Il Rev. Dr. Luca Vona
Un evangelico nel Deserto

Ministro della Christian Universalist Association

lunedì 21 settembre 2020

Fermati 1 minuto. Gesù medico e medicina per le nostre anime

Lettura

Matteo 9,9-13

9 Andando via di là, Gesù vide un uomo, seduto al banco delle imposte, chiamato Matteo, e gli disse: «Seguimi». Ed egli si alzò e lo seguì. 10 Mentre Gesù sedeva a mensa in casa, sopraggiunsero molti pubblicani e peccatori e si misero a tavola con lui e con i discepoli. 11 Vedendo ciò, i farisei dicevano ai suoi discepoli: «Perché il vostro maestro mangia insieme ai pubblicani e ai peccatori?». 12 Gesù li udì e disse: «Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati. 13 Andate dunque e imparate che cosa significhi: Misericordia io voglio e non sacrificio. Infatti non sono venuto a chiamare i giusti, ma i peccatori».

Commento

Tra le persone più disprezzate nella società ebraica ai tempi di Gesù vi erano gli esattori delle imposte, perché non solo trattenevano per sé parte delle somme riscosse, ma lavoravano direttamente per i dominatori romani. 

Gesù chiama Matteo (Marco e Luca si riferiscono a questo pubblicano con il nome Levi) mentre egli è ancora nel peccato. Quella pronunciata da Gesù è un'unica parola, declinata all'imperativo: «Seguimi». La risposta di Matteo è istantanea, "si alzò e lo seguì". Non c'è alcun artificio retorico nella chiamata di Gesù: una sola parola è capace di persuadere e di trasformare la realtà, come vediamo in molte sue guarigioni, liberazioni da demoni e nei miracoli di resurrezione (Lazzaro e la figlia di Giairo). 

La sua parola è parola efficace. La risposta del vero discepolo è altresì incondizionata: Matteo non discute né se ne va rattristato come il giovane che aveva chiesto a Gesù cosa avrebbe dovuto fare per ottenere la vita eterna ma non se la sentiva di dare via le proprie ricchezze (Mt 19,22). Forse Matteo aveva ascoltato la predicazione del Battista o aveva sentito parlare di Gesù, ma quando questi passa di persona davanti a lui e lo chiama egli resta immediatamente affascinato. 

Segue nel Vangelo l'immagine del banchetto, probabilmente preparato a casa di Matteo stesso, insieme ad altri pubblicani. Il banchetto nell'antico oriente era simbolo di una condivisione d'animi profonda tra i commensali. Per questo i farisei mormorano e si scandalizzano per la familiarità che Gesù mostra verso i peccatori. E qui il Signore definisce il peccato come una malattia, una realtà che non può essere semplicemente condannata ma che va guarita; e implicitamente presenta se stesso come medico e medicina. 

A noi chiede un atteggimento simile, richiamando le parole del profeta Osea: "misericordia io voglio e non sacrificio" (Os 6,6). Il banchetto che segue la conversione di Matteo rammenta quello che segue il ritorno del figliol prodigo nella parabola a lui dedicata. Gesù ha promesso per chi lo ama di cenare con lui (Ap 3,20) e prendere dimora presso di lui (Gv 14,23); la sua parola catturerà il nostro cuore oppure lo troverà chiuso alla sua misericordia?

Preghiera

Signore Gesù Cristo che ci hai chiamato dalla morte del peccato alla vita nella grazia, concedici di gioire con te e di condividere con ogni uomo il dono della tua salvezza. Amen

- Rev. Dr. Luca Vona