altri o che per gli altri giunga a me». Ma tale umile discrezione di Gregorio nei confronti dell'azione dello Spirito e della Parola ci cui obbedisce genera un modello di presidenza ecclesiale che si esprime con la formula: «Gregorio, servo dei servi di Dio».
(Benedetto Calati)
- Dal Martirologio ecumenico della Comunità monastica di Bose